Viaggio nelle professioni sanitarie. I Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, intervista al presidente Andrea Bonifacio
di Lorenzo Proia
L’età evolutiva vede nel nostro Paese importanti peculiarità rispetto al resto del mondo: il Tnpee si caratterizza per un'elevata specificità a partire dalla formazione accademica. In Italia, è necessaria una maggiore presenza dei Tnpee all’interno del servizio pubblico ospedaliero e territoriale, non solo nei servizi di NPIA ma anche nel contesto materno-infantile e nelle Cure primarie. Il presidente Bonifacio commenta anche le opportunità che nascono dal Pnrr.
26 LUG - Prosegue il nostro “viaggio” tra le 19 professioni sanitarie che compongono la FNO TSRM e PSTRP. Oggi è la volta dei Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva (Tnpee): con noi il presidente della Cda nazionale
Andrea Bonifacio.
Presidente Bonifacio, l’età evolutiva vede in Italia una situazione unica al mondo, voi di cosa vi occupate, qual è la specificità della vostra figura professionale?
In Italia l’offerta dei servizi per l’età evolutiva vanta un’elevata qualificazione degli interventi e dei professionisti, sia all’interno dei differenti contesti che dei vari ambiti di competenza. In particolare nel campo delle discipline sanitarie, Neuropsichiatra infantile e Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, rappresentano figure uniche nel panorama europeo e internazionale, in quanto caratterizzate da un’elevata specificità della formazione per l’età evolutiva.
Uno degli elementi più distintivi del Tnpee è proprio la competenza specifica sull’età evolutiva come fulcro centrale all’interno della formazione di base, che permette a questo professionista di inquadrare con precisione e accuratezza le correlazioni tra il disturbo neuro-evolutivo, il patrimonio neurobiologico e le risorse neuro-funzionali del bambino e di ipotizzare in che modo le conseguenze di un disturbo incidono sul comportamento adattivo del soggetto. La metodologia di intervento applicata dal Tnpee prevede azioni terapeutico-riabilitative dominio specifiche e azioni terapeutico-riabilitative basate sull’integrazione delle funzioni apprese; infatti, nel corso dello sviluppo, la maturazione della dotazione neurobiologica si declina sia sul piano quantitativo, espresso dalla quantità di comportamenti appresi e interiorizzati; sia sul piano qualitativo, espresso complessivamente dal grado di padronanza nel comportamento appreso e dalla capacità di generalizzazione e di controllo delle funzioni necessarie per lo svolgimento dei compiti complessi. Per queste ragioni la riabilitazione neuro-psicomotoria è definita un intervento “globale”, in cui la globalità è riferita alle caratteristiche multidimensionali e multiassiali della riabilitazione neuro-psicomotoria, in cui si integrano interventi dominio specifici, quantitativi e qualitativi, e, interventi funzione specifici, che necessitano dell’integrazione di competenze e abilità settoriali.
Attraverso l’intervento terapeutico-riabilitativo il Tnpee realizza azioni preventive, protettive e abilitative orientate ad agire sulla modificabilità della malattia e del funzionamento dell’assistito e a prevenire o contenere gli effetti secondari della malattia o dei processi di comorbilità.
In ragione della complessità degli interventi e delle risposte necessarie nella maggior parte dei disturbi dell’età evolutiva (disturbi del neuro sviluppo, paralisi cerebrali infantili, sindromi genetiche, ritardo psicomotorio, malattie neuromuscolari, disturbi sensoriali, disturbi neuromotori, disturbi psicopatologici o neuropsicologici) il Tnpee pianifica un programma di intervento, formalmente denominato Pri (progetto riabilitativo individualizzato) che prevede un’organizzazione sequenziale degli obiettivi di intervento, orientati alla promozione sia di singole abilità, sia all’integrazione delle stesse, perseguendo la realizzazione del miglior livello di sviluppo del comportamento adattivo del soggetto.
