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Specializzandi. “Urgente ripensare alla formazione per la medicina del territorio. Serve una riforma”


Per Aim, Sigm, Federspecializzandi e Movimento Giotto serve un rinnovamento culturale e scientifico della medicina generale, che deve avvenire attraverso una riforma della formazione: “Non sono accettabili soluzioni volte a giustificare in nome della formazione qualcosa che di formativo ha ben poco”. E il Pnrr è una proficua opportunità per riorganizzare e potenziare la medicina del territorio dal punto di vista formativo e professionale

29 LUG - “Il Pnrr indica le Case di Comunità come punti strategici di erogazione dell’assistenza sanitaria primaria secondo una presa in carico globale ed un approccio bio-psicosociale.
 
Tuttavia, non basta creare meri contenitori per garantire una risposta efficiente ai bisogni di salute, ma è necessario riempirli di contenuti, ovvero di professionisti preparati secondo quest’ottica. Per cambiare i modelli organizzativi, infatti, è necessario partire dai modelli formativi”
 
È questa l’indicazione che arriva da Aim, Sigm, Federspecializzandi e Movimento Giotto in un comunicato congiunto.
Per gli specializzandi bisogna porre le basi “per formare in modo efficace i profili professionali indispensabili a governare il cambiamento, ovvero medici di famiglia, pediatri di libera scelta, dipartimenti di prevenzione, medici di sanità pubblica, geriatri e i medici di comunità e cure primarie”. O tutto sarà inutile

A questo, ricordano, si accompagna il fatto che la transizione demografica, epidemiologica e sociale, in atto da tempo, manifesta la necessità di un’assistenza primaria volta ad un modello proattivo, incentrato sulla promozione della salute e sulla prevenzione, e a dare risposta ai rinnovati bisogni di salute della popolazione, determinati dalla crescente prevalenza delle patologie croniche e delle multi-morbilità.
 
Ma aggiungono è inoltre “doveroso riconoscere il ruolo fondamentale che i medici di medicina generale svolgono ogni giorno. Risulta altresì necessario ridiscutere le esigenze di un sistema territoriale che vive una carenza cronica di professionisti e problemi strutturali che rendono più urgente che mai un cambio di rotta. In questo contesto, il Pnrr è una proficua opportunità per riorganizzare e potenziare la medicina del territorio dal punto di vista formativo e professionale partendo dalla disamina delle criticità slatentizzate dall’emergenza”.

Tra gli obiettivi da raggiungere ci sono, in primo luogo il rinnovamento culturale e scientifico della medicina generale, “che deve avvenire attraverso una riforma della formazione, ancorata tuttora ad un sistema formativo non universitario, frammentato in corsi regionali estremamente variabili, poco professionalizzante, nel quale mancano dottorati di ricerca, un Settore Scientifico Disciplinare (Ssd) o un dipartimento universitario di cure primarie ed un core curriculum che stabilisca in modo univoco competenze da acquisire, obiettivi formativi da raggiungere e prove formali di verifica”.
 
Tra i profili professionali centrali sul territorio, Aim, Sigm, Movimento Giotto e Federspecializzandi suggeriscono il coinvolgimento del medico specialista in Medicina di Comunità e Cure Primarie “La mission della Scuola è quella di formare specialisti nel settore della medicina di famiglia e di comunità, per ricoprire ruoli dirigenziali nell’ambito della medicina di famiglia e di comunità (Dm Murst 07.03.1996), in sintonia con i principi della Primary Health Care dell’Oms e dell’Organizzazione Mondiale della Medicina Generale Wonca, e sono ambiti professionali di competenza di tali specialisti la Medicina Generale, le Cure Palliative e l’organizzazione dei servizi sanitari di base. Tuttavia attualmente dei 3 ambiti di competenza professionali, definiti dal Decreto Interministeriale Salute-Miur, l’unico che non trova tuttora applicazione dopo cinque anni è l’ambito della medicina generale. Appare quantomeno complesso comprendere il motivo per il quale in Italia sia consentito a tutti i medici non specificamente formati di esercitare quali Medici di Medicina Generale, mentre tale possibilità non viene data agli specialisti in Medicina di Comunità e Cure Primarie, una contraddizione che non trova fondamento se si considerano le competenze da acquisire, bensì appare come una mera volontà politica volta al mantenimento dello status quo.

Le proposte
“Auspichiamo – concludono – dunque che, alla luce di tali premesse, si pongano le basi per una riflessione costruttiva, scevra da contrasti di natura politica o culturale, che hanno rappresentato storicamente l’ostacolo principale all’accoglimento delle proposte sul tema, per dare una concreta ed efficiente applicazione di quanto delineato dal Pnrr attraverso il riordino della Scuola di specializzazione in ‘Medicina Generale, di Comunità e Cure Primarie’ a partire dall’attuale Scuola di specializzazione in Medicina di Comunità e Cure Primarie. Non sono accettabili invece soluzioni volte a giustificare in nome della formazione qualcosa che di formativo ha ben poco. Serve invece la massima attenzione sul tema con l’obiettivo comune di formare professionisti capaci di rispondere alle nuove sfide e ai bisogni di Salute della Popolazione”.

 

29 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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