Nel 2015, i casi di trapianto di fegato legati alle complicanze dell’abuso di alcol erano statisticamente trascurabili presso l’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini. Oggi, la situazione è radicalmente cambiata: la cirrosi alcolica e il carcinoma epatico secondario causato dall’abuso di alcol sono la seconda causa di trapianto di fegato, con un drammatico aumento registrato tra il 2023 e il 2024.
“Negli ultimi anni abbiamo osservato un incremento impressionante dell’abuso di alcol, accentuato dal fenomeno del binge drinking, che coinvolge anche i più giovani,” spiega Adriano Pellicelli, direttore della UOC Malattie del Fegato e tra i coordinatori della Liver Unit dell’ospedale.
L’argomento è al centro del convegno internazionale “Il Futuro dell’Epatologia: dalla Clinica alle Nuove Terapie”, ospitato oggi nell’Aula Magna del San Camillo. Coordinato dal prof. Pellicelli, l’evento riunisce specialisti ed esperti del settore per discutere le ultime innovazioni diagnostiche e terapeutiche in epatologia.
I dati legati all’emergenza alcol sono allarmanti. Negli ultimi due anni, i ricoveri per patologie epatiche legate all’alcol – tra cui cirrosi alcolica ed epatite alcolica acuta – hanno raggiunto il 20% dei pazienti totali della Liver Unit del San Camillo. L’età media dei pazienti ricoverati è di soli 49 anni, con una crescente presenza di giovani adulti.
- Campagne di sensibilizzazione: iniziative educative per i giovani, in collaborazione con scuole e istituzioni, per promuovere uno stile di vita sano.
- Monitoraggio dei consumi: analisi dei dati ISTAT e dell’Istituto Superiore di Sanità per tracciare i trend e pianificare interventi mirati.
Secondo i dati Istat, il 20% degli italiani ha un consumo di alcol problematico. Gli esperti sottolineano che una combinazione di prevenzione, diagnosi precoce e innovazioni terapeutiche può ridurre significativamente l’impatto dell’alcolismo sulla salute pubblica.
Il convegno ha anche messo in luce gli ultimi progressi nella gestione delle malattie epatiche, dai tumori primitivi del fegato alle epatiti autoimmuni e alle malattie metaboliche come la steatosi epatica. In particolare, la chirurgia epatica robotica, le terapie loco-regionali – come radioembolizzazione e ablazione con radiofrequenza – e i trattamenti sistemici (inclusa l’immunoterapia) stanno trasformando l’approccio terapeutico. Queste tecniche mirano a stabilizzare i pazienti, rendendoli idonei al trapianto o ad altre procedure risolutive.
Nel 2023, la Liver Unit del San Camillo - costituita da più unità operative che collaborano strettamente, tra cui l’Unità Operativa di Malattie del Fegato (Prof. Pellicelli), l’Unità Operativa di Chirurgia dei Trapianti (diretta dal Prof. Ettorre), la Radiologia Interventistica (Prof. Cianni), la Radiologia Diagnostica (Dott. Cortese), la Medicina Nucleare (Dott. Ventroni) e la Terapia Intensiva (Prof. Tritapepe) - ha seguito 2.170 pazienti con patologie epatiche croniche e valutato170 pazienti per il trapianto di fegato, eseguendone 88. Per il 2024, il numero è già salito a 94 trapianti, con un tasso di sopravvivenza post-operatoria del 91%.
Il convegno ha anche approfondito le epatiti autoimmuni e la colangite biliare primaria (CBP), una patologia autoimmune che colpisce circa 18.000 italiani. Grazie a diagnosi più sensibili e terapie innovative, come Elafibranor e Seladelpar, è possibile migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti.
Un altro tema cruciale è la steatosi epatica non alcolica (NAFLD), anche nota come fegato grasso, che interessa circa il 25% degli italiani. Nei pazienti con obesità e diabete, la NAFLD può evolvere in cirrosi o carcinoma epatico, con un’incidenza fino al 15%.
L’aumento dei trapianti legati all’abuso di alcol e l’incidenza crescente delle epatopatie richiedono un approccio multidisciplinare e interventi sistematici per affrontare un problema che sta diventando sempre più grave, soprattutto tra i giovani.