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Medici di famiglia. Sisac presenta bozza rinnovo della convenzione. Ma i sindacati la bocciano 

di L.F.

Mercoledì 8 settembre dovrebbero aprirsi le trattative per la stipula dell’Acn 2016-2018. Un accordo però che nasce già vecchio e dove, non essendo ancora stata definita la riforma generale del territorio, si ripresentano i classici modelli di Aft e Uccp. La Fimmg già alza le barricate. “La nostra professione deve evolvere in una direzione che l’attuale proposta non soddisfa, anzi in molti passaggi ostacola”. E anche la Cgil Medici si dice contraria: “Prima capire cosa si deciderà col Pnrr”. LA BOZZA

06 SET - È prevista per mercoledì 8 settembre la convocazione da parte della Sisac dei sindacati dei medici di famiglia per il rinnovo della convenzione. In realtà si tratta del rinnovo 2016-2018 su cui tra l’altro le risorse sono già state anticipate l’anno scorso. Ma i sindacati si oppongono. La bozza inoltrata ai sindacati, a dire il vero non contiene novità di rilievo e ricalca nella sostanza la convenzione di 10 anni fa in cui si parla di Aft e Uccp. Le variazioni riguardano più aspetti della rappresentatività sindacale e sul procedimento disciplinare. Inoltre, viene data la possibilità di estendere il massimale di assistiti a 1.800 per i medici che lavori in studi di grandi dimensioni multiprofessionali.
 
Insomma, le novità sono poche e non si tiene conto delle innovazioni che sono allo studio tipo le Case della Comunità. Certo, si dirà, la riforma generale del territorio è ancora un cantiere e quindi sarebbe stato difficile inserire qualcosa in questo ‘vecchio’ rinnovo.  Della serie, chiudiamo intanto questo accordo e poi vediamo per il futuro cosa deciderà la politica.
 
Sta di fatto però che il testo non piace alla Fimmg che chiede proprio maggiore chiarezza sul futuro e non vuole dare l’idea, con un’eventuale firma senza garanzie sul domani, che tutto vada bene così com’è. Anche perché il sindacato è in forte fibrillazione e non è escluso che nei prossimi mesi possa alzare il livello della protesta
 
“Non si andrà al rinnovo 2016-2018 dell’ACN della medicina generale finché non saranno affrontate e risolte le numerose contraddizioni da parte delle Regioni che da un lato continuano a proporre il modello precedente alla pandemia, che non tiene conto del fatto che il mondo è cambiato e che la nostra professione deve evolvere in una direzione che l’attuale proposta non soddisfa, anzi in molti passaggi ostacola; e dall’altro mettono in discussione la centralità della medicina generale nelle sue funzioni fondanti”. Si legge nella conclusione della Segreteria Nazionale della FIMMG, riunitasi dal 1 al 3 settembre a Roma per discutere del rinnovo della Convenzione e delle prospettive della categoria anche in relazione al PNRR.
 
“La bozza di Accordo presenta due ordini di criticità inaccettabili – spiega il Segretario Generale Silvestro Scotti –, da un lato si mettono in discussione elementi fondanti la nostra professione, quali la scelta fiduciaria e l’autonomia organizzativa su cui la categoria non è disposta ad alcun compromesso, che metterebbe in pericolo la tenuta stessa del SSN; dall’altro si propongono elementi di subordinazione, anche attraverso la sottrazione di risorse a favore di modelli mai realizzati e già superati dai progetti di riorganizzazione post pandemica sui quali siamo disponibili a dare il nostro contributo progettuale e professionale”.
 
“Occorre un ACN nuovo – prosegue Scotti – che delinei senza incertezze il ruolo e le funzioni del medico di medicina generale dei prossimi anni, figura centrale nella sua capillarità e prossimità all’interno del sistema di studi professionali in cui i micro-team esercitino come rete spoke del territorio. Funzioni prioritariamente rivolte a temi quali la prevenzione, la domiciliarità e la cronicità, il cui Piano Nazionale è stato affidato dalle stesse Regioni e con l’Accordo stralcio del 2018 alla medicina generale ma che le stesse regioni oggi si rimangiano, attribuendolo con ambiguità anche a sistemi slegati dal rapporto fiduciario quali le case di comunità o inappropriati quali le farmacie, elementi del SSN con cui la medicina generale deve interagire ma non confondersi”.
 
“Presenteremo nelle prossime settimane una nuova proposta innovativa, capace di coniugare gli elementi fondanti la professione con le necessità di innovazione e sviluppo determinati dalla rapida trasformazione dei nostri tempi, oltre che dal ricambio generazionale che la categoria sta velocemente attraversando anche all’interno di FIMMG. Fiduciarietà, Prossimità e Professionalismo – conclude Scotti - da controproporre alla risposta strutturale, come progetto per la salute e non di sanità, a garanzia di un SSN pubblico e per evitare una deriva privatistica in mano al capitale dell’offerta di assistenza territoriale. Alle Regioni chiediamo chiarezza e rinnoviamo la nostra disponibilità al confronto per una riprogrammazione condivisa delle necessarie riforme che il nostro tempo impone”.
 
“Ad oggi da parte nostra non ci sono le condizioni per sottoscrivere il rinnovo della convenzione”, commenta il segretario della Fp Cgil Medici, Andrea Filippi. “Innanzitutto vi è un problema di metodo dato che molti punti della bozza non sono stati discussi e sul tavolo rimangono molti nodi irrisolti. Ma il punto dirimente è che alla luce di quanto previsto dal Pnrr per quanto riguarda la riforma della medicina territoriale prima di procedere ad un rinnovo della convenzione occorre capire il disegno del Governo per quanto riguarda il futuro della medicina generale, pensiamo solo alle Case della Comunità per esempio. Aspetti che ad oggi sono emersi solo in alcune bozze e di cui non vi è traccia nella proposta di rinnovo formulata dalla Sisac”.
 
“Da parte nostra – conclude Filippi – restiamo convinti che sia opportuno approdare ad un modello basato sulla dipendenza che metta tutti gli operatori del territorio entro un’unica cornice e affidi ai medici delle cure primarie il ruolo di dirigenti”.

06 settembre 2021
© Riproduzione riservata

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