La profonda padronanza dei processi di sviluppo neuro-evolutivo tipici e atipici, permette al Tnpee di intercettare precocemente tutte le atipie e le disarmonie eventualmente presenti ma anche di progettare interventi che promuovano fattori di protezione specifici nei confronti dei diversi disturbi, generando importanti effetti positivi in termini di prevenzione primaria e secondaria, oltre che di economicità per i servizi sanitari. Il Tnpee, inoltre, è il primo interlocutore e collaboratore della scuola per la definizione della diagnosi funzionale e del profilo dinamico funzionale, documenti che permettono la progettazione comune del piano educativo individualizzato.
Come avviene per tutti i professionisti sanitari, gli interventi erogati dai Tnpee seguono costantemente l’evolversi degli studi di validazione dei modelli teorici e dei modelli clinici di intervento secondo l’Ebm.
Qual è la storia del Tnpee in Italia?
La figura professionale del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva (Tnpee) è individuata con l’emanazione del Dm n. 56 del 1997 che recita: “
il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge, in collaborazione con l’équipe multiprofessionale di neuropsichiatria infantile e in collaborazione con le altre discipline dell’area pediatrica, gli interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili, nelle aree della neuro-psicomotricità, della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo”.
Il primo Corso di laurea nasce nel 1973 in seno alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “La Sapienza” di Roma. L’istituzione della professione è stata fortemente desiderata dal professor
Giovanni Bollea, figura di rilievo per la Neuropsichiatria infantile nel panorama nazionale ed internazionale, che grazie al suo lavoro diede un forte impulso alla disciplina, interessata da una rapida espansione nel campo della riabilitazione nelle aree della neurologia, della psichiatria, dei disturbi neuropsicologici e del linguaggio. L’obiettivo della paternità formativa del Tnpee era una dichiarata collaborazione con la neuropsichiatria infantile, sia a livello diagnostico che riabilitativo. Il Tnpee fin dalla sua nascita è stato immaginato come un professionista sanitario complementare alla disciplina medica, che potesse garantire la presa in carico di pazienti in età evolutiva in termini di globalità ed unicità. Nel curare la peculiare formazione del Tnpee, Bollea cercò l’integrazione tra la formazione biomedica e le altre discipline correlate all’età evolutiva, inserendo nel percorso formativo tutti i contenuti delle discipline disponibili in quel momento nel settore riabilitativo, reinterpretati nell'ottica dello sviluppo, al fine di formulare e individuare strumenti valutativi e procedure abilitative e riabilitative adattati ai diversi disturbi e alle diverse fasce di età. Bollea, ispirato dalla personale conoscenza con lo Psicologo svizzero
Jean Piaget, promosse un approccio altamente specifico nella presa in carico del bambino e del suo ambiente di vita, che tuttora caratterizza la terapia della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva. La specificità di questa professione non è dunque da ricercarsi nelle patologie di interesse, quanto nell’opportunità di realizzare un percorso di cura rispettoso dell’individualità associata al processo di sviluppo, anche in presenza di condotte atipiche o francamente patologiche, in cui il Tnpee sostiene l’individuo in crescita, favorendo la maturazione di tutte le funzioni anche se non completamente integre, per trasformarle in abilità.
A livello internazionale quale situazione emerge per la riabilitazione in età evolutiva?
L’organizzazione dei sistemi sanitari è caratterizzata da modelli estremamente diversificati a livello internazionale, differenze che includono i sistemi di finanziamento, la tipologia di prestazioni erogate, le caratteristiche dell’utenza beneficiaria e anche le caratteristiche formative dei professionisti sanitari e non. Nei Paesi della Comunità europea esistono figure che operano in età evolutiva, ma che non provengono da percorsi formativi dedicati all’acquisizione di competenze specifiche per l’età pediatrica e adolescenziale.
In particolare in Francia e in alcuni paesi del nord Europa, tra i professionisti sanitari più vicini per ambiti di intervento e condivisione dei saperi, troviamo lo
Psychomotricien (psicomotricista), un professionista sanitario che effettua interventi terapeutico-riabilitativi maggiormente orientati all’area psichiatrica ed estesi ai vari cicli della vita. Nei paesi balcanici, in particolar modo in Grecia, è presente la figura dell’Ergoterapista, che pratica un intervento non esclusivo per l’età evolutiva e orientato principalmente alla funzione motoria degli individui trattati. Nei Paesi di matrice anglosassone e negli Usa sono presenti dei professionisti esperti di Developmental Therapy (DT) e Neurodevelopmental Therapy (NDT), che realizzano interventi rivolti a soggetti con bisogni speciali, principalmente nella fascia di età compresa tra 0 e 5 anni, prevedendo competenze di intervento trasversali e globali nello sviluppo del soggetto in età evolutiva.
