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Responsabilità professionale. Formazione ad hoc per i direttori sanitari e CTU scelti dalle categorie, le proposte degli odontoiatri di Aio


Sono questi per l’Associazione Italiana Odontoiatri due allegati imprescindibili alla legge Gelli-Bianco. Per questo scriverà per il Legislatore due proposte normative da attuare in tempi contenuti. È quanto emerso al termine del 9° Congresso politico svoltosi a Bologna

10 NOV - I direttori sanitari di struttura odontoiatrica devono avere una formazione ad hoc ed almeno 5 anni di anzianità di iscrizione all’Ordine. Inoltre, occorre monitorare i casi di contenzioso e incidere sulla formazione di consulenti tecnici ad hoc.
Sono queste le due indicazioni che arrivano dall’Associazione Italiana Odontoiatri che scriverà per il Legislatore due proposte normative da attuare in tempi contenuti.
Le indicazioni sono state lanciate al termine del 9° Congresso politico svoltosi a Bologna dove giuristi, esponenti della professione e rappresentanti dei pazienti si sono confrontati sui temi della Responsabilità in odontoiatria.
 
Insieme al Senatore Amedeo Bianco, padre della legge sulla responsabilità professionale del 2017, ed attualmente Presidente della Fondazione Onaosi numerosi altri relatori, Roberto Pardolesi, Docente emerito Diritto privato Università Luiss, l’Avv. Olindo Cazzolla, Visiting Professor presso Università Campus Biomedico Roma, l’Avv. Maria Maddalena Giungato, Avvocato Cassazionista e consulente OMCeO, Raffaele Iandolo Presidente della Cao Nazionale, Laura Filippucci giornalista di Altroconsumo, Alessandro ed Umberto Terzuolo Dottori commercialisti e Consulenti Aio, Marco Giacomo Gariglio Responsabile Aon per il Sistema Aio Protezione e Paolo D’Agostino Docente di Diritto Penale, Facoltà di Giurisprudenza, Università di Torino.
 
A spiegare la posizione Aio sui direttori sanitari è intervenuta l’Avv. Maria Maddalena Giungato,: “Bene la norma che impone ad ogni Struttura dove si esercita attività odontoiatrica di dotarsi di un direttore sanitario, che ha, anzitutto, il ruolo di contemperare gli interessi dell’impresa con la tutela della salute del paziente; ma occorre sensibilizzare e formare i direttori sanitari su cui incombono diverse e importanti responsabilità, in sede civile, penale e deontologica. Tanti sono i rischi per questa figura, ad esempio risponde di concorso in esercizio abusivo della professione se nella struttura lavora un collega che ha conseguito il titolo in un paese UE ma non è, per un qualsiasi motivo, iscritto all’Ordine”. Non solo, prosegue Giungato in caso di “prestanomismo” potrebbe essere “chiamato a rifondere l’Ordine, ente pubblico, se questo si costituisse parte civile, ferma restando l’estesa responsabilità disciplinare - frequente in caso di “pubblicità” irregolare - che non è assicurabile”.
Serve dunque una formazione specifica giuridica dei Direttori sanitari, perché possano svolgere al meglio le loro funzioni e, nel contempo, prevenire i contenziosi. “Comune al titolare di studio ed al direttore sanitario di struttura – prosegue Giungato – è la necessità di provare di aver fatto di tutto per prevenire un sinistro. Ordini di servizio ed indicazioni periodiche atte a provare una diligenza costante, verifiche e consulenze tecniche e perizie presentate per tempo, sono in grado di modificare gli andamenti processuali”.
 
Una sottolineatura va fatta anche sulla proposta relativa ai CTU, esposta dal Prof. Paolo D’Agostino dell’Università di Torino: “Nel sistema giuridico italiano, le sentenze della Corte di Cassazione contano molto di più che la legge in quanto costituiscono un precedente che, alla fine, condiziona tutta la categoria professionale. Ma chi controlla se quelle sentenze sono fondate su perizie scientificamente corrette? La legge Gelli Bianco del 2017 ha imposto ai giudici penali e civili di dare incarico ad un collegio di periti formato da un medico legale e da un professionista che abbia ‘esperienza pratica e specifica sulla materia oggetto del procedimento’. Il problema è che nessuno controlla la qualità di chi partecipa al processo come perito o CTU. Per tali ragioni – continua – è fondamentale che la Aio si doti di un gruppo di esperti sul territorio nazionale in modo da poter garantire che la scienza odontoiatrica entri nelle singole vicende processuali riguardanti gli iscritti: il tutto non solo per evitare che si creino dei precedenti giurisprudenziali fondati su principi scientificamente errati, ma anche garantire gli iscritti della correttezza del giudizio e della loro difesa. Inoltre, questa rete di consulenti Aio consentirebbe anche un monitoraggio sull’applicazione delle linee guida e delle buone regole di pratica odontoiatrica evidenziandone le lacune, le sovrapposizioni e le carenze: il tutto a favore del ruolo scientifico svolto dalla Aio”.

“La nostra Associazione, guardando al delicato tema del contenzioso in odontoiatria ha creato un modello che a partire da Aio Protezione – aggiunge il Presidente Nazionale Aio Fausto Fiorile – vuole costruire una vera e propria Assistenza qualificata a tutela dei soci che si dovessero trovare per qualche motivo in questo tipo di situazione. Non solo, partendo dal concetto di responsabilità inteso invece come valore intrinseco che ogni medico ed ogni dirigente di Associazione dovrebbe custodire nel suo agire quotidiano, Aio come associazione di categoria vuole conoscere, approfondire e studiare quello che avviene all’interno degli studi odontoiatrici quando, per vari motivi, si verifica un problema di relazione e comunicazione con i pazienti che si evolve in un contenzioso medico legale. Vogliamo lavorare soprattutto per prevenire i problemi. Per questo con AON, la più grande società di brokeraggio, abbiamo da oltre 5 anni attivato una copertura assicurativa di grande qualità per i nostri iscritti. Stiamo parallelamente lavorando per capire quali siano le cause più frequenti nel determinare i contenziosi al fine di offrire la migliore formazione ai professionisti utile per evitare errori”.

10 novembre 2021
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