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La Teleradiologia non può che essere l’unica soluzione per abbattere le liste di attesa

18 LUG -

Gentile direttore,
la Regione Lazio sta ammodernando le diagnostiche delle sue Aziende sanitarie con strumentazioni in grado di offrire risposte diagnostiche in tempi più che rapidi; purtroppo, le dotazioni organiche di medici specialisti in molti casi non consentono di mettere a pieno regime il reale potenziale di questo investimento.

Per offrire una soluzione che nasce dall’esperienza quotidiana di chi opera e contribuisce all’organizzazione nelle strutture di diagnostica per immagini e di chi partecipa all’enorme disagio dei cittadini che attendono mesi se non anni per avere una prestazione sanitaria, non solo per il mio incarico politico sul territorio, quale Capogruppo di F.d.I nel Consiglio del Municipio 10 di Roma Capitale, ma anche per il vissuto quotidiano quale responsabile dei TSRM dell’ASL Roma 3 ha, come si dice, ho preso carta e penna scrivendo al Presidente Regione Lazio e al Direttore Generale della Direzione regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria, per proporre un progetto per l’abbattimento delle liste di attesa tramite la Teleradiologia.

Sono convinto che in un’epoca in cui la Radiologia vive profondi cambiamenti la Teleradiologia è la innovazione tecnologica che può e potrà sempre più influenzare l’atto medico radiologico, in piena collaborazione con i Tecnici Sanitari di Radiologia Medica esecutori dell’esame radiologico, come già avviene per Screening Mammografico dove si referta da remoto.

Per questo si rende quindi necessario creare dei centri di riferimento dove inviare le immagini T.A.C -Risonanza Magnetica- Radiologia Tradizionale ecc. per essere refertati.

Come è noto l’atto clinico radiologico, consta di una serie di momenti strettamente interdipendenti, che vanno garantiti anche in Teleradiologia identificando nel medico radiologo il coordinatore di tutto il processo partendo dai Protocolli d’esame stilati e condivisi tra la struttura ospedaliera che esegue e la struttura che legge che sono:

1) motivata richiesta di prestazione del medico prescrivente con quesito clinico;

2) inquadramento clinico-anamnestico:

3) giustificazione dell’esame proposto (o non giustificazione con possibile proposta di tecniche e metodologie sostitutive);

4) informativa per il consenso e consenso;

5) esecuzione - adeguatezza delle attrezzature - competenza professionale effettiva - delega per gli aspetti pratici al TSRM - appropriata documentazione iconografica, esecuzione dell’esame come da protocollo condiviso tra il centro (dove si esegue l’esame) e la periferia (dove si referta);.

6) interpretazione;

7) refertazione/comunicazione ed eventuale discussione con il Clinico;

8) archiviazione: particolarmente delicati appaiono il punto 4, l’informativa per il consenso e la raccolta dello stesso, e il punto 7, la refertazione.”

La compilazione del referto ha valore medico-legale e, pertanto, resta indispensabile in quanto rappresenta il momento conclusivo dell’atto clinico radiologico con il quale lo specialista radiologo risponde, nel limite del possibile, al quesito diagnostico posto dal medico prescrivente, esprimendo così la sua valutazione di medico.

Ovviamente, laddove ritenuto necessario, il medico radiologo è tenuto a richiedere ulteriori approfondimenti (es. proiezioni supplementari, ...), anche eventualmente mediante il richiamo del paziente.

Considerato l’enorme sforzo e impegno economico della Regione Lazio per la messa in funzione di macchinari altamente tecnologici e il rinnovo del parco macchine sanitarie, la Teleradiologia non può che essere l’unica soluzione per abbattere le liste di attesa, risparmiando risorse umane e soprattutto risorse economiche.

Ritengo che potrebbe costituire un passo avanti per le motivazioni addotte per la riduzione delle liste di attesa per mettere a frutto per la prevenzione, cura e riabilitazione della salute dei cittadini del Lazio gli enormi investimenti fatti in questo settore dall’attuale Giunta della Regione e come della precedente.

Sono dell’avviso, altresì che una proposta simile potrebbe avere gli effetti sperati se tutto ciò che venisse refertato in remoto sia svolto su protocolli ben codificati tra i vari attori di area radiologica e le Direzioni sanitarie, anche sulla base di linee guida e direttive precise regionali e ministeriali.

Infine, mi pare una proposta che vada nella direzione delle “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in Telemedicina. Accordo Stato Regioni” https://www.quotidianosanita.it/allegati/create_pdf.php?all=3026980.pdf laddove dove a pag.25 afferma che: “Rispetto alle reali opportunità di utilizzo dei dati clinici questi aspetti risultano ancora primordiali, ma è lecito ritenere che in assenza di un Piano di digitalizzazione strutturato della Sanità non si possa realizzare tutto il potenziale dell’uso dei sistemi digitali in medicina, dal supporto decisionale, all’analisi dei dati di popolazione essenziali ai fini della ricerca, alla realizzazione dell’equità e universalità delle cure che per caratteristiche orogeografiche non è applicabile su tutto il territorio, se non con il supporto di strumenti informatici”

Pino Conforzi



18 luglio 2024
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