Nonostante gli importanti sforzi da parte degli stessi professionisti impegnati in contesti formativi e universitari, la moltitudine di denominazioni della figura crea inevitabilmente grandi difficoltà nel mercato del lavoro internazionale e nella mobilità della figura sanitaria, infatti ad oggi non vi è una figura con le stesse specificità del Tnpee, in quanto le competenze teoriche e pratiche del Tnpee risultano frammentate e parcellizzate in una molteplicità di professionisti differenti, penalizzando la rilevanza e la specificità della formazione professionale, condizione di primaria importanza per l’utenza in età evolutiva.
Anche l’organizzazione del sistema scolastico e sociale nei Paesi esteri prevede notevoli differenze culturali in termine di inclusione e integrazione della disabilità nei comuni contesti di vita e questo dovrebbe far riflettere gli esperti e i ricercatori sulle posizioni esterofile, in cui spesso vengono acquisite LG fondate sulle caratteristiche dei tessuti sociali in cui si dispiegano, non sempre generalizzabili di
default. L’Italia è nutrita da una cultura del neuro sviluppo e un’attenzione ai bisogni educativi “speciali” che non ha paragoni con altre culture, in termini di qualità della letteratura,
expertise e di profili professionali estremamente specializzati per l’area pediatrica, pertanto la specificità del nostro profilo professionale nelle occasioni di incontro in ambito formativo e di ricerca, viene enormemente apprezzato anche da altri professionisti e in altri contesti internazionali.
La riabilitazione in età evolutiva vede conflittualità o confusioni tra professionisti diversi?
L’area della riabilitazione nel nostro paese comprende molte figure professionali che sono il retaggio positivo di una storia complessa e articolata che ci vede anche all’avanguardia nel mondo sul piano legislativo e sul piano delle conoscenze maturate nell’ambito dell’assistenza alle persone con fragilità.
Ad oltre 25 anni dall’emanazione dei profili professionali da parte del Ministero della Sanità occorre ricordare l’origine comune della classe riabilitativa, dimostrata dalle numerose aree di trasversalità, che motivano e sostengono la necessità di una cultura caratterizzata dall’inter-professionalità e dalla multidisciplinarietà.
La scommessa, a nostro avviso, è definire il contributo che ogni disciplina può fornire nella visione clinica e nella presa in carico, a partire dal proprio sfondo teorico di evidenze e di buone prassi ricavate e promosse attraverso il collegamento con la letteratura e la ricerca. Ultimamente si fa strada un concetto di inter-professionalità che personalmente mi suggestiona, poiché apre una riflessione su quelli che potrebbero essere a lungo termine gli sviluppi delle nostre professioni anche sul piano formativo.
Il Tnpee condivide con l’intera classe delle professioni della riabilitazione (L/SNT2) una
mission votata alla promozione del benessere e dell’
empowerment dell’intero network ambientale dell’assistito, in particolare in situazioni di malattia. La coesistenza, l’applicazione e l’integrazione di modelli teorici e competenze pratiche, rappresentano un elemento distintivo ed esclusivo delle professioni sanitarie appartenenti alla classe della riabilitazione, che condividono cultura di base e visione, quest'ultima caratterizzata dalla centralità della persona. Nell’ambito dell’intervento riabilitativo il Tnpee si differenzia per l’ottica focalizzata esclusivamente all’età evolutiva e ai processi che sottendono lo sviluppo in tutte le sue forme.
Per i professionisti Tnpee la specificità dell’intervento risiede nella metodologia di approccio ai vari livelli dell’attività clinica, quali osservazione, valutazione e intervento, che considera il soggetto nella sua interezza e globalità, realizzando una presa in carico dell’intera complessità delle funzioni che si vanno organizzando in questa peculiare fascia di età compresa da 0 ai 18 anni di vita.
