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Ordine Tsrm-Pstrp. Al via le Commissioni d’Albo. “Ora si punti a loro valorizzazione”.  Intervista al presidente Alessandro Beux

di Lorenzo Proia

Sono passati 24 mesi dall’approvazione della Legge Lorenzin. 19 Professioni sanitarie (oltre 200mila Professionisti) si stanno fondendo nel maxi Ordine Tsrm Pstrp. Commissioni d’Albo, rapporto con il Ministro Roberto Speranza, nuove figure in via di ordinamento (Osteopati, Chiropatrici), ma soprattutto il “sogno” di non essere uniti per interesse, ma per affinità elettive. Il presidente dell'Ordine Beux fa il punto della situazione

28 NOV - A quasi due anni dall’approvazione della 3/2018 (ddl Lorenzin) che ne permise la costituzione, il maxi ordine Tsrm Pstrp che riunisce 19 Professioni Sanitarie differenti, si trova oggi ad affrontare la costituzione delle Commissioni d’Albo, per le singole Professioni coinvolte nel processo, operative dal 1° gennaio 2020. Non mancano le problematiche, come quella riguardante gli elenchi speciali ad esaurimento, né gli obiettivi per il prossimo futuro: dalla valorizzazione delle 22 professioni sanitarie alla formazione universaria. Ne abbiamo parlato con Alessandro Beux, il Presidente dell’Ordine.

Cosa cambia dal 1° gennaio 2020?
La normativa prevede che nel terzo quadrimestre dell’anno in cui scadono si rinnovino gli organi degli Ordini, tra i quali le Commissioni di albo; in questo caso, però, non si tratta di un rinnovo, bensì di una prima elezione e costituzione. In queste settimane i 61 Ordini hanno convocato le assemblee che eleggeranno le Commissioni d’albo. La proclamazione dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2019, quindi dal 1° gennaio prossimo le avremo operative, con almeno due ricadute positive: l’ingresso nell’Ordine dei rappresentanti di tutte le 19 professioni (oggi ci sono i soli TSRM) e, grazie a loro, la possibilità di lavorare di più e meglio. Voglio ringraziare ancora una volta i Presidenti e i Consigli direttivi degli Ordini per quel che han fatto in questo anno e mezzo e stanno facendo in questi giorni: un lavoro enorme, con poche risorse a disposizione, portato avanti con senso di responsabilità e dell’Istituzione, del quale la maggior parte di coloro che osservano da fuori non ha piena consapevolezza. Il passar del tempo renderà evidente quanto di storico han fatto e stanno facendo, per tutti, anche per coloro che si lamentano, criticano, pretendono e remano contro. Certo, qualcosa non è andato come avremmo voluto, ma percentualmente è una componente irrilevante.

E per ciò che riguarda gli elenchi speciali a esaurimento?
Il 9 agosto il DM del Ministero della Salute ha istituito gli elenchi speciali a esaurimento per coloro che, pur avendo iniziato a esercitare in modo regolare e trasparente, non hanno potuto iscriversi all’albo; senza questa diversa modalità di regolarizzare la loro posizione questi soggetti sarebbero andati incontro al licenziamento. Dal 1° ottobre è possibile presentare la domanda di iscrizione. Colgo l’occasione per ribadire che non si tratta di una sanatoria. Mi spiego: stiamo parlando di operatori che, pur non avendo oggi un titolo che gli consente di iscriversi all’albo, hanno iniziato a esercitare in forza di un titolo che all’epoca gli ha consentito di farlo in modo regolare e trasparente. È anche grazie al loro contribuito se il nostro Servizio sanitario nazionale è uno dei migliori del mondo. Tranne che per alcune professioni, parliamo di soggetti che sono prossimi al pensionamento o a cui mancano alcuni anni di lavoro per andarci. A oggi il totale delle domande che ci sono pervenute per gli elenchi speciali a esaurimento sono 8.286: 3.942 Educatori professionali; 2.382 Massofisioterapisti; 1.102 Tecnici sanitari di laboratorio biomedico; 253 Fisioterapisti; 124 Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro; 124 Terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva; 61 Logopedisti; 56 Tecnici audioprotesisti; 46 Igienisti dentali; 45 Terapisti occupazionali; 35 Tecnici audiometristi; 35 Dietisti; 29 Podologi; 18 Tecnici della riabilitazione psichiatrica; 14 Tecnici ortopedici; 8 Ortottisti ed assistenti di oftalmologia; 7 Tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare; 5 Tecnici di neurofisiopatologia.

