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Tra manovra e Pnrr, i bisogni delle persone dimenticati

di Girolamo Digilio

25 GEN - Gentile Direttore,
in Quotidiano Sanità del 17 gennaio 2022, Filippo Palumbo e Maria Giuseppina La Falce fanno il punto sullo stato del Servizio Sanitario Nazionale nell’ottica  della gestione della mole di risorse destinate dalla manovra e dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza  alla sanità:  sulla base della storia recente dei finanziamenti dello Stato e della loro utilizzazione nell’ambito delle normative che regolano le attività del  SSN,   sottolineano la necessità di una visione unitaria e lungimirante nella allocazione delle ingenti risorse in arrivo nei prossimi anni.
 
In particolare segnalano la presenza di  “ambiti separati in senso verticale (le grandi e piccole problematiche della salute da affrontare) che in senso orizzontale  (gli apparati, le istituzioni, le organizzazione impegnate su queste tematiche)”, di   asincronie fra la tempistica  del PNRR (per esempio nella realizzazione delle strutture) e i ritardi nell’aggiornamento del modello assistenziale e della antica e più volte denunciata carenza  della integrazione fra gli interventi nel sociale e quelli sanitari.
 
La  descrizione di Palumbo e La Falce rappresenta in modo puntuale e suggestivo l’essenza di un  problema storico, quello che concerne la profonda discrepanza fra la visione dei servizi da parte degli apparati a ciò delegati e la soddisfazione dei complessi bisogni dei cittadini-utenti.
 
Per  riportare il sistema ad un grado appena soddisfacente di efficienza non basterà   semplicemente   tappare, magari soltanto in parte,  qualche   buco delle piante organiche conseguente  a venti anni di blocco del turn-over del personale e  riparare ad alcune gravi carenze  strutturali e tecnologici, maoccorrerà  anche, e soprattutto,  operare una profonda trasformazione funzionale e organizzativa del sistema e restituire all’istituzione il  ruolo che le compete  di fedele rappresentante, esecutrice  ed interprete   dei bisogni delle persone considerate  nella loro complessa realtà   esistenziale.
 
Il superamento di una istituzione intesa ancora da molti come  espressione del potere che amministra e paternalisticamente dispone sui servizi ai cittadini è una condizione indifferibile ai fini di ogni adeguamento tecnologico e comporta la necessità di  discutere e definire da subito gli assetti del personale  i dettagli delle attività finalizzate alla realizzazione della missione  delle strutture sanitarie.
 
Ciò anche  per evitare la possibilità di investimenti delle risorse disponibili  su modelli sanitari inadeguati perché  di arretrata concezione o perché studiati a tavolino senza un serio riscontro con la  effettiva richiesta. 
 
Il testo della “Missione 6-Salute”,  del PNRR, redatto in uno stretto gergo tecnico-burocratico non sempre pienamente accessibile ai non addetti ai lavori, se, da una parte, ci fornisce una dettagliata destinazione del numero dei miliardi di Euro alle  strutture territoriali e ospedaliere  e una descrizione dell’applicazione  delle tecnologie più avanzate con particolare riguardo alla  digitalizzazione, dall’altra non affronta  le tematiche inerenti al loro appropriato uso, non privo di rischi di uno stravolgimento tecnocratico del sistema sanitario.
 
Il rapporto SSN- medico-paziente potrebbe alla fine risolversi in un asettico  scambio di mail, di ricette e  procedure digitali.
 
E’  curioso, per esempio, che il citato testo del PNRR M6 Salute  non contenga in nessuna sua parte le espressioni  “salute mentale” o “sofferenza mentale” né, tanto meno, un accenno agli interventi ritenuti necessari per mettere in grado gli attuali servizi di salute mentale di confrontarsi più efficacemente con  la drammatica realtà dei disturbi psico-affettivi nella gestione della salute della collettività.
 
Soltanto nella descrizione della “Casa di comunità” (PNRR, M6C1, Investimento 1.1,  p. 228,) si precisa, semplicemente, che “potranno essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili, variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità specifica ”. 
 
Ai fini di una corretta applicazione delle cospicue risorse a disposizione diventa perciò necessario ed urgente recuperare, sia   nella fase progettuale che nella fase attuativa del Piano, una più incisiva partecipazione della cittadinanza alla costruzione-trasformazione del sistema in un  confronto  sul campo  con le rappresentanze dei cittadini-utenti e di quanti operano a tempo pieno nella  sanità. 
 
Una significativa  presenza di tali rappresentanze nella Cabina di regia e nel Sistema di monitoraggio per il PNRR potrebbe consentire di calare più efficacemente  nella complessa articolazione classificatoria del PNRR e nelle relative normative i bisogni globali delle persone ai fini di un intervento unitario e agile al tempo stesso.
 
Girolamo Digilio
Già Primario e Docente di Clinica Pediatrica, Università La Sapienza, Roma

25 gennaio 2022
© Riproduzione riservata

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