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Coronavirus. Il vademecum per gli ortodontisti: “Usiamo la tecnologia, video chiamate e tutorial fai da te”


Supporto telematico e appuntamenti in studio solo se indispensabile. Dalla Società Italiana di Ortodonzia le linee guida per i professionisti. Il presidente Maino: “Momento critico, ma trasformiamo la crisi in un’occasione. Dobbiamo adeguarci e far sentire ai cittadini che non sono soli”

24 MAR - Videochiamate per valutare lo stato degli apparecchi, tutorial per provvedere alla riparazione fai-da-te e appuntamento in studio solo se necessario.
Queste le direttive tracciate nelle linee guida diramate agli oltre 1.500 specialisti e 3.250 odontoiatri associati presenti sul territorio dalla Società Italiana di Ortodonzia (Sido) determinata a  proseguire l’opera di supporto ai pazienti, ma nel pieno rispetto delle norme di sicurezza del Ministero della Salute.
Un paziente all’interno di un percorso di cura ortodontica ha infatti bisogno di controlli costanti, in quanto in nessun caso si tratta di interventi che si concludono in una sola seduta.
 
“La verità è che il Coronavirus ha cambiato tutto, ed è necessario adeguarsi alla situazione con nuove idee – ha affermato Giuliano Maino, Presidente della Sido - la nostra professione si svolge normalmente in una situazione di grande rischio: lavoriamo con il paziente a una distanza molto ravvicinata, esponendoci a una malattia che si trasmette proprio con le minuscole goccioline d’acqua che emaniamo con il fiato”.
 
Da qui la necessità di stendere delle linee guida chiare e approfondite, che permettano di agire in maniera univoca su tutto il territorio.
“Il vademecum ha la sua base nelle linee guida ufficiali del Ministero della Salute – prosegue Maino –, ma si concentra poi sulle peculiarità della nostra professione. La prima cosa da fare è distinguere le situazioni che richiedono la presenza fisica del paziente in studio da quelle che invece possono essere trattate a distanza. Abbiamo creato delle tabelle molto dettagliate, che prendono in esame tutti i problemi che possono insorgere durante l’utilizzo delle apparecchiature ortodontiche che forniamo ai pazienti, dagli allineatori agli apparecchi con bracket non rimovibili. Nella maggior parte dei casi, una consulenza telefonica o una videochiamata WhatsApp sono sufficienti per individuare l’eventuale problema e istruire il paziente sulle procedure più corrette per ovviarvi”.
 
I princìpi che guidano il vademecum sono due: da una parte limitare al minimo l’afflusso negli studi, dall’altra non fare mai mancare ai pazienti la vicinanza (anche se telematica) del proprio ortodontista. “Ci sono terapie ortodontiche che possono essere infatti interrotte senza causare un grave danno nel percorso terapeutico del paziente – rassicura Maino –. Ad esempio, un allineatore danneggiato può essere sostituito con il precedente o con il successivo, a seconda del parere del proprio specialista. Distacchi dei brackets o fastidi dovuti a sporgenze dei fili ortodontici, problemi tipici delle terapie con apparecchiature fisse, si possono risolvere invece dopo opportuna istruzione con l’utilizzo di cera o pinzette, strumenti di facile reperibilità in tutte le nostre case”.
 
I dispositivi per la protezione individuale giocano un ruolo fondamentale laddove invece è indispensabile chiamare in studio il paziente. “Da una parte siamo fortunati: la maggior parte degli studi possiede una fornitura abbondante di DPI, che però devono essere usati con il massimo rigore – ammonisce – occhiali con visiera, guanti, sovracamice usa e getta, mascherina. Purtroppo, come tutti, siamo sprovvisti delle mascherine FFP 2 e 3, le uniche a filtrare efficacemente il virus, e i Dpi mancanti sono quasi impossibili da reperire. Per ora lavoriamo con il materiale a nostra disposizione, ricordando che siamo dotati abbondantemente di mascherine certificate seppur con protezione leggermente inferiore. Pertanto, utilizzando tutti gli strumenti in nostro possesso e limitando al minimo l’afflusso di pazienti, possiamo raggiungere una ragionevole soglia di sicurezza”.
 
Al di là delle restrizioni, la Sido lancia anche messaggi positivi. “L’emergenza sta bloccando tutto e tutti, ed è inutile nascondere il fatto che dobbiamo essere pronti a cambiare il nostro modo di vivere e lavorare, forse in maniera semipermanente. Ma come Sido vogliamo trasformare la crisi in un’occasione per creare nuove competenze e per far fruttare una volta per tutte la tecnologia che ci circonda. Ad esempio, il nostro Congresso Nazionale è stato annullato, e non sappiamo ancora se e quando potremo riproporlo. Ma non per questo ci fermiamo: ci stiamo già attrezzando per organizzare momenti di aggiornamento scientifico online. Cambia il mezzo, non la sostanza: la Sido rimarrà sempre fedele alla vicinanza ai pazienti e al confronto scientifico”, conclude Maino.
 

24 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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