Al Gemelli polso ‘su misura’ (con stampante 3D) salva la mano a una neo-mamma
“È il primo intervento di questo tipo effettuato al mondo” spiega il Policlinico, che evidenzia come questo consentirà alla donna di prendere in braccio e accudire il proprio bambino come non avrebbe potuto altrimenti fare. La paziente era già stata trattata per un tumore raro che le aveva completamente distrutto l’articolazione del polso destro. L’impiego della protesi 3D personalizzata le ha permesso di evitare l'amputazione della mano.
19 MAG - Eccezionale intervento effettuato al Gemelli di Roma, dove è stata salvata la mano destra di una donna grazie all’impianto di una protesi del polso costruita su misura con una stampante 3D da un’azienda italiana, con le indicazioni degli ortopedici del Policlinico Gemelli. La giovane donna, diventata da poco mamma, sta bene e muove tutte le dita della mano. “È il primo intervento di questo tipo effettuato al mondo e rappresenta un eccellente esempio di chirurgia personalizzata”, sottolinea il Gemelli in una nota.
La paziente è una donna di 39 anni ed è stata già sottoposta a diversi interventi ortopedici per il trattamento di un tumore raro che le aveva completamente distrutto l’articolazione del polso destro. La donna ha riacquistato l’uso della mano destra e scongiurato il pericolo di un’amputazione grazie a un complesso intervento chirurgico che rappresenta anche un ‘first’ assoluto a livello mondiale. La paziente, in particolare, è stata sottoposta a resezione e ricostruzione del polso con stabilizzazione radio-metacarpica, grazie al posizionamento di protesi prodotta ‘su misura’ per lei con una stampante 3D.
L’intervento è stato effettuato da un’équipe altamente specializzata diretta dal professor
Giulio Maccauro, direttore della UOC di Ortopedia di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Ortopedia presso l’Università Cattolica, campus di Roma. Insieme a lui, anche il professor
Antonio Ziranu, responsabile della UOSD di Traumatologia dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina - Gemelli Isola e ricercatore di ortopedia presso l’Università Cattolica, la dottoressa
Elisabetta Pataia, chirurgo orto-plastico (chirurgo plastico ‘dedicato’ all’ortopedia) e il dottorando
Camillo Fulchignoni chirurgo della mano entrambi in forze al Policlinico Gemelli. Sono i ‘pionieri’ di una procedura che inaugura un nuovo filone della medicina personalizzata e apre nuova e interessanti prospettive nella chirurgia ortopedica.
“L’impiego di una protesi 3D personalizzata – spiega nella nota diramata dal Gemelli il professor Maccauro – ci ha consentito di adattare l’intervento alle specifiche esigenze della paziente, garantendo un’accurata riproduzione anatomica e un elevato grado di funzionalità. La ricostruzione del polso con la stabilizzazione radio-metacarpica rappresenta un notevole progresso nel ripristino delle capacità motorie e nella qualità di vita della paziente”.
Ed è un intervento che, sottolinea la nota, “ha un valore aggiunto particolare per una donna che è appena diventata mamma di una bambina”.
I chirurghi hanno atteso che finisse il periodo di allattamento per intervenire. Era necessario, per salvarle la mano, sostituire il polso con una protesi. Ma non esistono protesi ‘industriali’ (cioè già pronte) per questa parte del corpo (come accade invece per l’anca o per il ginocchio). “Per questo – aggiunge il professor Maccauro - abbiamo contatto un’azienda italiana, la Adler-Ortho, specializzata nella progettazione e produzione di protesi articolari che, partendo dalla TAC della paziente e seguendo le nostre indicazioni, ha realizzato al computer un prototipo, stampato 3D in plastica; lo abbiamo esaminato, chiesto di fare alcune modifiche e a quel punto è stata ‘stampata’ la protesi definitiva in cronocobalto e titanio. Per l’intervento è stato necessario effettuare un doppio accesso – prosegue il professor Maccauro - dalla parte dorsale e dalla parte volare (inferiore) del polso, per liberare e mettere in sicurezza i vasi, i nervi e i tendini flessori ed estensori della mano. Successivamente abbiamo effettuato una resezione ossea prossimale dell’avambraccio e una resezione distale alla base dei metacarpi, che sono le ossa sulle quali si articolano le dita delle mani. Da ultimo abbiamo posizionato questa protesi, che consente di conservare il movimento delle dita”.
La paziente sta bene, è già tornata a casa e sta proseguendo le sedute di riabilitazione alla mano. “Con la sua storia – conclude la nota del Policlinico -, ha contribuito a scrivere una nuova pagina nella storia della chirurgia ortopedica. Ma, come mamma, a lei forse importa di più poter continuare ad accarezzare e prendere in braccio sua figlia, con quella mano che aveva ormai dato per persa”.
19 maggio 2023
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