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Sanità privata. Cgil, Cisl, Uil: “Aris e Aiop rinnegano il rinnovo del contratto: reazione durissima, fino allo sciopero nazionale”

"Non esiste più margine di trattativa, non esiste il rispetto delle relazioni sindacali, ma quel che è più grave è che non esiste il minimo rispetto umano verso chi garantisce il funzionamento delle loro strutture sanitarie private. Domani alle 10.00 saremo in presidio al San Carlo di Nancy tra le più grandi di Roma e simbolo del comportamento padronale verso i lavoratori", spiegano i sindacati. 

31 LUG - Estate caldissima per la sanità privata. "Dopo l’ennesimo affronto da parte delle associazioni datoriali Aris e Aiop, che rinnegano il risultato del duro lavoro fatto per la sigla della preintesa sul nuovo contratto della sanità privata accreditata, dopo 14 anni di attesa, la mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici di tutta Italia è immediata e fortissima".

“Come annunciato ieri, la nostra sarà una reazione durissima: non esiste più margine di trattativa, non esiste il rispetto delle relazioni sindacali, ma quel che è più grave è che non esiste il minimo rispetto umano verso chi, alle dipendenze di imprenditori che fanno profitti milionari con risorse pubbliche per servizi pubblici, garantisce il funzionamento delle loro strutture sanitarie private”, così Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, Segretari generali di Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma Lazio.
 
“Domani alle 10.00 saremo in presidio al San Carlo di Nancy (via Aurelia 275, Roma), struttura associata Aiop, tra le più grandi di Roma e simbolo del comportamento padronale verso i lavoratori. Le condizioni di lavoro sono comuni a tutte le altre: organici ridotti all’osso e lavoratori considerati come pezzi di una macchina che deve solo fatturare il più possibile”, proseguono.
 
“Hanno alzato troppo la posta, oltre il limite tollerabile: Aris, associazione religiosa, va contro le stesse dichiarazioni di Papa Francesco per la dignità degli operatori sanitari tutti. Diritti negati e salari fermi da 14 anni, carenze di organico, condizioni di lavoro difficili, e in tutto questo l’emergenza Covid. Gli operatori sanitari di queste strutture hanno dato il massimo in condizioni di sicurezza spesso non adeguate a quanto disposto dalle norme nazionali. E il paradosso del FIS e delle ferie forzate per quei lavoratori impiegati nei servizi sospesi, mentre finalmente tutto il paese apriva gli occhi sull’essenzialità di investire e aumentare gli organici delle professioni sanitarie. I 25 mila lavoratori e lavoratrici del Lazio non sono ruote di un ingranaggio, non sono carne da macello. Sono professionisti che garantiscono servizi alla salute, di tutte e tutti noi. Sono il motore e l’essenza del funzionamento delle strutture accreditate. Sono persone con famiglie e figli, e ormai è quasi superfluo sottolineare cosa vuol dire lavorare con stipendi fermi da 14 anni, costretti a turni massacranti, a sostenere da soli le spese di formazione obbligatoria, a non avere gli stessi diritti e le stesse tutele di chi lavora alle dipendenze del pubblico”, tuonano Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.
 
“Le regole che chiediamo per gli accreditamenti e per la maggiore centralità del pubblico nel governo del sistema e nel rispetto del lavoro, come l’ultima definizione del protocollo con la Regione Lazio per il bacino di ricollocamento dei lavoratori delle RSA, evidentemente scontentano l’imprenditoria laica e religiosa che gestisce le strutture private. Il 29 luglio, nel giorno del presidio sotto l’Aiop regionale, abbiamo avuto la conferma che Aiop stava rinnegando quanto da loro stessi sottoscritto. Poi si è aggiunta l’ARIS. Da ora riempiremo piazze, saremo sotto le sedi istituzionali per chiedere immediato intervento da parte di Regione e Ministero, bloccheremo le singole strutture, fino al già annunciato sciopero nazionale. I diritti non si fermano: il contratto va firmato”, concludono i sindacalisti. 

31 luglio 2020
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