All’interno dei servizi dedicati all’età evolutiva dovrebbero sempre essere adeguatamente presenti tutte le figure multidisciplinari necessarie per i percorsi diagnostici, terapeutici e riabilitativi, come raccomandato dal Piano di azioni nazionale per la salute mentale (Pansm), in cui si evidenzia come l’intervento multidisciplinare e interprofessionale debba essere la regola. Data la specificità dei disturbi neuropsichiatrici è importante che la presa in carico riabilitativa sia una componente integrante del processo di cura, il quale deve prevedere dei nuclei funzionali interprofessionali con competenze specifiche, in raccordo con la rete dei servizi socio-sanitari.
Le équipe in cui siamo inseriti vedono la collaborazione ormai consolidata tra i vari profili professionali dell’area e pertanto all’interno dell’ambiente sanitario ogni professionista è chiamato a soddisfare il bisogno di salute dell’utenza di riferimento in considerazione non solo della propria formazione ma anche dell’expertise maturata. Le collaborazioni interprofessionali sono costantemente presenti anche al di fuori del contesto strettamente sanitario, in considerazione della necessità di estendere gli interventi rivolti all’età evolutiva anche ai differenti contesti di vita, rappresentati dalla dimensione educativa, scolastica e socio-sanitaria.
In questi contesti è possibile individuare una prima criticità nella maggiore ambiguità di figure che non presentano contorni definiti, in grado di caratterizzare chiaramente ambito e obiettivi di intervento.
Una seconda criticità più generale è riferibile al frequente riscontro di errori di nomenclatura delle prestazioni, generati da una diffusa confusione terminologica nella compilazione della prescrizione medico-riabilitativa, che spesso vede trascritta l'indicazione alla “terapia psicomotoria” o ancor più ambiguamente alla “psicomotricità” invece che alla “terapia neuro-psicomotoria o alla riabilitazione neuro-psicomotoria”.
Questi errori generano confusione nell’utenza e spazi di ambiguità a cui è fondamentale rispondere sul piano delle competenze anche giuridiche e di sistema. Occorre considerare che la disomogeneità nella compilazione della prescrizione medica impedisce un’analisi appropriata circa il numero e la quantità di prestazioni sanitarie erogate per gli interventi neuro-psicomotori, dati che sarebbero informativi degli aspetti epidemiologici in merito ai disturbi trattati, all’attesa relativa alla presa in carico e alla possibilità di accedere alla riabilitazione neuro-psicomotoria, numeri che concorrerebbero ad una migliore programmazione sanitaria.
Una chiara comunicazione, a partire dalla compilazione della richiesta, è imprescindibile per contrastare l’abusivismo professionale e proteggere i cittadini da cattive pratiche e ambiguità di prestazioni, ancor più in età evolutiva, periodo in cui un intervento inappropriato - nella tipologia e nella modalità di somministrazione - annulla la capacità protettiva e curativa della terapia, esponendo i piccoli assistiti a fattori di rischio prodotti dagli stessi interventi erroneamente definiti “terapeutici”.
Infine, un ulteriore confusione proviene dal panorama formativo, infatti negli ultimi anni sono proliferati corsi che millantano titoli di specializzazione che abilitano all’applicazione di metodologie e interventi tipici dei professionisti sanitari, in particolare nell'area della riabilitazione. Tuttavia approfondimenti disciplinari e metodologici, non attribuiscono in alcun modo l’acquisizione di titoli e attributi qualificanti un profilo professionale e situazioni di questo tipo vanno opportunamente affrontate con le Istituzioni coinvolte nella formazione e nel contrasto dell’illegalità.
Qual è la sua opinione sulla seconda Conferenza per la Salute mentale a 20 anni dal 2001? L’età evolutiva non è stata certo al centro, siete stati coinvolti?
La salute mentale in età evolutiva è un tema centrale e critico per l’organizzazione dei servizi sanitari. Negli ultimi anni rapporti ufficiali, documenti e linee di indirizzo hanno registrato e discusso coralmente un costante aumento della domanda, un persistente stato di vulnerabilità dei servizi, criticità e disomogeneità nelle risposte. La qualità delle cure e l’integrazione delle competenze negli interventi preventivi e abilitativi orientati alla salute mentale dell’età evolutiva rappresentano per il nostro Paese un merito distintivo nel contesto internazionale. Linee di indirizzo e documenti programmatici presentano un’elevata complessità di intenti, che promuovono azioni di indubbia efficacia, ma tempi di attuazione, assegnazione e uso delle risorse molto spesso critici. L’assenza di un’adeguata attenzione alle tematiche dominanti nelle differenti età della vita, inclusa l’età evolutiva, è stato inatteso. L’età evolutiva è stata dimenticata a tutti i livelli di riflessione.
