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Pronto Soccorso. “Carenza di personale: si rischia la chiusura o l’interruzione del servizio”. L’allarme della Simeu


Il ricambio di medici non è più assicurato e i giovani medici sono sempre meno incentivati nel scegliere la specialità dell’emergenza urgenza perché il lavoro dei Ps è “gravoso, poco riconosciuto e non premiante”: tant’è che 456 borse di studio in medicina di emergenza-urgenza quest’anno non sono state assegnate

16 SET - “Sono molti, troppi i segnali in tutto il territorio nazionale che manifestano la progressione di una crisi grave che potrebbe ripercuotersi negativamente sulle consolidate abitudini delle persone. Il servizio di Pronto Soccorso, da tutti noi dato per scontato, è a rischio. Se non si interviene subito, con decisioni coraggiose, capaci di portare cambiamenti strutturali importanti, potremmo assistere alla progressiva chiusura o a radicali cambiamenti, in negativo, di questa funzione”.
 
Così la Simeu, la Società Italiana Medicina di Emergenza-Urgenza che da anni sollecita la politica e le istituzioni affinché “siano assicurati standard di prestazione equi per il personale sanitario che rappresenta, al fine di garantire il diritto alla cura per tutti, una corretta risposta qualitativa ai bisogni dei pazienti e soprattutto perché si sviluppi una visione per il futuro che condiziona anche la tenuta dell’intero sistema sanitario”.
 
Eppure, ricorda la Simeu in una nota, appelli e allarmi paiono cadere inascoltati, la situazione si fa sempre più critica e ci si avvicina sempre di più al punto di rottura “Il ricambio di medici non è più assicurato – spiega Salvatore Manca, presidente Nazionale Simeu – abbiamo lottato per avere un numero maggiore di borse di studio nella nostra specialità di medicina per poter colmare le debolezze di organico, che da anni denunciamo, con professionisti adeguatamente formati, ma i giovani medici sono sempre meno incentivati nel scegliere la specialità dell’emergenza urgenza perché quello che vedono oggi nei nostri pronto soccorso è un lavoro gravoso, poco riconosciuto e non premiante. Turni massacranti, il peso del decidere per la vita di un paziente, le ripercussioni legali, l’impossibilità di svolgere la libera professione, come invece altri specialisti fanno. A questo si aggiungono i casi di aggressioni verbali e fisiche di cui diventano facili vittime”.
 
E conclude la Simeu: “C’è un dato estremamente preoccupante: 456 borse di studio in medicina di emergenza-urgenza quest’anno non sono state assegnate.”

16 settembre 2021
© Riproduzione riservata

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