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Rsa. Ecco le proposte delle strutture religiose per  trasformarle in centri multiservizi capaci di assicurare interventi a domicilio


Servizi “aperti”, capaci di assicurare interventi al domicilio delle persone anziane fragili, insieme a risposte residenziali protette, in collegamento con le altre realtà assistenziali, assicurando la presenza di un adeguato numero di personale medico ed infermieristico altamente specializzato nell’assistenza dell’anziano pluripatologico e spesso non autosufficiente. Questa la proposta presentata alla Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana. IL DOCUMENTO

19 NOV - Trasformare le Rsa in centri multiservizi territoriali, in servizi “aperti”, capaci di assicurare interventi al domicilio delle persone anziane fragili, insieme a risposte residenziali protette, in collegamento con le altre realtà assistenziali, assicurando la presenza di un adeguato numero di personale medico ed infermieristico altamente specializzato nell’assistenza dell’anziano pluripatologico e spesso non autosufficiente.
 
E’ la proposta presentata da Padre Virginio Bebber, alla Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana istituita di recente dal Ministro della Salute Speranza, presieduta da Mons. Vincenzo Paglia, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia.
 
Durante una video-audizione svoltasi ieri mattina è stato illustrato alla Commissione un Documento redatto in collaborazione tra Aris e Uneba, nel quale è posto in evidenza il raffronto tra quello che sono oggi gli istituti di accoglienza ed assistenza degli anziani con quello che, secondo le due Associazioni, dovrebbero essere in un immediato futuro.
 
“Delle RSA – si legge tra l’altro nel Documento - non si può certo fare a meno. Ma è altrettanto certo che sia assolutamente necessario ripensarne il ruolo istituzionale partendo dal tema della “qualità della vita” degli ospiti che spesso si coniuga col tema dell’appropriatezza nella loro accoglienza. Evitare i ricoveri impropri significa sviluppare il contesto organizzativo e territoriale in cui le RSA sono chiamate ad operare, rimodernare l’organizzazione dei servizi in una logica di continuità nella “presa in carico” per inserirle in un modello complessivo nel quale la 'prossimità' – ovvero la vicinanza territoriale e l’appartenenza ad una rete di servizi - le renda più rispondenti alle nuove realtà, ai nuovi problemi e ai nuovi bisogni delle persone anziane fragili e delle loro famiglie”.
 
In questo senso Aris e Uneba auspicano che siano messi in campo i mezzi necessari per l’ammodernamento strutturale e tecnologico e una revisione degli standard di assistenza per rendere queste strutture capaci di farsi carico di “non più di 100/120 persone, stabilizzarne il radicamento sul territorio anche facilitando o rendendo più agibile il percorso per renderle fruibili, avviare piani di formazione del personale per metterlo in grado di affrontare ogni tipo di emergenza, preventivare un serio piano di finanziamento perché possano effettivamente essere di supporto al mantenimento della qualità di vita di una popolazione che, dati Istat alla mano, invecchia inesorabilmente”.
 
In sostanza il progetto di riforma delle Rsa “dovrebbe fondarsi sulla costituzione di una vera e propria rete di solidarietà – ha spiegato p. Bebber - che spazi dall’assistenza domiciliare, ai centri diurni, ai mini alloggi protetti, alle comunità alloggio, alla teleassistenza e alle Rsa, supportata da un congruo numero di medici e di operatori socio-sanitari formati per svolgere con seria professionalità un servizio tanto delicato e particolare come può esserlo quello dell’assistenza a persone rese estremamente fragili non solo dall’età avanzata, ma anche e soprattutto dalle pluripatologie e disabilità di cui soffrono”.
 
Servizi non alternativi fra loro ma complementari – come precisa il documento - capaci di rispondere in maniera differenziata a bisogni differenti avendo al centro la persona fragile nel suo continuo mutare ed il suo contesto familiare nelle sue differenze e  evoluzioni. E per scegliere quale sevizio indicare alla persona anziana o disabile si deve partire dal loro progetto di vita, dalle capacità residue, dai bisogni, dalle relazioni, dal contesto famigliare, dalle condizioni economiche. Quindi partire dal bisogno, dalla domanda, dalla richiesta di aiuto e di assistenza.” Quanto alla formazione e alla disponibilità del personale sanitario P. Bebber ha avanzato la proposta di sospendere, per il periodo necessario, il numero chiuso nella facoltà di medicina, lasciando così libero l’accesso a più giovani intenzionati a seguire l’iter di formazione professionale e mettere a disposizione del servizio sanitario nazionale un maggior numero di medici.
 
Un progetto, quello sulle Rsa, che è stato favorevolmente accolto e condiviso dalla Commissione ministeriale “perché – ha detto il Presidente Monsignor Vincenzo Paglia – risponde sostanzialmente all’idea che emersa sin dai primi incontri della nostra commissione: lavoriamo nella prospettiva di giungere a quello che potremmo definire un ‘continuum assistenziale’, in una prospettiva ampia, che vada oltre quella dell’attuale fase emergenziale. Una prospettiva ampia che ci porti al prendersi carico di una popolazione sempre più numerosa ed indebolita”.

Questo “continuum assistenziale”, ha aggiunto Monsignor Paglia, presuppone naturalmente in chi si prende cura degli anziani la responsabilità e la capacità professionale di poterlo fare e in chi autorizza l’esercizio della funzione la costante verifica del mantenimento degli standard professionali e qualitativi necessari per andare avanti.

Anche questo sarebbe un modo, ha precisato il Presidente della Commissione ministeriale, “per far venire alla luce il “sommerso” che c’è in questo campo, che crea notevoli problematiche”, perchè i loro comportamenti scorretti gettano ingiustamente una cattiva luce sull’intero sistema, con il quale tra l’altro non hanno nulla a che fare.

Anche Leonardo Palombi, membro della Commissione, si è mostrato sulla stessa linea di Monsignor Paglia, il quale, nel congedarsi dalla rappresentanza dell’Aris, ha chiesto di proseguire nella ricerca di possibili nuove prospettive da presentare, in modo tale da contribuire positivamente al compito della Commissione, così come prefissato dal Ministero della Salute, per dare all’intero settore la più ampia articolazione possibile. 

19 novembre 2020
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