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Unione Universitari (UDU): “Riformare la formazione specialistica in Medicina generale”


L’Associazione nazionale studentesca appoggia la proposta lanciata dalla Fp Cgil Medici di riforma del sistema delle cure territoriali: “Inutile relegare questo percorso formativo a corsi regionali privati, quando le Università sono già in grado di erogare lo stesso percorso formativo”.

09 MAG - “L’emergenza Covid ha messo ancora di più in evidenza i problemi della sanità territoriale, derivanti dalle tante lacune delle politiche sanitarie degli ultimi anni caratterizzate dai tagli e dalla riduzione di organici e strutture.  Oltre alle carenze organiche riscontrate nell’ambito delle mattie infettive e delle carenze strutturali in termini di posti letto per la degenza e le terapie intensive, quello che più è mancato in questa fase è stato riscontrato proprio nei settori di più diretto ed immediato contatto con i pazienti”. È quanto si legge in una nota dell’Unione degli universitari (Udu) che sottoscrive la proposta di riforma delle cure territoriali lanciata dal segretario della Fp Cgil Medici, Andrea Filippi dalle pagine di Qs.
 
“In particolare ci riferiamo al servizio territoriale, composto dai servizi delle Asl, dalla Medicina generale, dalla Pediatria e dalla Specialistica Ambulatoriale, che ha mostrato con forza le sue lacune anche perché negli ultimi anni è mancato il monitoraggio, ed inoltre è mancato il coordinamento tra le varie aree del Ssn che è fondamentale per garantire la piena tutela della salute dei cittadini.” Dichiara Enrico Gulluni, Coordinatore Nazionale UDU – Unione degli Universitari che evidenzia come sia “sotto gli occhi di tutti che su questi punti il modello convenzionale abbia fallito proprio perché in questi anni si è sempre basato sui contratti di categoria piuttosto che sui bisogni reali della popolazione. Riteniamo infatti che oggi più che mai sia necessario rivoluzionare l’assistenza territoriale nella direzione di tutelare prima di tutto gli interessi dei cittadini e la massima integrazione tra ospedale e territorio. In tal senso bisogna uscire dalla logica basata sulle strutture per passare ad una basata sui servizi, potenziando e riorganizzando l’assistenza domiciliare in una logica di prossimità andando nei luoghi dove la gente vive e lavora.”
 
“In questo quadro – rimarca Marco Campagna, responsabile Area Medica UDU -  non si può tralasciare il delicato ambito della formazione specialistica relativa a questi settori. Riteniamo che oltre alle problematiche relative al finanziamento delle borse di specializzazione comune con tutti gli ambiti, il percorso formativo specialistico in medicina generale non possa continuare ad essere sminuito e declassato in termini economici. Inoltre risulta realmente inutile relegare questo percorso formativo a corsi regionali privati, quando le Università sono già in grado di erogare lo stesso percorso formativo. Questo è dimostrabile se si va a guardare l’esperienza della Scuola di Specializzazione in Medicina Di Comunità e Cure Primarie, che è perfettamente in linea con agli standard europei previsti per la formazione specifica in medicina generale, tanto nei percorsi quanto nei contenuti.”
 
“Crediamo - concludono Gulluni e Campagna - che sia arrivato il momento di voltare pagina e di rimettere al centro dell’agenda politica la Sanità Pubblica e la formazione Medica, ritornando ad investire nel SSN e nella formazione. Più nello specifico crediamo che attraverso la creazione di adeguate reti formative le Università possano formare specialisti in medicina generale e Cure Primarie. E l’implementazione di queste reti formative in termini di strutture ospedaliere possa essere un importante passo avanti anche per il potenziamento dei presidi territoriali in termini di ampliamento e miglioramento della qualità dei servizi erogati e delle attività di ricerca svolte.”

09 maggio 2020
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