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Covid. Tamponi negli studi dei pediatri, Cipe Lazio: “Non ci tiriamo indietro, ma mancano le condizioni”

“Noi pediatri siamo molto addolorati nel ricevere da più parti critiche che, in tutta onestà non crediamo proprio di meritare, né possiamo divenire il capro espiatorio di scelte non nostre e talora testarde nonostante le evidenze”, osserva il Cipe Lazio. Che evidenzia come manchino, negli studi pediatrici, le condizioni per eseguire i test rapidi in una ambiente di massima sicurezza. Anche perché gli ambulatori, "salvo poche eccezioni”, sono inseriti in condomini privati”, e lì la possibilità di creare due percorsi distinti “covid e no covid” è “del tutto aleatoria”.

10 NOV - “Per noi pediatri è difficilissimo, se non impossibile con le attuali linee guida, individuare i positivi al Covid-19, a causa della grande difficoltà di poter eseguire nei nostri studi tamponi in tempo reale. Percepiamo l’esigenza di gestire la situazione attuale con la massima professionalità, anche avendo sentito le indicazioni del viceministro alla Salute prof. Pierpaolo Sileri sulla assoluta necessità di creare nei pronti soccorso due percorsi distinti, cosa che nei nostri studi è del tutto aleatoria, salvo poche eccezioni, poiché inseriti in condomini privati. Questo non significa non voler assumere le proprie responsabilità, ma voler perseguire sempre il bene delle famiglie con competenza e parametri di sicurezza per tutti. Non ci tireremo indietro, risolveremo anche questi problemi”. Lo afferma in una nota Maria Pia Graziani, medico responsabile del Comitato scientifico Cipe (Confederazione italiana pediatri) del Lazio.
 
Graziani riferisce anche come “la mia Asl poi, ad esempio, ha fornito circa 10 (dieci) mascherine chirurgiche a maggio ad ogni medico, quando la politica affermava che tutti i medici ne avrebbero avute a sufficienza. Di questo non avrei voluto parlare, ma è la realtà, anche perché dispositivi di protezione non si trovavano da nessuna parte e tantomeno per noi”.

Secondo la responsabile del Comitato scientifico Cipe "attualmente, nella situazione difficile in cui ci troviamo, credo che sarebbe molto più utile moltiplicare e rendere ancor più capillare le postazioni drive-in all’aperto dove possa operare personale sanitario medico ed infermieristico preparato ad hoc in modo da ottenere diagnosi rapide e in totale sicurezza”.
 
“Noi pediatri - dichiara Graziani - siamo molto addolorati nel ricevere da più parti critiche che, in tutta onestà non crediamo proprio di meritare, né possiamo divenire il capro espiatorio di scelte non nostre e talora testarde nonostante le evidenze. Qualcuno ci spiegherà un giorno perché nessuno a livello politico, regionale o nazionale, ha mai ascoltato la nostra voce, le nostre obiezioni, le nostre proposte e richieste. Il Covid-19 nasce dal territorio che conosciamo bene, non vola sopra le teste coronate” aggiunge”.
 
“Io sono una pediatra, non so se con la p maiuscola o minuscola, ma so di appartenere, come tutti i pediatri del territorio, ospedalieri e universitari ad una ‘razza speciale' – continua Graziani - Come pediatri di famiglia abbiamo dovuto inventare un tipo di assistenza che non c’era in nessuna parte del mondo, e questo senza il sostegno di linee guida o altro, ma basandoci solo sulla nostra preparazione e sull’ascolto continuo delle necessità familiari”.

“Siamo stati sempre i facilitatori per le famiglie - prosegue Graziani nel suo messaggio -, siamo gli unici al mondo ad eseguire i bilanci di salute che abbiamo creato noi, per prestare particolari attenzioni ai nostri pazienti e obbligare le famiglie a migliorare le cure nei confronti dei loro bimbi attraverso continui contatti. Siamo stati sempre i maggiori promotori delle vaccinazioni, contribuendo anche alla elaborazione del calendario per la vita”.
 
E “in questo periodo  - conclude la responsabile del Comitato scientifico Cipe - abbiamo ulteriormente modificato le nostre modalità lavorative. Infatti, oltre a svolgere l'usuale nostro lavoro (bilanci salute, visite programmate, controllo dei cronici), abbiamo facilitato le famiglie in percorsi spesso poco chiari e complessi”.

10 novembre 2020
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