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Odontoiatria. Ancod: “Dibattito politico minaccia 17.000 posti di lavoro nel settore”


Le preoccupazioni dell'Associazione dei centri odontoiatrici riguardano in particolare, sia gli emendamenti al decreto fiscale, dichiarati inammissibili, che puntavano ad introdurre una sanzione amministrativa pecuniaria di minimo 50.000 euro in caso di violazione delle disposizioni sulla pubblicità sanitaria, e un vincolo di iscrizione del Direttore Sanitario all’albo; sia la mozione 1-00273 approvata alla Camera che prevede che l’attività odontoiatrica possa essere svolta solo da soggetti abilitati o società tra professionisti.

19 NOV - L’Associazione Nazionale dei Centri Odontoiatrici (Ancod) ha appreso con favore che le proposte emendative (45.06, 45.07) presentate al Dl Fiscale dall’On. Boldi (Lega) sono state dichiarate inammissibili. Gli emendamenti in questione, che proponevano di introdurre una sanzione amministrativa pecuniaria di minimo 50.000 euro in caso di violazione delle disposizioni sulla pubblicità sanitaria, e un vincolo, riservato ai soli centri dentistici e non più a tutte le strutture sanitarie private, di iscrizione del Direttore Sanitario all’albo territoriale in cui il centro opera, avrebbero inflitto un ulteriore duro colpo al settore dell’odontoiatria organizzata già fortemente penalizzato dalla Legge di Bilancio 2019 e dai recenti indirizzi politici.

Forte, invece, la preoccupazione dell’Associazione in merito alla mozione 1-00273 approvata alla Camera il 29 ottobre che prevede che l’attività odontoiatrica possa essere svolta solo da soggetti abilitati o società tra professionisti (Stp). "Se questa posizione fosse mai tradotta in legge, di fatto sarebbero addirittura escluse dal settore odontoiatrico tutte le strutture organizzate (Spa e Srl) che oggi impiegano oltre 17.000 persone in Italia, creando un nuovo caso occupazionale in un momento in cui l’Italia è già interessata da altre gravi emergenze lavoro", scrive Ancord.
 
Rimane pertanto sempre alta l’attenzione di Ancod, anche a seguito di altre proposte presentate da partiti della minoranza, affinché il Governo prosegua con l’attuale orientamento anche negli altri passaggi parlamentari del Decreto Fiscale e della Legge di Bilancio 2020 all’esame della Commissione Bilancio del Senato. 
 
Michel Cohen, presidente dell’Associazione Nazionale dei Centri Odontoiatrici (Ancod), commenta: “Siamo contenti che finalmente il Governo, da sempre attento ai temi dell’occupazione e della liberalizzazione, abbia dato un segnale di buon senso dichiarando inammissibili le proposte a firma dell’On. Boldi. Il trend normativo che ha caratterizzato il settore negli ultimi due anni è stato pesantemente restrittivo della libera concorrenza, senza apportare alcun miglioramento alla salute dei cittadini, anzi un peggioramento. Ulteriori restrizioni rischierebbero di azzerare un segmento dell’odontoiatria che porterebbe ad una crisi occupazionale gravissima sul territorio nazionale e siamo certi che nessun politico auspichi una tale direzione una volta comprese le implicazioni. Ci teniamo poi a smentire le fake news che spesso descrivono il settore quali ad esempio lo sfruttamento e lo svilimento degli odontoiatri che collaborano con noi, affermazione che non trova alcun fondamento nella realtà considerato l’alto grado di fidelizzazione dei professionisti che prestano la propria attività nelle nostre strutture. Siamo anche stufi di essere additati come odontoiatria low cost - visto che i gruppi organizzati hanno un prezzo medio nel mercato e offrono eccellenti standard di qualità e di materiali e attrezzature, cosa che non si può dire per tutti gli studi dentistici tradizionali - e non accettiamo più le accuse di eseguire trattamenti non necessari vista la totale indipendenza clinica degli odontoiatri nei confronti dei pazienti”.

 
Proprio in riferimento alla Legge di Bilancio 2019 Art.1, comma 525 e 536, legge n. 145/2018, Ancod ha già presentato una denuncia alla Commissione Europea con l’auspicio dell’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia. Allo stesso modo, l’Associazione ha coinvolto l’Antitrust che già si era espressa contro la legittimità di queste norme, le quali sono da ritenersi anticostituzionali e in contrasto con la normativa europea, così come evidenziato anche dall’autorevole parere pro veritate dell’avvocato Prof. Vincenzo Cerulli Irelli, costituzionalista e Professore Ordinario di Diritto Amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza”.

19 novembre 2019
© Riproduzione riservata

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