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Contratto medici e dirigenti Ssn. Ecco il documento della Corte dei conti: “Tra stipendi e indennità incremento di 3.395 euro a testa”


Ecco il documento delle Sezioni riunite in sede di controllo che hanno certificato positivamente, con osservazioni e raccomandazioni, l’ipotesi di accordo relativa al Contratto collettivo nazionale di lavoro dell’Area Sanità per il triennio 2016-2018. Obiettivi di fondo dell'accordo, ricorda la Corte, sono quelli "di pervenire ad un adeguamento delle disposizioni contrattuali al nuovo contesto normativo e di favorire la motivazione dei professionisti del settore, anche in chiave strumentale all’attuazione del patto per la salute". IL DOCUMENTO.

04 GEN - E' stato reso noto ieri il documento della Corte dei conti che certifica il parere favorevole (espresso lo scorso 17 dicembre) al nuovo contratto della dirigenza medica e sanitaria del Ssn siglato il 19 dicembre scorso all’Aran.
 
Il via libera in un corposo documento (depositato 3 gennaio 2020) dove vengono analizzate nel dettaglio le novità normative ed economiche del nuovo accordoche riguarda i 134.259 dirigenti dell’Area della Sanità ovvero i dirigenti medici, veterinari, odontoiatri e i dirigenti sanitari non medici delle amministrazioni del comparto Sanità, compresi quelli delle professioni sanitarie.
 
Per la Corte il nuovo contratto interviene “in modo complessivo sulla disciplina della dirigenza medico-sanitaria, modificandone sia la parte normativa sia quella economica, in linea con l’atto di indirizzo del Comitato di settore dell’8 febbraio 2018”
 
Obiettivi di fondo, ricorda ancora la Corte, sono quelli di: pervenire ad un adeguamento delle disposizioni contrattuali al nuovo contesto normativo (in particolare ai dd.lgs. n. 74 e n. 75 del 2017) e favorire la motivazione dei professionisti del settore, anche in chiave strumentale all’attuazione del patto per la salute.
 
Le scelte di finalizzazione delle risorse contrattuali complessive, sottolinea la Corte nellasua relazione, sono orientate nella direzione di bilanciare due esigenze: da un lato, quella di dare risposta alle aspettative di una ripresa della dinamica positiva della componente stipendiale fissa (dopo il lungo periodo di freezing nei rinnovi negoziali); dall’altro, la necessità di mantenere una tendenziale proporzionalità degli incrementi tra componente fissa (tabellare e retribuzione di parte fissa) e componente variabile. Ne è scaturita una ripartizione di risorse che ha privilegiato gli incrementi della prima componente (+3,75%), rispetto alla crescita della parte accessoria (+3,25%).  
 
I tre “Fondi”. Un aspetto centrale nella parte economica dell’Ipotesi all’esame è rappresentato dalla disciplina dei fondi (artt. 94, 95 e 96). 
 
In linea con il dettato dell’art. 40, comma 4-ter, del d.lgs. n. 165/2001, gli interventi negoziali sono orientati al riordino, in chiave di razionalizzazione e semplificazione, dei fondi destinati alla contrattazione integrativa prevedendo: 
• un primo fondo, con risorse destinate a supportare le politiche di carriera professionale del personale dirigenziale: "Fondo per la retribuzione degli incarichi"; 
 
• un secondo fondo, con risorse destinate a supportare le politiche della premialità, ivi incluse quelle legate ai benefici di natura assistenziale e sociale concedibili ai dirigenti (welfare integrativo di cui all’art. 80-bis): "Fondo per la retribuzione di risultato"; 
 
• un terzo fondo, con risorse destinate a supportare le politiche organizzative delle aziende: "Fondo per la retribuzione delle condizioni di lavoro".
 
Le risorse a disposizione a regime (anno 2019) assommano a 455,92 milioni di euro, pari a un incremento annuo, tra stipendio e indennità varie, di 3.395 euro a testa per i 134.259 dirigenti oggetto del nuovo contratto. 
 

 

04 gennaio 2020
© Riproduzione riservata

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