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Uno specializzando in igiene su due è impreparato in igiene edilizia e salute in ambiente confinato

di Domenico Della Porta

Allo stesso tempo, più del 90% di essi è interessato ad approfondire volentieri questi argomenti. Fnomceo, considerando l’interesse di tali tematiche, collegate al benessere e alla salute di chi vive in ambienti confinati, ha programmato per il prossimo anno uno specifico Corso Fad. Questi alcuni dati emersi da un sondaggio nazionale evidenziati nel corso dell’ultima riunione della Task Force Ambiente e Salute.

10 DIC - Circa uno su due degli specializzandi in Igiene e Medicina Preventiva (43,9 per cento) non è a conoscenza di nozioni in igiene edilizia e salute in ambiente confinato, anche se più del 90 per cento di esse manifesta la propria volontà ad approfondire volentieri questi argomenti. Sono alcuni significativi dati venuti fuori nel 2017 da un sondaggio nazionale (pubblicato da PREV MED HYG) per valutare le esigenze di conoscenza e formazione su ambiente edificato e salute interna della salute pubblica italiana evidenziati nel corso dell’ultima riunione della Task Force Ambiente e Salute (TFAS) da Daniela D’Alessandro, direttrice del Dipartimento di ingegneria civile, edile e ambientale, Sapienza Università di Roma alla Università “La Sapienza” di Roma e docente ordinario di Igiene Edilizia nello stesso Ateneo.
 
FNOMCeO considerando l’interesse di tali tematiche, collegate al benessere e alla salute di chi vive in ambienti confinati, ha programmato per il prossimo anno uno specifico Corso FAD, affidandone il coordinamento e la direzione alla medesima docente universitaria. Da parte della D’Alessandro, una dei pochissimi studiosi in questo delicato settore della sanità pubblica, è stata richiamata la importanza non solo dei Regolamenti Comunali di Igiene, istituiti dal Regio Decreto 1265 del 1934, ad oggi ancora validi, ma anche dei Regolamenti Comunali Edilizi, strumenti indispensabili per la programmazione dei piani urbanistici.
 
Per rendersi conto delle implicazioni dell’influenza dell’ambiente costruito sul mantenimento dello stato di salute, vale la pena riportare dei passaggi salienti del Documento di indirizzo della Società italiana di igiene (SItI) per una casa sana, sicura e sostenibile riportato su Epidemiol Prev 2016; 40 (3-4):265-270. doi: 10.19191/EP16.3-4.P265.094, a cura di Carlo Signorelli ed altri. Confermando la stretta relazione esistente tra ambiente di vita indoor e livello di salute della popolazione, appare evidente come il vivere in unità abitative edificate in modo inappropriato o con materiali e/o tecniche costruttive scadenti o degradate spesso si associ ad altre forme di deprivazione o di iniquità sociale, che facilitano un effetto cumulativo di danno per la salute della popolazione esposta, ad oggi peraltro difficilmente quantificabile.
 
Il documento include indirizzi per il benessere psicofisico e sociale delle persone, per la salvaguardia dell’ambiente e per la sicurezza degli occupanti degli alloggi. Accanto a tematiche classiche (come i parametri termoigrometrici, i ricambi d’aria e le norme di sicurezza) negli indirizzi societari trovano spazio aspetti innovativi come la compatibilità tra funzioni diverse dell’edificio, la progettazione del verde e la sicurezza di gestione dell’immobile, che sottolineano la necessità di una più stretta interazione tra progettisti ed esperti di sanità pubblica per garantire il completo benessere nelle abitazioni dove le persone trascorrono oltre il 50% della loro vita. Ecco perché quando si parla di sviluppo sostenibile, finalizzato al benessere, è indispensabile spostare l’attenzione verso un approccio preventivo di tipo sistemico, non soltanto a livello di politiche e di enti europei, come di fatto sta già avvenendo, ma anche su scala nazionale, regionale e locale.
 