Ci sono stati pochi ma validi interventi di professionisti sanitari della riabilitazione impegnati nel settore, ma complessivamente il tema è risultato prevalentemente sviluppato nell’età adulta, probabilmente in ragione di una difficoltà riorganizzativa e culturale dei modelli di riferimento (quest’ultima correlata alla dominanza delle discipline psichiatriche), che complicano la realizzazione di una piena inclusione dei servizi di neuropsichiatria infantile all'interno dei Dipartimenti di salute mentale. Negli ultimi anni ci sono state delle evoluzioni in ambito preventivo, in cui si è maggiormente convenuto sulla necessità di intervenire precocemente in presenza di tutti quei fattori di rischio o di resilienza che fanno parte proprio dell’esperienza della prima infanzia, epoca in cui si costruiscono i presupposti del benessere mentale della persona. I Tnpee, a partire dal razionale generato dalla neuropsichiatria italiana, da sempre sono impegnati nella promozione della salute mentale in età evolutiva e nella produzione della letteratura di settore, contribuendo ad arricchire l'ambito disciplinare attraverso numerose esperienze cliniche documentate e documentabili secondo i principi dell’Ebm e delle buone prassi.
La pandemia Covid-19 ha inciso in modo rilevante sulla qualità di vita dei minori. Il Pnrr come dovrebbe rispondere?
La questione è di sicuro molto ampia. Il fenomeno ha coinvolto una popolazione molto variegata in termini di fasce evolutive che non possono essere compresse nel termine “minori” date le enormi differenze in termini di quotidianità, esigenze e criticità incontrate. D’altra parte, come espresso in precedenza, è questa visione mirata alle caratteristiche tipiche della fase di sviluppo contraddistinta dall’età, che caratterizza la visione del Tnpee nelle caratteristiche del suo intervento.
La pandemia ha avuto effetti in ogni fascia di età; stiamo cominciando a studiare nei limiti di un fenomeno ancora drammaticamente in corso.
Intanto, è doveroso distinguere tra utenti che per problematiche varie erano già seguiti dai servizi territoriali e quelli che hanno vissuto questo periodo senza poter ricevere alcun tipo di sostegno.
Nel primo caso - con le dovute eccezioni e disomogeneità regionali che impediscono un ragionamento complessivo - si è riusciti a rispondere alle richieste di continuità assistenziale attraverso il ricorso e l’implementazione di strumenti come la teleriabilitazione, il teleconsulto, la teleassistenza e a volte anche la telediagnosi . Tali strumenti, già in uso da parte di molti professionisti sanitari della riabilitazione, si sono rivelati utilissimi per mantenere non solo il contatto con gli assistiti e le loro famiglie, ma anche per poter continuare in modo efficiente ed efficace il progetto riabilitativo .
Questa nuova situazione ha anche permesso, in molti casi, un rapporto più stretto con i
caregivers che hanno avuto la possibilità di condividere maggiormente il piano di intervento e i progressi dei bambini durante il trattamento.
L’osservazione, la valutazione, l’identificazione degli obiettivi e l’intero progetto terapeutico si sono costruiti con modalità adattate alla situazione, scoprendo ed evidenziando alcune risorse che saranno utilizzate anche in fase post pandemica. L’abitudine clinica del Tnpee a costruire progetti altamente individualizzati per fascia di età e profili di sviluppo si è dimostrata particolarmente utile in risposta alla modificazione repentina del
setting che non ci ha colti impreparati.
L’intervento è stato possibile in modo diretto e sincrono con i bambini o indiretto e asincrono quando è stato possibile avvalersi della collaborazione dei
caregivers. In generale l’interruzione dell’intervento si è verificata in pochissime situazioni.
