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Una volta finito il lockdown riorganizziamo le aziende tenendo conto della salute

di Domenico Della Porta

Anche alla luce di quanto accaduto durante l’emerga Covid il tempo e il denaro spesi per la salute e la sicurezza sul lavoro dovrebbero essere ritenuti un investimento, non uno spreco.

20 APR - Riorganizzare le Aziende, una volta usciti dal Lockdown. Questo ha fatto capire il Presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi nel corso di un recentissimo intervento a margine di in una trasmissione televisiva, a conferma di una situazione non certamente facile che si presenterà alla ripresa delle attività produttive.
 
In altri termini, a nostro avviso, in materia di tutela della salute e sicurezza del lavoro, si è chiamati in primi a mettere mano ai Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR), senza escludere un formale aggiornamento degli stessi, come previsto dalla normativa, ma soprattutto ad una attenta declinazione del rischio lavorativo “Organizzativo-sociale”.
 
Leggendo con attenzione i quattro protocolli sottoscritti dalle Organizzazioni Sindacali, in primis il Protocollo Condiviso il 14 marzo scorso con il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri dell’Economia, dello Sviluppo Economico, del Lavoro e della Salute, ed i successivi accordi in ambito sanitario e sociale del 24 marzo, con il Ministro della Salute, nonché i due in materia di Pubblico Impiego con il Ministro della Pubblica Amministrazione, del 3 e 8 aprile, riportati fedelmente su QS, fanno intravedere, tra l’altro, nel comparto sanità, la estensione dei test a tutto il personale, un attento approfondimento per i lavoratori  delle patologie pregresse o extralavorative per il giudizio di idoneità specifica alle mansioni, la diffusione di una circolare esplicativa da parte delle direzioni strategiche delle Aziende Sanitarie sulla procedura di riconoscimento del contagio da coronavirus quale infortunio sul lavoro.
 
Per i due documenti sottoscritti, invece, con la parte pubblica dai sindacati dei dipendenti pubblici, vengono richiamate non solo le note misure sulla messa in sicurezza degli ambienti di lavoro, ma anche una rivisitazione dell’organizzazione del lavoro, ad esempio per regolamentare gli accessi del pubblico contingentati, ed una assidua sanificazione degli stessi ambienti, insieme alla fornitura di idonei sistemi di protezione personale.  
 
Tutto questo induce a considerare che il tempo e il denaro spesi per la salute e la sicurezza sul lavoro dovrebbero essere ritenuti un investimento, non uno spreco.
 
Alla base della valutazione del rischio lavorativo organizzativo-sociale, secondo quanto indicato dall’Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza sul Lavoro, occorre porsi una serie di quesiti: 
• come e in quale misura coinvolgere i collaboratori;
• qual è lo standard accettabile per le infrastrutture/gli impianti e i macchinari dell’azienda;
• come pianificare e svolgere il lavoro quotidiano.
 
L’Agenzia consiglia di ascoltate i pareri e i problemi dei collaboratori e dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, chiedere loro di cooperare per trovare soluzioni in quanto potrebbero conoscere meglio le questioni legate alla salute e alla sicurezza, dato che vengono affrontate quotidianamente.
 
La prevenzione partecipata, nel caso dei rischi organizzativi sociali, resta la carta vincente.
 
Dal portale Epicentro dell’ISS, quando si parla di questi rischi, viene richiamato quanto la Commissione Consultiva permanente per la salute e la sicurezza del lavoro ha elaborato nel 2010 sulle indicazioni necessarie alla valutazione del rischio-stress lavoro correlato.
 
Vale perciò la pena illustrare sinteticamente queste indicazioni che hanno definito un percorso metodologico:
- valutazione preliminare (liste di controllo): basata sull’analisi di eventi sentinella (indici infortunistici - assenze per malattia, frequenti lamentele, segnalazioni del medico competente) e dei fattori di contenuto del lavoro (ambiente, attrezzature, carichi e ritmi, orario e turni, corrispondenza tra competenze dei lavoratori e requisiti professionali richiesti) e di contesto (clima, stile di management, ruolo nell’organizzazione, autonomia decisionale e controllo, formazione, conflitti interpersonali, carriera, sicurezza del posto di lavoro, pari opportunità, comunicazione, incertezza riguardo le prestazioni richieste, interferenze casa-lavoro); prevede una consultazione dei rappresentanti per la sicurezza sul lavoro (Rls) e di un campione di lavoratori
- valutazione approfondita: è attivata se da quella preliminare emergono elementi di rischio e se le misure di correzione adottate dal datore di lavoro risultano inefficaci.
 
Un aspetto fondamentale è l’impostazione della comunicazione sul rischio in ambito lavorativo che, attualmente, risente dell’evoluzione nella produzione normativa in tema di sicurezza e del consolidamento di un modello di sicurezza basato su comportamenti operativi dei lavoratori soggettivamente sicuri (modello di prevenzione soggettiva: protagonismo dei lavoratori e delle loro rappresentanze).
 
La comunicazione sul rischio è intesa come un ‘processo di scambio e condivisione di informazioni sulla gestione del rischio tra l’organizzazione e le parti interessate sia nella fase iniziale di identificazione e misurazione del rischio, sia nelle fasi finali conseguenti al trattamento del rischio (misure di tutela attuate e programmate, riduzione, eliminazione, ecc)’.
 
Per favorire il processo di comunicazione è importante condividere alcuni punti essenziali:
- la comunicazione è un compito istituzionale ed è importante che sia riconosciuta come risorsa e non come elemento “complicante”
- sono necessarie competenze specifiche e abilità comunicativo-relazionali
- è necessaria la pianificazione delle attività
- è opportuno definire l’approccio: è senza dubbio più opportuno adottare modelli partecipativi basati sul coinvolgimento di tutte le parti interessate piuttosto che modelli top-down
- è fondamentale porre attenzione e ascoltare la percezione e il punto di vista di tutti i soggetti coinvolti nel processo comunicativo.
 
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali Università degli Studi di Salerno

20 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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