Carenza medici. Fismu: “Vengono al pettine tutti gli errori del Decreto Calabria”
Per il sindacato “la montagna ha partorito il solito topolino. Problemi irrisolti. Le Regioni e il decreto Calabria concorrono in questa grave situazione. Al nuovo ministro chiediamo una netta inversione di rotta. Riforma urgente del sistema di formazione e accesso”
27 SET - Dopo il piano previsto dalle Regioni sulla formazione dei futuri medici, arriva la dura presa di posizione della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu. Per
Dario Calì, “le regioni hanno ottemperato alle direttive del decreto Calabria, e sono venuti al pettine tutti i nodi di un provvedimento che prometteva, invano, di risolvere gran parte della carenza di organico in continuità assistenziale e contenere il problema dell’imbuto formativo. La montagna, infatti, ha partorito il topolino: il risultato di questo decreto pare risibile, ben lontano dalle millantate aspettative dell’ex ministro Grillo che tanto teneva alla formazione. Insomma un flop”.
“Il decreto - spiega - doveva garantire , per esempio, ul'accesso in sovrannumero al corso di formazione in MMG ai medici con almeno 2 anni di servizio anche non consecutivo ma le regioni hanno contingentato un numero di posti assolutamente ridicolo. Si parla infatti di 666 posti in tutta Italia, numero che non coprirebbe neanche gli eventuali esclusi dalla specializzazione tra i neo laureati”.
“Riteniamo - conclude Calì - che l’esperimento del decreto Calabria sia un fallimento, è ora di cambiare marcia e trovare alternative serie alla formazione “classica”, appannaggio esclusivo dell’università e di alcune sigle sindacali che hanno tutto l’interesse di mantenere lo status quo, senza pensare al benessere dei cittadini e al futuro dei giovani medici pur di mantenere un pezzetto di potere. È ora che il governo pensi a porre rimedio a una situazione annosa, non risolvibile con piccoli provvedimenti, ma ripensando a una rete formativa più estesa ed efficiente. Siamo disponibili al confronto con i ministeri competenti, chiediamo che intervengano con decisione mettendo ordine in una babele di proposte di un regionalismo confusionario e inconcludente prima che il problema dell’imbuto formativo raggiunga il punto di non ritorno”.
27 settembre 2019
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