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Disobbedienza civile contro la burocrazia che uccide la medicina generale

di Luca Puccetti

07 MAR - Gentile direttore,
dopo due anni durissimi in cui la medicina generale ha sopportato il 90 per cento dell’impatto dell’epidemia, contrariamente alla narrazione mainstream che accusa i medici di famiglia di essersi nascosti quando invece sono stati gli unici a tenere gli studi aperti, le decisioni circa la sostituzione dei piani terapeutici specialistici con schede di prescrizione sono un intollerabile aggravio burocratico, offensivo per i medici prescrittori ed inutile per i pazienti.
 
Nonostante la spesa per la farmaceutica territoriale sia assolutamente sotto controllo, si continua pervicacemente con la politica delle note, dei piani terapeutici e delle schede AIFA per farmaci che sono ormai in uso da anni e di cui abbiamo già una mole rilevante di dati circa le modalità d’uso, le controindicazioni e gli effetti collaterali.
 
Le note CUF erano state istituite, al tempo dei prelievi forzosi sui conti correnti, al solo scopo di ridurre il costo per lo Stato della spesa farmaceutica. L’operazione di volerle ammantare di significati di governo clinico e di promozione dell’appropriatezza è sempre stata percepita dalla stragrande maggioranza dei medici come una mera mistificazione.
 
I piani terapeutici sono serviti solo a creare rendite di beneficio a vantaggio di pochi con problemi di equità di accesso alle cure e di limitazione dei diritti dei medici non autorizzati.
Ma l’effetto nefasto non si è limitato solo alla discriminazione tra professionisti e ai fastidi per i cittadini, costretti a girovagare per ottenere il rinnovo del piano terapeutico, ma ha prodotto anche minor interesse verso interi capitoli della patologia da parte di molti dei medici non autorizzati a prescrivere.
 
L’acquisizione di esperienza e confidenza nell’uso di nuove classi di farmaci è infatti un processo graduale che parte con l’introduzione di un capostipite cui seguono altre molecole. Questo consente di acquisire gradualmente le conoscenze e crea un continuo interesse verso la nuova classe farmaceutica e la patologia cui si riferiscono.
 
L’istituzione dei piani terapeutici parte dall’idea che i medici siano fondamentalmente ignoranti e che prescrivano farmaci senza curarsi dei costi e del profilo rischio beneficio tanto da umiliarli con un “sei proprio sicuro?”. Partendo da queste premesse appare logico per i decisori riservare la prescrizione di farmaci fondamentali per la cura anche del sette per cento della popolazione solo ad alcune categorie di specialisti!
 
Questo si traduce in un progressivo disinteresse dei medici non autorizzati alla prima prescrizione verso le patologie per le quali le scelte terapeutiche sono riservate solo ad una ristretta cerchia di specialisti.
 
Se qualche necessità di monitoraggio puo’ essere utile all’introduzione di qualche nuova categoria farmaceutica, dopo molti di esperienza d’utilizzo continuare con i piani terapeutici e le procedure di monitoraggio appare solo un insopportabile aggravio burocratico finalizzato solo a limitare la spesa.
 
In tempo di Covid si è pensato di facilitare la vita ai pazienti non, come sarebbe logico, con la totale eliminazione di ogni orpello, ma con la sostituzione dei piani specialistici con schede di prescrizione totalmente inutili, che rappresentano l’ennesimo aggravio burocratico istituito ope legis, senza confronto con i medici.
 
Se dare finalmente la possibilità ai medici di medicina generale di poter curare con i farmaci raccomandati dalle linee guida patologie di prevalenza ed importanza quali la fibrillazione atriale, il diabete mellito, la BPCO è notizia da salutare con favore, ma la decisione di sostituirli con schede di prescrizione è incomprensibile, viste le conoscenze accumulate ormai da anni sui farmaci oggetto di nota.
 
I medici di medicina generale non accettano più decisioni che sottraggono tempo clinico per la cura dei loro pazienti, cosa ancor più grave se si pensa che sono state assunte nel bel mezzo della tempesta pandemica.
 
Occorre cambiare rotta e alla svelta. Non siamo più disponibili ad esser trattati come bambini da educare e rimettere in riga. Il medico che compie una scelta terapeutica non lo fa a cuor leggero. Occorre maggiore fiducia nei medici. E’ sempre più alta la voglia di attuare forme di disobbedienza civile che, senza recar danno ai pazienti, costituiscono ormai una vera e propria necessità di sopravvivenza per i medici di famiglia annichiliti da una montagna di inutili scartoffie.
 
Luca Puccetti
Segretario provinciale FIMMG Pisa

07 marzo 2022
© Riproduzione riservata

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