La realizzazione (dal progetto alla gestione) di edifici sani, continua il documento Siti, sicuri e sostenibili prevede un ampio coinvolgimento della collettività e richiede interventi non solo di tipo strategico-legislativo, ma anche pratico-costruttivo. Le professionalità coinvolte a vario titolo includono pianificatori, progettisti, costruttori, autorità locali, professionisti dell’area sanitaria, amministratori condominiali, gestori di edifici e impianti, nonché gli stessi occupanti/ proprietari dell’abitazione.
 
I provvedimenti legislativi, in parte già disponibili a vari livelli riguardano: criteri costruttivi necessari al raggiungimento di standard igienico-sanitari adeguati (sito di costruzione, progetto, materiali eccetera); strategie/programmi per il controllo dell’effettiva messa in atto di tali criteri; programmi periodici di controllo o manutenzione delle strutture architettoniche e degli impianti; programmi per la messa in regola degli edifici esistenti secondo criteri temporali di priorità, in base alla gravità dei rischi esistenti; aspetti economici, con eventuale istituzione di fondi statali o contributi agevolati dedicati alla messa a norma o all’eventuale manutenzione di edifici esistenti non adeguati; politiche per la casa a sostegno delle fasce economiche più svantaggiate, per ridurre le disuguaglianze.
 
A riguardo risulta imprescindibile l’effettivo rispetto da parte di architetti, costruttori, proprietari/occupanti, amministratori condominiali delle norme e risulta fondamentale la diffusione di informazioni ai cittadini, affinché acquisiscano consapevolezza circa quei comportamenti che possono mettere a rischio la salute, come ricambi d’aria inadeguati, uso scorretto degli impianti, abitudine alfumo eccetera. Per tale ragione, tra gli interventi strategici rientrano le campagne informative/formative sui rischi per la salute connessi all’edificio malato (sick building syndrome), rivolte non solo alla popolazione generale, ma anche alle figure professionali coinvolte a diverso titolo, alle quali dedicare interventi diversificati nell’impostazione in base alle esigenze specifiche.
 
Un ruolo fondamentale spetta, infine, alla ricerca capace di identificare risultati basati sull’evidenza scientifica (evidence-based).21-25 In particolare è indispensabile colmare il divario che si è creato tra l’avanzamento delle conoscenze nel settore tecnico-costruttivo e le ancora insufficienti conoscenze relative all’impatto su ambiente e salute. Per esempio, andrebbero approfondite le valutazioni inerenti a: nuovi materiali utilizzati in edilizia (per esempio, nanomateriali), soluzioni per contenere i consumi energetici (per esempio, serre solari, tetti verdi, pareti ventilate, isolamento a cappotto) e favorire la corretta relazione tra clima (igrotermico, luminoso, acustico, elettromagnetico) e ambiente costruito; applicazione della domotica ai fini della sicurezza e della sostenibilità degli edifici residenziali; impatto sanitario del recupero edilizio, delle nuove soluzioni abitative e delle politiche abitative del territorio in generale.
 
Secondo la Siti vanno rispettate, schematicamente, le seguenti indicazioni: adeguata protezione da fattori climatici, rischi ambientali, persone e animali indesiderati; Disponibilità di servizi essenziali: acqua potabile, smaltimento fognario, energia non inquinante; Progettazione e uso di materiali da costruzione sicuri per ridurre al minimo infortuni e malattie; Sufficiente spazio per ospitare comodamente persone di diversa età; Adeguatezza del contesto culturale e riservatezza per soddisfare le esigenze degli occupanti e della comunità; Accessibilità e fruibilità per le persone diversamente abili; Accessibilità per la popolazione a basso reddito; Durabilità e sostenibilità del progetto e dei materiali; Efficienza energetica per consentire agli occupanti di mantenere un livello di microclima adeguato e sostenibile; Sicurezza di gestione, sostenuta da norme e pratiche amministrative; Collocazione adeguata rispetto a trasporti, servizi, luogo di lavoro, scuola e spazi ricreativi.
 
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali Università di Salerno


10 dicembre 2019
© Riproduzione riservata

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