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Covid. Fials Milano replica ad Arcuri: “I posti letto forse ci sono, ma senza personale”


Il sindacato interviene sulle dichiarazioni del commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, che ha escluso che ci sia pressione sulle terapie intensive, perché “ci sono attualmente 3400 pazienti e siamo attrezzati per 9200”. Il sindacato corregge Arcuri: “Forse non mancano i posti letto, ma la carenza di infermieri e personale sanitario è ormai una realtà drammatica e se al numero dei letti e dei ventilatori non corrispode un adeguato numero personale, chi è che cura?".

16 NOV - Per il l commissario straordinario per l'emergenza coronavirus Domenico Arcuri, “la situazione è critica ma non fuori controllo” e “non c'è pressione su terapie intensive”, perché “i ricoverati sono 3.400 e siamo attrezzati per 9200 posti”. Questi i dati snocciolati da Arcuri nel su intervento domenica sera a Che Tempo che Fa.

Ma quelle dichiarazioni non sono piaciute alla Fials Milano, secondo cui quei numeri, se non messi in relazione con il resto degli elementi del sistema, non restituiscono la realtà della situazione, che invece, per il sindacato, è  allarmante. “Certo che i posti di terapia intensiva non sono ancora del tutto occupati - e ci mancherebbe in una seconda ondata! - ma al numero dei letti e dei ventilatori deve corrispondere un numero preciso di personale che oggi non c'è" sottolinea in una nota Mimma Sternativo, segretario generale di Fials Milano Area Metropolitana, il sindacato indipendente delle categorie professionali della Sanità.

“Potranno anche esserci i letti, i caschi, le attrezzature - chiarisce ancora Sternativo -, ma se non ci sono i professionisti in grado di gestirli, siamo sempre allo stesso punto. Se manca il personale, sicuramente non saremo in grado di curare tutti. A peggiorare le cose, i casi in aumento del contagio tra professionisti”.

Dunque, per la Fials, affermare che negli ospedali non ci sia pressione “non solo è falso, ma è anche ingiusto nei confronti di medici, infermieri, Oss, tecnici, fisioterapisti e altri che ogni giorno devono assistere decine di pazienti, almeno per quanto riguarda Milano e la relativa area metropolitana”.

Sternativo illustra quindi la sua versione della situazione: “Abbiamo numeri simili a quelli della prima ondata e abbiamo visto tutti le immagini delle ambulanze in fila fuori dagli ospedali della città: i colleghi dei pronto soccorso in questi giorni stanno assistendo anche 90-100 pazienti contemporaneamente, alcuni addirittura intubati in corridoio o ventilati con i caschi Cpap” aggiunge Sternativo.

Per la Fials “non è corretto nemmeno sostenere che i pronto soccorso siano sotto pressione perché ‘intasati’ di persone potenzialmente positive a caccia di un tampone”.

Il richiamo della Fials Milano ad Arcuri è quindi quello di “evitare il negazionismo politico e si parli chiaro. La seconda ondata emergenziale è sì differente dalla prima, ma non in termini numerici. Semplicemente il setting di cura pare essersi spostato dalle terapie intensive ai reparti di bassa e media intensità e ancor di più sul territorio (ancora troppo impreparato). Oggi il problema più grande è drenare i pronto soccorso con l'apertura di questi reparti, in cui oltre al posto letto ci deve essere il corretto rapporto numerico personale sanitario-paziente. Aprire i reparti per poi avere due infermieri e un Oss per trenta pazienti o inviare personale dai vari ospedali cittadini a quello allestito in Fiera non fa che depauperare organici già striminziti a discapito di un'assistenza di qualità” affermano dal sindacato.

“Sappiamo bene che la nostra professione è in prima linea: vogliamo solo essere nella condizione di lavorare in sicurezza per garantire il diritto alla salute per tutti. Con i numeri del contagio alle stelle, e una simile scarsità di personale, neppure un supereroe dei film americani potrebbe salvarci”.
 
 

16 novembre 2020
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