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Covid. Regione Lazio accusata di aver ‘truccato’ i dati. La replica: “Fake news gravissima. Calcolo tasso positività effettuato solo su tamponi molecolari. Avviata procedura di risarcimento”

Su alcuni organi di stampa era stata lanciata la notizia di una "magia contabile" grazie alla quale la Regione sarebbe rimasta in "area gialla" conteggiando tanto i tamponi molecolari quanto i test antigenici. Notizia smentita seccamente dall’Unità di Crisi Covid-19 della Regione: "Nei 21 indicatori del monitoraggio settimanale dell’Iss per la valutazione del rischio, il calcolo del tasso di positività viene effettuato solo su tamponi molecolari. Avviata da Avvocatura regionale una procedura di risarcimento danni che verrà interamente devoluta all’Inmi Spallanzani".

13 NOV - “La notizia sui dati ‘truccati’ nel Lazio è una fake news destituita di ogni fondamento e di assoluta gravità per la rappresentazione che viene data". Così l’Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio risponde duramente alle notizie circolanti su alcuni organi di stampa che parlavano di una "magia contabile" grazie alla quale la Regione sarebbe rimasta in "area gialla" conteggiando tanto i tamponi molecolari quanto i test antigenici. 
 
"I dati nella Regione Lazio vengono raccolti e gestiti dall’Istituto Spallanzani che smentisce con la nota allegata. Nei 21 indicatori del monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità per la valutazione del rischio, il calcolo del tasso di positività viene effettuato solo su tamponi molecolari. Avviata da Avvocatura regionale una procedura di risarcimento danni che verrà interamente devoluta all’Inmi Spallanzani. Oltre al virus bisogna combattere anche contro le fake news”, conclude l'Unità di crisi della Regione.
 
"Il Lazio è stata tra le prime Regioni italiane ad aver utilizzato su vasta scala i test antigenici per gli screening che secondo le circolari del ministero della salute possono essere utilizzati, in determinati casi, senza necessità di convalida con test molecolare. L’Inmi Spallanzani - spiega in una nota lo stesso Istituto - ha emanato già da diverso tempo una nota tecnica a cura del Laboratorio di Virologia condivisa con Iss e Ministero della Salute per cui nel caso di test rapido per antigene Sars-CoV-2 a lettura fluorescente, i casi con valore di cut-off uguale o superiore a 10 non necessitano di conferma molecolare poiché il valore predittivo positivo è estremamente elevato con un tasso di conferma che si avvicina al 100%. Conseguentemente è stata data indicazione via Pec a tutte le strutture di attenersi a tale procedura nella massima trasparenza".

"Pertanto, non vi è alcuna somma tra test molecolari e test antigenici ma vengono correttamente inseriti solo i test molecolari, i test molecolari per convalida di test antigenici positivi e i test antigenici che non necessitano di convalida. Questo dato è assolutamente corretto e tecnicamente valido. Pertanto la notizia di una possibile alterazione dei dati è completamente destituita di fondamento, anzi è vero il contrario poiché se non venisse inserito il corrispondente test antigenico a fronte di un caso positivo con cut-off superiore o uguale a 10, si altererebbe il denominatore".
 
"In questa fase della pandemia è assolutamente necessario utilizzare in maniera appropriata tutti gli strumenti che la scienza e la tecnica ci mettono a disposizione e prossimamente anche i test antigenici su campione salivare. Il Lazio ha fatto da apripista all’ampliamento delle politiche di testing e questo è, oggi, determinante nel controllo e nella sorveglianza attiva dell’epidemia e abbiamo messo a disposizione del Ministero della Salute e delle altre Regioni tutti i documenti tecnici predisposti dallo Spallanzani", conclude la nota.  
 
Ma cosa significa che nel computo complessivo vengono conteggiati anche i "test antigenici che non necessitano di convalida"? A spiegarlo è lo stesso Spallanzani in questo modo: "Il laboratorio di virologia dell'Istituto ha effettuato un'analisi degli esiti delle migliaia di tamponi antigenici fatti nelle scuole, negli aeroporti e ha verificato che quando c'è positività con un indice Coi superiore o pari a 10 è predittivo di certa positività. In questo caso non si ripeterà a queste persone il tampone molecolare. Questo evita lo stress di un secondo tampone ed elimina una quota di persone, pari al 25%, che attualmente si reca ai drive-in per il secondo tampone".
 
"La nostra Regione ogni giorno - chiarisce ancora l'Istituto - comunica una quota significativa di casi di positività rilevati attraverso il test antigenico a lettura fluorescente con COI maggiore di 10 e questo dato, benché contribuisca al numero dei casi positivi giornalieri, non ha alcuna incidenza sul calcolo del tasso di positività sopra descritto. Ne consegue, paradossalmente, che le regioni con maggiore capacità di testing in questa fase sono penalizzate dall’attuale calcolo degli indicatori. Motivo per il quale - conclude lo Spallanzani - i test antigenici andrebbero inseriti anche nel calcolo degli indicatori di Monitoraggio dell’ISS cosi come in corso di istruttoria appositamente dedicata all’argomento specifico presso la conferenza Stato-Regioni.
Su questo argomento vi è una totale condivisione con il Laboratorio di Virologia di Treviso e con la Regione Veneto".

13 novembre 2020
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