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Come ricapitalizzare il lavoro in sanità? Trasformando i lavoratori in shareholders

di Ivan Cavicchi

L’idea è di andare oltre il lavoro dipendente o convenzionato ed entrare nella logica di una nuova specie di “operatore azionista”. In quanto shareoldern i lavoratori della sanità considerano il lavoro come un loro capitale che dovranno valorizzare il più possibile. Anche il management dovrà essere distribuito in modo diverso e con pesi diversi, tra direttori generali e operatori

03 NOV - Nel precedente articolo abbiamo anticipato l’idea che sia possibile finanziare in parte la retribuzione del lavoro migliorando le condizioni e le possibilità occupazionali dei lavoratori, ma a condizione che il lavoro produca un nuovo valore aggiunto. Se il lavoro riducesse sprechi, diseconomie, antieconomie, o incrementasse efficacia e appropriatezza, o producesse più salute o ancora si rendesse disponibile a delle riorganizzazioni, il lavoro farebbe risparmiare risorse e migliorerebbe le condizioni del mercato del lavoro. In questo caso a mio avviso sarebbe giusto che il risparmio prodotto retribuisca in parte chi lo ha reso possibile accrescendo nelle stesso tempo le possibilità occupazionali. Si pone quindi a noi tutti il problema di ripensare il lavoro come attività professionale, la sua natura pubblica, e le sue definizioni giuridiche-contrattuali.
 
L’idea di fondo è di andare oltre il lavoro dipendente o convenzionato ed entrare nella logica di una nuova specie di “operatore azionista” e passare dalla definizione di operatore quale stakeholder cioè quale semplice portatore di interesse ad una definizione di operatore quale shareholder cioè quale azionista del proprio lavoro (azionista, persona che possiede 'hold' una quota 'share' dell’azienda in cui lavora). Il principio guida della teoria dello shareholder value si fonda proprio sulla creazione del valore. Uno dei suoi scopi principali è di garantire per quanto è possibile la convergenza tra gli obiettivi degli azionisti e del management. In quanto shareoldern i lavoratori della sanità considerano il lavoro in sanità come un loro capitale che come qualsiasi capitale dovranno valorizzare il più possibile. Se l’operatore è uno shareolder per forza di cose dovremmo avere una azienda a manegement diffuso cioè il management dovrà essere distribuito ovviamente in modo diverso e con pesi diversi, tra direttori generali e operatori.

L’operatore azionista è un autore cioè un operatore che in cambio di autonomia garantisce responsabilità accettando di essere misurato sia sul piano dei compiti professionali da assicurare, sia sul piano dei risultati professionali da garantire. L’autore quindi non si limita a svolgere compiti ma garantisce degli impegni. Egli concorda con il management annualmente una previsione programmatica dell’attività concordando come e quanto retribuire gli obiettivi raggiunti, ha autonomia circa l’organizzazione che serve per il loro raggiungimento in accordo con la strategia globale dell’azienda.

Per definire la prassi professionale dell’autore è necessario superare la nozione di profilo professionale. Il profilo professionale è la descrizione normativa del lavoro attraverso compiti, ruoli, funzioni ed è congegnale ad una figura burocratica di dipendente pubblico o di libero professionista convenzionato, ma non ad una figura di operatore azionista come è l’autore. Per mettere in condizioni effettivamente un operatore di esercitare la sua autonomia è necessario creare attraverso un reticolo professionale le condizioni normative giuste. Il reticolo professionale è una definizione del lavoro professionale che integra in primis la codificazione convenzionale dei bisogni di salute del malato da curare, i requisiti formali per esercitare una professione, i requisiti formativi indispensabili, le variabili di contesto e le decisioni organizzative che si adottano per esprimere in massimo grado il valore del capitale professionale. La caratteristica del reticolo oltre a contenere un maggior numero di explanandum professionali rispetto al profilo, cioè oltre a definire di più e meglio la complessità del lavoro reale ha la caratteristica a differenza del profilo che la sua attuazione pratica avviene in parte a livello nazionale, attraverso requisiti e principi, e per gran parte a livello di contrattazione decentrata tra l’autore e il management. Solo a questo livello è possibile abbinare agli scopi concordati e le organizzazioni necessarie.

