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La replica di Ugenti: "Non ho mai parlato della convenzione" di Rossana Ugenti (Ministero Salute)


25 OTT - Gentile Direttore, 
ho letto la lettera del dott. Bruno Agnetti, pubblicata oggi su Quotidiano Sanità, dal titolo “Non basta la convenzione per riformare le cure primarie”.
 
In tale nota si afferma, all’inizio, chequalche giorno fa Il DG delle Professioni  Sanitarie del Ministero della salute Rosanna Ugenti ha riconosciuto  la necessità di un riordino delle cure primarie territoriali (dopo il riordino degli Ospedali) previa l’adozione di modelli in grado di garantire la sostenibilità”.
 
Non le nascondo che ho avuto qualche difficoltà a capire quale fosse l’occasione, cui si riferisce l‘autore della lettera, in cui io avrei fatto una simile affermazione, in quanto non mi risulta di avere parlato di recente né del riordino delle cure primarie né del rinnovo dell’ACN.
 
Ho pensato allora che forse il dott. Agnetti si riferisse all’intervento da me tenuto lo scorso 15 ottobre nella Tavola Rotonda organizzata dall’Ordine dei Medici di Bologna, dal titolo “Medici e Professioni Sanitarie: Un dialogo mai interrotto”, cui hanno partecipato anche la Presidente della Fnomceo e la Presidente dell’IPASVI.
 
In quell’occasione ho avuto modo di rappresentare che “nell’attuale momento storico,  in cui è in gioco la sostenibilità stessa del nostro sistema sanitario, ci troviamo ad affrontare sfide sempre più complesse, legate all’attuale evoluzione dei bisogni di salute e che, per poterle affrontare efficacemente, occorre individuare nuovi percorsi e nuovi modelli. I nuovi bisogni di salute impongono percorsi assistenziali nuovi, basati su un approccio multidisciplinare al paziente, nell’ambito della quale l'ospedale, riassumendo le funzioni che gli sono proprie, diventa sempre più specializzato e tecnologicamente avanzato, per la cura delle malattie acute. Appare, pertanto, con chiarezza, quanto per il nostro Servizio sanitario nazionale sia fondamentale, dopo il riordino della rete ospedaliera, portare a compimento la riforma del territorio, attraverso la quale si potrà realizzare una presa in carico globale sanitaria e sociosanitaria del paziente. In tale contesto si dovranno sempre più sviluppare nuovi team multiprofessionali, in cui mantenere vivo il dialogo e il confronto tra il medico e le altre professioni sanitarie in una logica non di contrapposizione ma di integrazione tra le diverse competenze tecnico-professionali.”.
 
Ritengo opportuno aggiungere che ho avuto modo di esprimere analoghe considerazioni nella giornata di apertura del XXX Congresso Nazionale di Podologia, svoltasi a Chianciano Terme lo scorso 20 ottobre. In tale occasione, nel riprendere i concetti sopra esposti circa i nuovi bisogni di salute e la necessità di realizzare compiutamente la riforma del territorio, ho rappresentato che nella presa in carico globale sanitaria e sociosanitaria del paziente complesso da parte dell’equipe multiprofessionale occorrerà tener conto anche della figura del podologo.
 
Da quanto sopra esposto, emerge chiaramente che la frase a me ascritta dal dott. Bruno Agnetti e riportata nella sua lettera ha un preciso significato, se correttamente inserita nel contesto nel quale tale frase è stata formulata.
 
E’ evidente allo stesso tempo, però, che se si decontestualizzano le parole e le si collegano ad un titolo che vuole dire altro (Non basta la convenzione per riformare le cure primarie), quelle stesse parole possono assumere un diverso e fuorviante significato.
 
Spero con queste poche righe di avere chiarito l’esatta portata delle mie dichiarazioni.
 
Rossana Ugenti
Direttore generale delle Professioni sanitarie e delle Risorse umane del Ssn del Ministero della Salute

25 ottobre 2016
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