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Per la Questione Medica il cambio di passo auspicato non c’è stato

di G.Pizza, S.Lumia, B.Ravera, C.De Vincenzo, M.Rocco

26 APR -

Gentile Direttore,
grazie per avere trasmesso con il suo prestigioso e irrinunciabile giornale online, Quotidiano Sanità, lo streaming che ci ha permesso di assistere alla Conferenza Nazionale sulla Questione Medica, organizzato dalla FNOMCeO al Teatro Argentina; ci auguriamo ora che vorrà dare ospitalità per alcune nostre considerazioni scaturite da quell’incontro.

Considerando gli incresciosi tempi che stiamo vivendo nella professione, speravamo, con tutto il cuore, in qualcosa di altro, ma già da come la FNOMCeO aveva organizzato l’evento, fin dall’inizio, avevamo temuto che ci saremmo trovati davanti a una rappresentazione non idonea a evidenziare gli innegabili e complessi problemi esistenti da lunghi annie che si corresse il rischio di amplificare la nostra innegabile impotenza strategica come, alla fine, ci è parso sia avvenuto.

A buon diritto quindi ci dichiariamo delusi da ciò che abbiamo visto e ascoltato e anche molto preoccupati per le sorti reali della nostra professione: c’è solo una cosa peggiore della nostra crisi professionale, quella di non avere una strategia per governarla e risolverla.

Oltre l’ossequiosa deferenza, da più parti, verso il potere politico, ci hanno colpito quattro aspetti: una FNOMCeO quasi irriconoscibile da quella che nel 2018 si era impegnata, anche coinvolgendo intellettuali di spicco, nel “cambio di passo”, con il dichiarato obiettivo di ripensare la professione, che a tale scopo aveva pubblicato le famose 100 tesi sulle quali aprire una discussione pubblica, che aveva indetto gli Stati Generali e che si era impegnata a presentare al Governo una piattaforma per la ridefinizione della nostra professione.

Ora la FNOMCeO si presenta alla conferenza con un “manifesto” in 20 punti, non preventivamente discusso nel nostro Consiglio nazionale, che altro non è se non un assemblaggio di micro-problemi variamente aggregati (LEA, appropriatezza, atto medico, burnout, professione al femminile, piccole imprese, libera scelta, orario di lavoro ecc.), che con la questione medica non hanno nulla a che fare, che non sono altro che la summa dei contentini che, a parole, riconosce ai nostri sindacati.

Le famose 100 tesi, sulle quali certamente ci sarebbe da discutere, alle quali tuttavia non si può negare la dignità di un pensiero strategico, sono sostituite da una smisurata lista di piccoli contentini. E i sindacati, a turno, sono intervenuti nella Conferenza ringraziando e avallando inconsapevolmente una promiscuità per noi letale: Ordini-Sindacati-Istituzioni.

I sindacati non si sono mai occupati in passato della questione medica e la FNOMCeO di fatto ha rinunciato ad essa come obiettivo primariamente politico e culturale, accettando di frantumarla e dissolverla. Se così fosse, ma speriamo di sbagliarci, non di crisi si dovrebbe parlare, ma di catastrofe.

In secondo luogo, abbiamo visto una FNOMCeO “disattenta”: perché, con quello che costa, incaricare un istituto di ricerca sociale per un’indagine sulla condizione dei medici, quando siamo già pieni di dati da anni? Che senso ha non trasformare prontamente i dati in proposte? È di proposte che abbiamo bisogno, non di dati sui dati.

A questo proposito vorremmo ricordare la ricerca fatta nel 2019 dall’Ordine Provinciale dei Medici di Brescia, rappresentata adeguatamente in Consiglio Nazionale dal suo Presidente, che dimostrava come la crisi del medico fosse oggettiva e reale. La ricerca illustrata nella conferenza il 21 aprile nulla ha aggiunto in sostanza a quella di Brescia.

Perché quindi fare una ricerca con esito scontato e riproporre la “Questione Medica” come se partissimo da zero? Nel ricordare per correttezza che la “questione” è nata come riflessione organica fuori dalla FNOMCeO alla fine del 2015, quindi da oltre sette anni, perché si aspetta ancora a trasformare le analisi in proposte e ad aprire con il Governo e con le Istituzioni una vertenza-medici che veda impegnata tutta la nostra categoria? Cosa ha fatto la FNOMCeO fino ad ora per risolvere la Questione Medica? Secondo noi molto poco, e non solo per colpa della pandemia. Ci permettiamo di insistere sul punto: il tempo delle analisi è finito, ora è tempo di proposte e di azioni politiche.

Il nostro dubbio, che anche la kermesse di Roma ci ha confermato e che ci preoccupa, è che la FNOMCeO non sappia o non voglia procedere oltre le lamentazioni, per ragioni che ignoriamo, perché la piattaforma, che il Presidente Anelli si era impegnato a presentare al Governo fin dal suo primo mandato, ancora oggi non vede la luce. Il manifesto dei 20 punti è solo un “cahiers de doléances”, che, a fronte della nostra profonda crisi professionale, rasenta il ridicolo.

In terzo luogo, siamo rimasti delusi dal basso profilo progettuale della relazione del nostro Presidente Anelli. Ci saremmo aspettati di ascoltare gli intellettuali che fin dall’inizio hanno appoggiato il vaglio della Questione Medica, che ne sono i veri conoscitori, ma non erano presenti a parlarne. Ci riferiamo anche ai coordinatori dei gruppi di Ordini che per due anni avevano gestito gli studi e le discussioni nell’ambito degli Stati Generali promossi dalla FNOMCeO. Ci saremmo aspettati di vedere incluse quelle analisi scaturite da discussioni anche accese sul reale problema: uscire dalla crisi della professione, individuata come “Questione Medica”.