L’autore sarà retribuito tanto per i compiti che svolge, quindi mensilmente, quanto per il suo impegno nel valorizzare il proprio capitale professionale quindi periodicamente. Il compenso per l’esecuzione di compiti si chiama retribuzione il compenso per l’impegno profuso nella capitalizzazione della propria professione si definisce attribuzione. La retribuzione viene definita con la contrattazione nazionale e l’attribuzione è contrattata localmente e misurata sugli obiettivi raggiunti, sui risultati di salute, sugli esiti finanziari delle prassi professionali e attribuita all’autore come reinvestimento del capitale per il risparmio garantito.
Nel momento in cui tutti gli operatori della sanità sono inquadrati come autori...non c’è più ragione di mantenere contratti diversi sistemi retributivi diversi stati giuridici diversi. Ogni autore sarà pagato specificatamente in base al proprio reticolo professionale e quindi in base ai suoi accordi con il management sia sul piano della retribuzione sia su quello dell’attribuzione. L’idea di contratto unico recentemente avanzato dallo Smi è di grande interesse a condizione di considerare il contratto come un “professional agreement” tra management e operatore e non come una somma di istituti contrattuali. La scommessa non è ibridare il rapporto di dipendenza con quello libero professionale delle convenzioni, (teoria dell’ircocervo) ma a partire da un nuovo genere di lavoro/lavoratore creare un terzo genere di rapporto contrattuale quello più adatto ad un operatore azionista, un autore, shareolder.

L’idea del professional agreement consente a differenza degli ibridi contrattuali di cogliere attraverso i reticoli professionali tutte le specificità del lavoro in rapporto ai loro infiniti contesti, anzi di esaltare le differenze evitando il rischio di appiattimenti. Nello stesso tempo consente di superare i contratti metonimici, cioè quei particolari contratti collettivi derivabili non dal lavoro effettivo degli operatori ma dai contenitori in cui essi agiscono (dirigenza pubblica, ospedalieri, medici convenzionati, specialisti, guardia medica ecc). Il professional agreement è un terzo genere di contratto (ai giuristi il lavoro di definizione) che riforma il rapporto tra collettivo e individuale che sino ad ora ha visto una contrattazione prevalentemente centrale e residualmente decentrata. Il professional agreement ha lo scopo di ricapitalizzare il lavoro in sanità.

Ogni autore dovrà essere definito in ragione della sua qualifica professionale, ed ogni operatore avrà il reticolo professionale che pertiene alla sua qualifica, ma è evidente che rispetto ai servizi il professional agreement individuale di ciascuna qualifica dovrà trovare la sua collocazione dentro il proprio servizio. Sulla base dei reticoli professionali che sono presenti in un servizio il delegato degli autori negozierà con il management la pianificazione del lavoro del proprio servizio. Mentre i singoli liberi professionisti come singoli autori dovranno negoziare con il management la pianificazione controllata della propria attività. Per capitalizzare ancora di più il lavoro professionale i servizi potranno consorziarsi, integrarsi, dipartimentalizzarsi, mobilitarsi nel territorio, associarsi, fare tutte le cooperazioni possibili. Nel momento in cui l’integrazione costituirà un vantaggio retributivo per l’autore e nello stesso tempo un vantaggio per il malato e per il management, l’integrazione sarà fatta. Non appena si comprenderà che integrarsi costituisce un vantaggio attributivo di salario perché permetterà di spendere di meno e meglio, e una volta che saranno superate le inutili differenze contrattuali che attualmente esistono, e tutti gli operatori saranno definiti giuridicamente come “autori-shareolders”, potremmo integrare tutto quello che vogliamo.

Lo so cosa stanno pensando molti di voi. Ma la speranza di un pensatore è quella di far pensare, convinto che pensare sia il primo passo per fare. Molti di voi sono convinte di essere persone pratiche. Ma la storiella 'chi pensa è un teorico e chi fa è un pratico' è una cavolata. In una situazione come la nostra senza un pensiero riformatore, chi fa non fa. Cosa vuol dire stare con i piedi a terra quando non sai cosa fare perché non sai cosa pensare di fare?

Ivan Cavicchi 

03 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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