Sottolineo che, a partire da giugno del 2020, non appena è stato possibile, quasi tutti i trattamenti abilitativi e riabilitativi per l’età evolutiva sono ripresi anche in presenza garantendo un servizio che, tranne per situazioni contingenti o particolari, non si è mai più interrotto. Questo dato risulta ulteriormente significativo in tutte quelle situazioni in cui i bambini non hanno più potuto frequentare la scuola in presenza.
Gli effetti della pandemia sul secondo gruppo di “minori”, quelli che non erano già collegati ai servizi , si stanno palesando drammaticamente in questi ultimi mesi, in cui tutti i servizi territoriali di neuropsichiatria infantile, gli ospedali, i centri di riabilitazione convenzionati gli studi privati si trovano sovraccarichi e a volte impossibilitati a rispondere alle richieste che provengono da fasce di popolazione molto eterogenee e che non avrebbero mai pensato di doversi rivolgere ai nostri servizi .
Stiamo riscontrando una grande sofferenza nei bambini della fascia d’età 0-6 anni, espressa dall’aumento di varie tipologie di disturbi sia psicosomatici che neuro psicomotori in termini di ridotta interazione sociale, difficoltà comunicative e comportamentali in assenza di quadri chiaramente patologici o riferibili a disturbi o disordini del neuro sviluppo conclamati.
Riceviamo richieste numericamente significative di valutazione per disturbi aspecifici di apprendimento soprattutto per quei bambini o ragazzi che si trovano nella transizione tra la scuola primaria e la scuola secondaria e che durante la pandemia nel passaggio da un ciclo didattico al successivo hanno patito una forte carenza o un’instabilità sul piano formativo didattico; proprio in queste settimane risuona il dibattito politico scaturito dai risultati delle ultime prove Invalsi.
Altra categoria in forte aumento sono i disagi espressi a livello comportamentale in termini di iperattività, impulsività, aggressività, inibizione e veri e propri fenomeni di dipendenza dai
device associata ad una significativa riduzione dell’attività motoria e di socializzazione.
Una vera emergenza sociale è rappresentata dalla sofferenza degli adolescenti ben descritta in numerosi articoli scientifici e costantemente riportata dai media.
A questo quadro appena abbozzato, e di sicuro non esaustivo, il Pnrr può rispondere , tra l’altro, recependo le proposte che la FNO TSRM e PSTRP sta per fornire in questi giorni, a conclusione di un lavoro intenso svolto in sinergia tra Commissioni di albo nazionali e il Comitato centrale per tutte le macro aree interessate.
Tra le proposte, oltre alla inderogabile necessità di aumentare in termini numerici la presenza dei professionisti negli organici delle strutture pubbliche territoriali e ospedaliere, è auspicabile la realizzazione di una visione sinergica e interprofessionale per rispondere alle esigenze di una nuova medicina basata sul territorio e centrata sull’intervento nei contesti di vita di tutti i cittadini, soprattutto delle fasce deboli come l’età evolutiva.
Nello specifico, i Tnpee rappresentano una professione che in questa fase può svolgere un ruolo centrale nell’intercettare, proprio nei vari contesti di vita educativa e sociale, tutte quelle situazioni di rischio che, se sostenute tempestivamente, potrebbero non esitare in situazioni francamente patologiche, che in fase cronica, necessitano di interventi più costosi, prolungati nel tempo e meno efficaci.
Precocità, tempestività, intensità, coinvolgimento dei
caregivers sono aspetti che mutuati dai principi cardine dell’Ebm per i disturbi multi-complessi del neuro sviluppo dovrebbero , in una situazione di tale emergenza, costituire l’ossatura di una operazione di prevenzione primaria e secondaria in cui il Tnpee potrebbe fornire un contributo fondamentale, in sinergia con tutti i colleghi delle équipe dei servizi pediatrici e dei dipartimenti di neuropsichiatria infantile e di salute mentale , contribuendo alle attività di individuazione precoce dei soggetti a rischio evolutivo e di promozione del benessere e dello sviluppo neuro-psicomotorio a partire dalla prima infanzia.