Tralasciando i passaggi retorici di Anelli sul “ruolo strategico dei medici” e sulla necessità di un “rilancio della professione”, alla fine le proposte presentate sono sostanzialmente due: un provvedimento (chiesto non si sa a chi) per riconoscere il burnout dei medici come malattia professionale e l’istituzione di un osservatorio sui diritti dei medici.

Sono entrambi problemi reali, che ovviamente non ci sogniamo di disconoscere, ma una domanda sorge spontanea: con tutti i problemi in campo, credete che per risolvere la questione medica basti istituire un osservatorio o riconoscere il lavoro del medico come usurante? A noi, che abbiamo partecipato ai tanti workshop della FNOMCeO sulla Questione Medica, sembra difficile. E come risolvere la medicina amministrata? Come recuperare i danni provocati dall’aziendalismo? Come ricostruire la nostra autonomia intellettuale? E le competenze avanzate, i problemi della finta appropriatezza, la burocratizzazione?

Tra l’altro, una cosa non ci ha fatto piacere: alle proposte del Presidente Anelli il Ministro Speranza, preso dall’enfatizzazione delle proprie iniziative, non ha risposto. L’unica cosa concreta che egli ha detto, per rispondere all’Anaao e alla Cimo, è che si darà da fare per combattere i tetti di spesa al personale. Null’altro.

L’ultima cosa che ci ha sfavorevolmente colpiti è la promiscuità: in quella conferenza le funzioni degli Ordini erano confuse con quelle dei Sindacati, e non si capiva, proprio riguardo alla Questione Medica, chi fosse in realtà la nostra controparte politica. Mentre noi, a sentire gli analisti dell’Istituto Piepoli, stiamo affogando come professione, nella Conferenza era tutto un susseguirsi di complimenti, di omaggi, di ringraziamenti. Certamente è bene avere buone relazioni con il Governo, ma rispettando le reciproche autonomie e senza farsi subordinare da niente e da nessuno; soprattutto dopo aver sentito il discorso trionfalista del Ministro, crediamo saggio rimarcare le differenze nei confronti delle nostre controparti e delle loro discutibili politiche.

Al Ministro è sfuggito un elemento cruciale della presentazione del Dott. Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, il quale, dopo aver tratteggiato “il passato” e il “presente” del Servizio Sanitario Nazionale, ha posto in rilevo i 37 miliardi di euro sottratti nei dieci anni precedenti al SSN mediante “razionalizzazioni” (tagli) e definanziamento programmato (assegnazione di quote inferiori all’inflazione); il Servizio nazionale è stato rafforzato con soli 10 miliardi di euro durante la pandemia, portando l’incidenza del finanziamento al 7,2% del PIL.

Tratteggiando il “futuro” del SSN, faceva notare come il suo finanziamento nel 2025 sarebbe solo il 6,2% del PIL, inferiore dunque al periodo pre-pandemico. Come si finanzierà allora il maggior afflusso di medici specialisti nel SSN che deriverà dalla triplicazione delle borse di studio se non ci saranno i fondi? Come potranno gli Atenei garantire didattica e frequenza a numeri in crescita di specializzandi senza adeguate risorse e riforme dei percorsi di formazione post lauream? Non a caso Cartabellotta finiva la sua presentazione con l’immagine del salvagente per il SSN: egli sperava così di aiutarlo a non affogare.

Nello stesso giorno, il 21 aprile, il Consiglio dei ministri dava il via libera al cosiddetto DM 71 senza l’accordo delle Regioni, avendone il potere perché scaduto il mese dal mancato accodo in Stato-Regioni. Le regioni non hanno concordato con il Governo per il diniego della regione Campania, che rifiuta l’accordo per mancanza della previsione dei fondi per il personale aggiuntivo previsto.

Il Ministro Speranza ci ha spiegato che per salvare la sanità pubblica le risorse sono necessarie, ma non sufficienti, che quindi ci vorrebbero delle riforme, ma subito dopo ci ha spiegato che egli fa riferimento al PNRR che di riforma, come hanno detto in tanti, non ha proprio nulla. Il PNRR, è lo stesso ministro che lo chiarisce, è stato pensato per potenziare il sistema già esistente, non per riformarlo: si parla di Dm 71, di case delle comunità, di ospedali di comunità ecc. Se la FNOMCeO pensa di affrontare la questione medica con il PNRR, si prepari alla delusione. Per risolverla, come lo stesso presidente Anelli ha detto pubblicamente in più occasioni, ci vuole una riforma, cioè una svolta, che per evidenti ragioni non può essere il PNRR.

Nel PNRR la questione medica resterà irrisolvibile. Ma di questo nessuno ha parlato.

In conclusione, la nostra delusione nasce dal dubbio che la FNOMCeO, per ragioni che non comprendiamo appieno, ma che vorremmo capire meglio, si voglia sbarazzare della Questione Medica, riducendola in tante problematiche parcellari, anche per non scontentare coloro che ancora pensano che ai medici sia tutto dovuto, senza rimettersi in discussione.

La Questione Medica, invece, per la sua risoluzione, ha bisogno indubbiamente di quel cambio di passo che ora non si profila all’orizzonte: nessuno di coloro che sono intervenuti nella Conferenza, Istituzioni comprese, ha parlato di Questione Medica e per difendere la professione dal suo inesorabile decadimento ci è stato proposto null’altro che una kermesse.

Giancarlo Pizza

Vicepresidente OMCeO di Bologna

Salvatore Lumia
Presidente Commissione Albo Medici Bologna

Bruno Ravera
Past President OMCeO di Salerno

Carolina De Vincenzo
Past President Ordinistico

Maurizio Rocco
Past President OMCeO di Udine

 



26 aprile 2022
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