Ne avevate discusso con Speranza.
Si, certamente, ne abbiamo parlato con il Ministro, ritenendo urgente una sua presa di posizione affinché, avendo di fatto potuto fruire di soli tre mesi del 2019, l’attuale scadenza del 31 dicembre non si configuri in alcun modo come elemento ostativo nei confronti della serena prosecuzione dell’esercizio professionale di coloro che entro quel termine abbiano almeno presentato la domanda di iscrizione.
Il Ministro si è attivato e abbiamo già convenuto con la DGRUPS di lavorare a una proroga sino al 30 giugno 2020, per consentire agli Ordini di recuperare i sei mesi del 2019 dei quali non hanno potuto disporre (il decreto ci sarebbe dovuto essere consegnato a febbraio, ma è arrivato solo ad agosto).

Il 1° Congresso nazionale della Federazione dei TSRM PSTRP si è concluso da alcune settimane, qualche considerazione?
Intanto il Congresso lo abbiamo fatto, ed è un primo motivo di soddisfazione, se si tiene conto del contesto in cui lo si è organizzato: tante cose complesse da fare, senza precedenti ai quali guardare e con risorse limitate a disposizione. La sorpresa principale è stata constatare che una parte di quell’identità comune a favore della quale ci siamo ripromessi di lavorare era già presente ed è bastato offrire delle occasioni di incontro e confronto per renderla evidente. Abbiamo riscontrato tante immediate sintonie, non solo valoriali, ma anche terminologiche e progettuali.

Nel concreto, a cosa state lavorando insieme?
Siamo partiti da tre tematiche che certamente interessano tutte le 19 professioni: (1) gli aspetti giuridici medico-legale, che prima della costituzione maxi-Ordine gestivamo in modo separato; (2) la gestione del rischio e la sicurezza in sanità; (3) il codice etico comune, per la definizione di una base valoriale condivisa, sulla quale ogni singola professione potrà adattare il suo attuale codice deontologico.

L’Osteopata e il Chiropatrico sono stati individuati dalla 3/2018. Qual è la situazione?
Bisogna richiamare due verbi: individuare e istituire. Le professioni sanitarie di Osteopata e di Chiropatrico sono state individuate dall’art. 7 della legge 3; devono però essere ancora istituite, ai sensi di quel che indica il precedente art. 6. Entrambe le figure debbono compiere una serie di passaggi: (a) la definizione del profilo professionale presso il Ministero della salute, che emanerà due distinti decreti, (b) la stesura dell’ordinamento del corso di Laurea, con altrettanti decreti interministeriali Ministero della salute/MIUR e (c) la valutazione dei titoli pregressi ai fini dell’equipollenza. Al momento il Ministero della salute sta lavorando ai profili professionali: quasi alla fine del percorso quello dell’Osteopata, un po’ più indietro quello del Chiropatrico.

Col Ministro Speranza avete affrontato la questione di merito della valorizzazione delle Professioni Sanitarie. Di cosa si tratta?
Il 18 ottobre il nostro Consiglio nazionale ha deliberato una mozione sul tema, che si apre richiamando l’art. 32 della nostra Costituzione, proprio per entrare in immediata sintonia con quel che da più di un anno stiamo condividendo con le altre rappresentanze istituzionali: la centralità dell’individuo e del suo diritto alla salute. A questo fine ultimo, altissimo, si è deciso di subordinare ogni nostro singolo contributo, anche quando si pensa alla nostra valorizzazione, che è sana solo se compatibile con l’interesse generale. La nostra mozione vuole anche favorire un confronto franco, obiettivo, sereno e propositivo su quanto di urgente è necessario fare in termini di riorganizzazione del modello ospedaliero e, soprattutto, di potenziamento e sviluppo di quello territoriale, ambulatoriale e domiciliare. Ciò anche attraverso un’intensa e determinata valorizzazione delle 22 Professioni Sanitarie. Tale esigenza fu formalmente manifestata dalle Regioni nel lontano 5 ottobre 2011 (8 anni orsono); sollecitata in data 28 gennaio 2015 (5 anni orsono), soprattutto in relazione ai primi due documenti sino a quel momento elaborati in seno al Ministero della Salute, ma da questo mai licenziati: Infermieri e Tecnici sanitari di radiologia medica (TSRM).

Come si realizza questa valorizzazione, in concreto?
Le professioni sanitarie devono essere messe nella condizione di poter dare tutto quel che hanno, superando alcune rigidità culturali e organizzative. La validazione o meno dei modelli organizzativi, delle procedure e delle singole azioni passa della verifica delle loro sicurezza, efficacia ed efficienza, e non dalla loro maggior o minor convenienza per una o alcune professioni. Inoltre, la formazione universitaria triennale delle professioni sanitarie è ormai inadeguata rispetto a ciò che di teorico e pratico un neo-laureato deve conoscere. Servono un quarto e un quinto anno professionalizzanti, e non solo più a indirizzo gestionale.

Lorenzo Proia

28 novembre 2019
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