Prima che la pandemia ci travolgesse, tra i vari progetti di interesse per l’età evolutiva vi era la proposta di reintroduzione della medicina scolastica, già prevista dalla Legge 23 dicembre 1978, n. 833. Il dibattito ha coinvolto anche la vostra testata. È nostra convinzione che l’attivazione di un sistema di sorveglianza in un contesto predominante nella vita di bambini e adolescenti, come è la scuola, possa instaurare maggiori sinergie tra contesto educativo e sanitario, al fine di intercettare tempestivamente, nell’ambiente di vita, tutte le vulnerabilità dei processi evolutivi, promuovendo, in sinergia con gli insegnanti, la costruzione di un miglior contesto a sostegno delle potenzialità di ogni bambino affaccendato nella realizzazione del proprio percorso di crescita.
Il Tnpee è presente nel servizio pubblico? Quanti siete, cosa dovrebbe migliorare?
I Tnpee iscritti agli Ordini e agli elenchi speciali a esaurimento raggiungono quasi le 6000 unità all’interno della FNO TSRM e PSTRP. Si tratta di numeri importanti, sebbene vi siano diverse criticità in merito alla distribuzione dei professionisti e alla disomogeneità dei territori regionali. Come per tutte le figure dell’area riabilitativa, i professionisti dipendenti nei comparti pubblici di aziende ospedaliere o territoriali, sono una percentuale esigua che si attesta intorno al 5-10% del totale dei professionisti. Le realtà in cui trova massima rappresentatività la figura del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'età evolutiva, sono le strutture di riabilitazione in regime di convenzione con il Ssn e gli studi privati. A livello territoriale si è sostenuta l’analisi del fabbisogno attraverso la stesura di numerosi documenti che individuano carenze di professionisti a tutti i livelli di competenza della professione (prevenzione, valutazione, processi clinico-diagnostici e terapeutico-riabilitativi), condizione per la quale attraverso le attività delle Commissioni di albo provinciali sono stati promossi bandi finalizzati al potenziamento della presenza della figura all’interno dei diversi dipartimenti e unità, con l’obiettivo di raggiungere nel tempo il numero necessario. La naturale collocazione del Tnpee risulta essere all'interno delle U.O .Neuropsichiatria psicologia infanzia e adolescenza (Npia) delle Ao e delle Asl, in considerazione del legame con la pratica clinica della Npia, ma non solo; infatti, il Tnpee collabora anche con i professionisti della pediatria, ambito in cui trovano massimo campo di applicazione le conoscenze relative alle tecniche di promozione dello sviluppo e di educazione terapeutica rivolta alla famiglia. Dunque nell’ambito della medicina di comunità, il Tnpee dovrebbe essere inserito nei Dipartimenti materno-infantili, nella pediatria di comunità, in terapia intensiva neonatale e in tutti i contesti educativi, didattici e inclusivi.
L’analisi della distribuzione della figura professionale sul territorio nazionale evidenzia significative discrepanze della reperibilità di questi professionisti tra i territori in cui sono presenti i corsi di laurea in terapia della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva e i territori che ne sono privi. Tali difformità impediscono agli utenti in età evolutiva e alle loro famiglie di accedere alla riabilitazione neuro-psicomotoria, e pertanto di ricevere risposte specifiche per l’età e specifiche per i disturbi. In molti territori la presenza dei Tnpee è ancora insufficiente, condizione spesso testimoniata da inaccettabili liste di attesa e lasciando spazio ad interventi erogati da figure non abilitate con fenomeni di abuso professionale. Gli elementi qualificanti di un buon intervento in età evolutiva devono essere tempestività, appropriatezza e specificità per età e disturbo; condivisione con la famiglia e personalizzazione in base al contesto e le possibilità individuali; approccio globale e integrazione delle risorse; multiprofessionalità (non intesa in senso di professionalità interscambiabili) e multidimensionalità (contrastando impostazioni eccessivamente settoriali e l’assenza di modelli organizzativi collegiali). Non ultime la continuità longitudinale e trasversale che necessita di un’elevata integrazione tra i diversi livelli dei servizi e i diversi professionisti. Il soddisfacimento della totalità dei requisiti elencati richiede programmazione e distribuzione di un sufficiente numero di professionisti nei vari territori italiani.
Veniamo infine al rapporto con la FNO TSRM e PSTRP.
