Fase 2. Fnomceo: “Prevenzione e monitoraggio del territorio per individuare in tempo nuovi focolai”
"Dobbiamo evitare di ripetere gli errori della prima fase", dice la Fnomceo che al Governo e alle Regioni dice: “È il momento di una visione illuminata della sanità che spazzi ogni sterile rivendicazione di potere, rafforzando il sistema sanitario in termini di uniformità, efficacia ed efficienza, come chiedono i professionisti della salute e i nostri cittadini”. LA LETTERA
27 APR - “Imparare dagli errori compiuti nella gestione dell’epidemia di Covid-19, perché non debbano più ripetersi: è questo il senso della proposta scaturita dall’ultima riunione del Comitato Centrale, l’organo di governo della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), già anticipata in parte alla stampa. Proposta che ora, anche in vista dell’ormai prossima “Fase 2”, il Presidente della stessa Fnomceo,
Filippo Anelli, ha voluto presentare, in maniera compiuta e formale, al Ministro della Salute,
Roberto Speranza, e al Presidente della Conferenza delle Regioni,
Stefano Bonaccini.
Anelli ha dunque preso carta e penna e ha scritto loro una lunga lettera nella quale esplicita in ogni dettaglio quanto emerso, e che si conclude con un’esortazione: “È il momento di una visione illuminata della sanità che spazzi ogni sterile rivendicazione di potere, rafforzando il sistema sanitario in termini di uniformità, efficacia ed efficienza, come chiedono i professionisti della salute e i nostri cittadini”. Esortazione cui segue una dichiarazione di piena disponibilità: “La professione e le loro Istituzioni ordinistiche ci sono e continueranno ad assicurare il loro apporto, sulla scia della fattiva collaborazione già in atto con il Ministero, rispondendo con tutte le risorse e competenze disponibili alla chiamata in causa, in qualunque sede, sia di analisi che operativa. È questa una affermazione di disponibilità cui ci si augura possa seguire un reale coinvolgimento della Professione da parte delle Autorità competenti per la definizione di un sistema di assistenza uniforme, efficace ed efficiente”.
Ma in cosa consiste, nel dettaglio, la proposta? La parola chiave, come già anticipato, è “integrazione”: tra assistenza ospedaliera e assistenza sul territorio, e, soprattutto, tra le diverse competenze professionali dei medici e tra quelle mediche e quelle degli altri professionisti della sanità. Un lavoro d’equipe, insomma, che permetta di monitorare la situazione epidemiologica e di controllare l’insorgere eventuale di nuovi focolai.
“È di tutta evidenza, che oggi, laddove si evidenzia un calo dei contagi ed è alle porte la conclusione seppure graduale dell’isolamento, l’obiettivo prioritario sia quello di una assoluta, capillare sorveglianza epidemiologica che consenta di tenere sotto controllo e trattare adeguatamente eventuali focolai dovessero nuovamente manifestarsi a livello territoriale, anche al fine di evitare un nuovo ricorso al lockdown con tutte le ricadute sanitarie ed economico-sociali che lo stesso comporta – rileva Anelli nella lettera -. L’esperienza vissuta ha dimostrato che, nella gestione della Fase 1, l’assenza di questo anello nella catena assistenziale ha determinato effetti gravissimi; ed è questo un errore che, a nostro avviso, non dovrà ripetersi”.
“Il nostro Servizio Sanitario Nazionale ha fatto fronte all’ondata pandemica con scelte organizzative non sempre condivise che hanno finito per gravare principalmente sulla assistenza ospedaliera, che ha retto solo grazie all’abnegazione e al sacrificio dei medici ospedalieri e di tutti coloro che anche senza le dovute protezioni non si sono mai tirati indietro – argomenta Anelli -. Oggi bisogna imparare dagli errori per evitare di ripeterli. La prevenzione ed il monitoraggio del territorio è lo strumento per individuare tempestivamente nuovi focolai. Questa attività deve essere svolta grazie ad una capillare ed efficiente rete di Medici di Medicina Generale e di Pediatri di libera scelta che insieme agli specialisti ambulatoriali, interni ed esterni, coprono efficacemente tutto il territorio nazionale e costituiscono la prima linea in termini sanitari. Sono questi i cosiddetti “medici sentinella” che in un contesto come l’attuale, in piena sinergia, potrebbero e, ad avviso della FNOMCeO, dovrebbero costituire il primo fattore strategico di difesa contro il ritorno e la ripresa del virus, in collaborazione con il dipartimento di prevenzione e coadiuvando i medici ospedalieri nella loro attività di assistenza, decongestionando le strutture ospedaliere”.
“È il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta che per primo è interpellato dal paziente e che per primo ha modo di accertare con il medico specialista l’evidenziarsi dei sintomi di un probabile focolaio, evitando anche l'accesso improprio al pronto soccorso – afferma ancora Anelli -. Questo importantissimo dato dovrebbe attivare, a cascata, tutto un percorso che è in realtà già definito ma che è opportuno perfezionare per migliorare le necessarie interazioni, partendo dal tempestivo ricorso a test virologici e sierologici, e passando procedimenti autorizzatori sburocratizzati, snelli e rapidi, libera prescrittibilità di farmaci che a oggi hanno mostrato evidenze di efficacia. In tal senso il supporto delle USCA costituisce già un solido riferimento come si sta registrando in questo periodo”.
“L’obiettivo di impedire la ripresa del contagio attraverso incontrollati focolai necessita, a nostro avviso, di incisiva sorveglianza sul territorio con il monitoraggio e modalità definite dagli organismi coordinati dal Ministro della Salute, dalla Protezione Civile e con il supporto delle Federazioni degli Ordini e dell’Istituto Superiore di Sanità che coinvolgano non solo le “sentinelle” ma anche epidemiologi, igienisti, pneumologi, infettivologi, anestesisti rianimatori, specialisti ambulatoriali con modalità e con il contributo essenziale degli Ordini professionali nelle singole realtà regionali – aggiunge - È il momento in cui la professione medica dovrà riassumere un peso determinante nelle strategie e nella conseguente programmazione relativa all’assistenza in ossequio con quanto previsto dalla Legge 3/2018. Dovrà essere superata una visione parcellizzata della professione per definire piuttosto un modello di sanità in cui ogni componente della Professione stessa dovrà essere parte attiva del processo di rinnovamento. In questo la Istituzione ordinistica, nelle diverse accezioni nazionale, regionale e territoriale, potrà svolgere un ruolo di garanzia nell’integrazione tra le diverse figure professionali all’interno del sistema di governo della sanità regionali”.
“La Fase 2 si dice sarà un periodo di convivenza con il virus; esperienze pregresse lo dimostrano, ma è questo il momento di non farsi trovare impreparati, non solo in termini di azioni strategiche ma anche in senso di garanzie e sicurezze dei cittadini e di tutti i professionisti sanitari. A maggior ragione ciò è importante per i liberi professionisti, quali ad esempio gli odontoiatri per i quali ineludibile è la vicinanza al paziente durante l’esercizio professionale e per i quali i requisiti di sicurezza sono da garantire attraverso provvedimenti flessibili, sburocratizzati, dedicati, che rendano semplici i percorsi di approvvigionamento, di sdoganamento, di disponibilità dei dispositivi di protezione individuale – dichiara infine Anelli -. Si dovrà affrontare in maniera concreta anche la questione della vaccinazione influenzale da estendere gratuitamente sin dagli over 55, al fine di una copertura massima epidemiologica che consenta di ridurre la casistica di soggetti colpiti e necessitanti assistenza specifica”.
27 aprile 2020
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