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Covid. Allarme Cimo e COSiPS: “L’assistenza sanitaria, territoriale e ospedaliera, è in ginocchio”

Cimo e COSiPS evidenziano come il territorio si supportato “solo dai pediatri di libera scelta e dai medici di famiglia di buona volontà, ovviamente insufficiente in quanto tale”, mentre la Regione “predispone misure organizzative di dubbia o nulla efficacia”, e “la gran parte degli ospedali sono già in ginocchio e sull’orlo della ‘inservibilità' per le loro infungibili competenze, in quanto monopolizzati dall’assistenza covid”. Chiesto il confronto con la Regione per “ individuare soluzioni idonee” a garantire l’assistenza.

04 NOV - “In un contesto di grave dissesto organizzativo delle cure del territorio, supportate solo dai pediatri di libera scelta e dai medici di famiglia di buona volontà, ovviamente insufficiente in quanto tale, il Governo regionale predispone misure organizzative di dubbia o nulla efficacia, costituite da app, numerose case della salute, USCAR, medici improvvisati per effettuare tamponi rapidi ed improbabili esami strumentali a domicilio come l’ultima trovata di ieri. Purtroppo accade altresì che i pazienti affetti da covid si riversano disperati in massa nei PS/DEA degli Ospedali pubblici”. A denunciarlo, in una nota, sono Giuseppe Lavra, segretario regionale Cimo Lazio, ed Ernesto Cappellano, coordinatore COSiPS Settore Specifico Cimo, contestando la gestione dell’assistenza sanitaria regionale nell’ambito dell’emergenza covid.

“La gran parte degli Ospedali - dichiarano Cimo Lazio e COSiPS - sono già in ginocchio e sull’orlo della “inservibilità” per le loro infungibili competenze, in quanto monopolizzati dall’assistenza covid che  causa una sorta di respingimento dell’utenza affetta da altra patologia, cui peraltro vengono di fatto, sul piano organizzativo, negate le cure e la continuità dell’assistenza. Anche questo imperdonabile disservizio va riferito a scelte del Governo regionale, il quale non ha provveduto per tempo a potenziare i Servizi Sanitari della Regione che a maggio scorso uscivano già gravemente disastrati dalla prima ondata della pandemia”.

“In questo scenario  - proseguono Lavra e Cappellano - ci sono già situazioni ospedaliere in pieno collasso come ad esempio al San Filippo Neri dove ad oggi ci sono ben 36 operatori sanitari, tra medici e infermieri, che sono KO perché si sono infettati di covid. Inoltre,  va denunciato che, anche in altri Ospedali covid o addirittura totalmente “ordinati” covid, sono disposte misure organizzative con le quali si impongono improprie  funzioni operative ai medici, che sono lontanamente diverse dalle competenze relative alle specifiche specialità che praticano per competenza, violando in tal modo la sicurezza delle cure e mettendo in grave pericolo l'incolumità dei pazienti ricoverati. Senza considerare che, così facendo, si aggrava oltremodo il rischio professionale dei medici che, pur prudenti e diligenti, non sono però oggettivamente periti a trattare determinate patologie”.

Cimo Lazio e COSiPS ritengono “necessario che il Presidente della Regione Lazio si debba  finalmente confrontare con chi ha competenze concrete ed è titolato con la rappresentanza di Categoria in materia di Sanità, aprendo un tavolo utile ad affrontare la drammatica situazione che sta travolgendo l’intero Servizio Sanitario regionale, al fine di individuare soluzioni idonee”.

04 novembre 2020
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