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Liste di attesa, rivedere i tetti di spesa sulle prestazioni sanitarie in convenzione

di Alessandra Loi

21 LUG - Gentile Direttore,
la proposta lanciata dal sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, a cui aderiscono ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED, sulla richiesta ai medici e sanitari di dedicare le 4 ore a settimana previste per attività non assistenziali a prestazioni aggiuntive retribuendoli come quanto previsto per le attività in autoconvenzionamento (60 euro l’ora), come soluzione per smaltire le liste di attesa, apre nell’isola tra i medici specialisti una discussione su altre alternative.

Personalmente ritengo che le attività di aggiornamento professionale e di partecipazione alla didattica e alla ricerca di professioni mediche e sanitarie siano fondamentali. Gli aggiornamenti in campo medico necessitano di continuità, la formazione deve poter essere costante. In primis per rispondere con professionalità ed efficienza ai pazienti che si affidano alle nostre mani, in secondo luogo perché tante sono le innovazioni della moderna medicina nonché, per fortuna, gli sviluppi di terapie e cure per tante patologie.

Medici e sanitari che operano nei presidi sanitari pubblici sono colleghi quantunque in contatto con noi specialisti delle strutture sanitarie private convenzionati, e ci si aspetta di lavorare sempre di pari passo per il bene dei pazienti. In Sardegna è vero, anche se non è l’unica regione a risentire di questo problema, nel pubblico molte prestazioni sanitarie soffrono di liste d’attesa colme, troppo lunghe, i cui tempi sono stati ulteriormente prolungati anche dall’emergenza della pandemia Covid-19 che abbiamo in questi ultimi due anni attraversato. 

Ma i pazienti, anche coloro a cui non viene segnata l’urgenza delle 72 ore, hanno necessità di ricevere l’assistenza sanitaria seguita dagli esami diagnostici pertinenti in tempi ragionevoli, entro un arco di tempo per il quale si può e si deve ancora parlare di ‘prevenzione’, e non quando l’attesa alla prestazione rappresenta un lasso di tempo già tardivo per intervenire in modo radicale su di una patologia eventualmente in corso e diagnosticata. E questa possibilità di avvalersi delle prestazioni tecniche diagnostiche in tempi congrui, devono poterla avere tutti, anche le fasce più deboli della popolazione. 

Lancio dunque un’altra proposta che spero possa essere colta dal nostro governo regionale e dall’assessore alla Sanità Mario Nieddu. L’iniziativa è quella di pensare ad un aumento degli investimenti sulle prestazioni sanitarie in convenzione con le strutture sanitarie private che offrono visite ed esami diagnostici, rimodulando i tetti di spesa (eventualmente attraverso anche fondi europei), e rendendo possibile una maggior sinergia tra il pubblico e privato, agevolando lo scorrimento delle liste di attesa. Ciò tenendo conto, inoltre, di una maggior azione per incentivare la campagna di prevenzione sulla Salute, utilizzando l’alta diagnostica. Centri specialistici come quello da me diretto hanno macchinari di ultima generazione anche pensando a quelli per esami di tac, risonanze e mammografie. Nulla in meno a quello che offre il presidio pubblico, ma anzi, aiutando a smaltire le liste di attesa nel pubblico allargando ulteriormente la possibilità di offerta di servizi di prestazioni sanitarie in convenzione, si potrebbe arrivare a raggiungere un equilibrio nei tempi di prenotazione più equo ed efficiente anche negli ospedali e poliambulatori.

A questa proposta tengo inoltre a chiedere, nel limite del budget previsto per i privati accreditati, l’adeguamento del nomenclatore tariffario delle visite specialistiche in convenzione presso le strutture accreditate, mi riferisco al rimborso che la Asl destina alle stesse, pari a soli 20,66 euro a visita (per la copertura di spese e prestazione del medico), affinché ai medici sia corrisposta una congrua retribuzione/rimborso per la prestazione effettuata. Se si vuole risolvere il problema delle liste di attese, bisogna anche intervenire su questo aspetto. Nessun medico è disposto a dare la propria disponibilità a lungo alle condizioni retributive attualmente rimborsate dalle Asl.

Di fronte alla cronica carenza di medici e lunghe liste di attese, la collaborazione tra strutture private e pubbliche non deve essere vista come ‘una competizione’, bensì come una importante sinergia finalizzata a recuperare la Salute del paziente, cuore battente della Sanità tutta”.

Alessandra Loi
Medico Radiologo del Centro polispecialistico Diagnostica radiologica del Comune di Dolianova (SU)

21 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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