La nascita della FNO TSRM e PSTRP sul piano dell’architettura politico-amministrativa resta una delle operazioni più complesse mai prodotte nel nostro Paese all’interno del settore ordinistico e riguarda centinaia di migliaia di professionisti sanitari e milioni di utenti da questi seguiti quotidianamente.
La prospettiva è nata dalla reciproca disponibilità delle parti interessate - ovvero Ordine dei TSRM e Associazioni maggiormente rappresentative delle professioni sanitarie - a pensare a qualcosa di nuovo, che potesse sostenere un processo di crescita del settore, anche a costo di “perdere” qualcosa in termini di specifica rappresentatività.
Tale disponibilità ha permesso di dare avvio, dal 2018, ad una macchina organizzativa estremamente complessa per dimensioni e caratteristiche, dovendo assorbire 19 differenti profili professionali.
Le pressioni dall’esterno e dall’interno sono state e sono enormi, le aspettative altrettante , a volte anche a rischio di una difficile comprensione di quelli che sono i compiti, i confini, e le responsabilità che sono di pertinenza dell’Ordine.
È importante sottolineare come a partire dal settembre 2020, con la costituzione delle Commissioni di albo nazionali, si è arricchita la fase di implementazione di tutti gli organi vitali per il buon funzionamento della Federazione.
Quotidianamente centinaia di professionisti impegnati nel ruolo di rappresentanza, sia a livello territoriale che nazionale, stanno dedicando tantissimo tempo per far si che questa realtà possa effettivamente dispiegare tutto il suo potenziale politico a tutela in primo luogo dei cittadini e poi dei professionisti stessi. Le criticità sono ancora tante, sia in termini operativi che in termini di comunicazione, ma in gran parte inevitabili e causate dalla necessità di lavorare al rodaggio interno non solo dei singoli organi ma anche dei sistemi di collegamento dei singoli organi tra di loro.
Il tempo darà ragione di questo enorme e non sufficientemente noto lavoro svolto da tanti colleghi che stanno costruendo le fondamenta di questa costruzione affascinante ma anche fragile nella sua articolazione.
Tutto ciò sarebbe già molto impegnativo in condizioni “normali”; ma non possiamo dimenticare che l’effetto della pandemia ha reso più difficile il compito moltiplicando gli impegni sia professionali di ognuno di noi, ma anche di rappresentanza e di
governance, richiedendo rapide capacità di analisi e di risposta in merito ad accadimenti che continuano a scorrere quotidianamente sotto in nostri occhi.
Proprio in queste ore, mediante la possibilità di condividere proposte per il Pnrr da parte dei nostri organi, rispondiamo all’irripetibile opportunità di contribuire in modo attivo ad un ripensamento sul modello di Salute e di Benessere che vogliamo costruire non solo per noi ma anche per le generazioni future.
In sintesi , quella che sembrava una scommessa anche molto azzardata, alla luce di ciò che sta accadendo, potrebbe mostrarsi come un modello vincente a patto che la FNO pensi, operi , rifletta in termini di sinergie e obiettivi comuni senza perdere di vista la specificità e la storia di ciascuna professione rappresentata.
La presenza capillare dei nostri iscritti sul territorio nazionale e in tutti i settori pubblici e privati può davvero migliorare efficienza ed efficacia di un Sistema sanitario nazionale volto realmente al servizio della persona, con una visione di comunità, che sappia dialogare con il mondo che lo circonda e sappia fornire risposte alle esigenze di una medicina radicata nel territorio.
La nostra Commissione di albo nazionale, le nostre Commissioni di albo territoriali e tutti i Tnpee italiani sono pronti per questa sfida.
Lorenzo Proia
Leggi le interviste precedenti: Audiometristi (Cino); Perfusionisti (Scali); Tecnici di neurofisiopatologia (Broglia); Podologi (Cassano); Terapisti occupazionali (Della Gatta); Tecnici ortopedici (Guidi); Ortottisti (Intruglio); Tecnici della riabilitazione psichiatrica (Famulari); Audioprotesisti (Gruppioni); Assistenti sanitari (Cavallo); Dietisti (Tonelli).
26 luglio 2021
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lavoro e Professioni