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03 DICEMBRE 2023
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di Calogero Spada

14 SET -

Gentile Direttore,
leggendo l’ultimo contributo del dott. Maffei, mi è balenata una alquanto curiosa associazione di idee, per cui – mantenendo saldi ogni rispetto e considerazione – chiedo indulgenza … Vorrei quindi parafrasare il Comandante Matt T. Sherman (Cary Grant) in “Operazione Sottoveste”, che rivolgendosi al Tenente Watson (Robert Gist), che faceva notare la contemporanea assenza del tenente Holden (Tony Curtis) e della Tenente Barbara Duran (Dina Merrill), esordiva con: “È proprio così ingenuo lei?”.

Forse non siamo già a conoscenza dei metodi della c.d. “concorrenza amministrata” (o “quasi-mercati” QM , o “managed competition”) e del c.d. (a lungo e diffusamente qui disquisito) “regionalismo differenziato” e loro conseguenze?

Forse non siamo già a conoscenza dell’indotto squilibrio in ambito sanitario, tra reale domanda e sovrabbondante offerta, al punto da – a mero titolo di esempio – incoraggiare enti pubblici su base associativa, formalmente vigilati dal Ministero della Salute, ad avviare intere campagne pubblicitarie di sottostima del rischio radiologico (come si faceva con le saponette, le creme e l’acqua minerale – resi radioattivi artificialmente – negli anni ’20 del secolo scorso) pur di rendere ad una intontita opinione pubblica l’idea che certi esami radiologici siano quasi innocui (addirittura confrontabili con la tintarella al sole), quando la scienza e la giurisprudenza continuano ad affermare – dati, studi e norme di legge alla mano – che così non è?

Forse non siamo già a conoscenza che, anche secondo quanto indicato dal nuovo “Patto della salute”, i nuovi modelli di: lavoro d’equipe, multidisciplinarietà, integrazione multi-professionale e logiche per intensità di cura (complici contrattualità e modelli professionali ormai storicamente incongrui, che Maffei giustamente definisce «di confine tra le professioni») sono paradigmi a lungo disattesi?

Tutto questo (l’elenco è certamente più lungo) … senza necessità di snocciolare infinite sequele di studi e rapporti che peraltro si muovono – come da loro stessi affermato – all’interno di dinamiche poco visibili, in accelerazione e di non semplice complessiva comprensione della assai mutevole realtà sanitaria e sociale; realtà che forse ci sta sempre più suggerendo che dobbiamo imparare a guardare alle sue celeri contingenze evolutive, e – proprio sulla scia di una delle citazioni utilizzate: «il grado di risposta del sistema appare meno maturo» – immaginare nuovi modelli per fronteggiarle, ove quello del computo dei posti letto per specialità/disciplina è forse un parametro, nonché un metodo operativo, del tutto obsoleto.

La verità è che – fronteggiando o no realtà nuove ed assai imprevedibili quali la pandemia – ogni organizzazione sanitaria, in ognuna delle sue ramificazioni, in barba sia alle sintesi e discussioni dei risultati, sia ai modelli enumerati (Hub & Spoke, one day surgery e week surgery, spostamento sul territorio dei pazienti bedblockers, etc.), sia alle più note evidenze bibliografiche e di dottrina, (lo conferma lo stesso citato rapporto OASI 2021, : « ... scevra da qualsiasi programmazione … ») … sta facendo una identica cosa: navigare a vista.

Se così non fosse stato e/o non fosse, certamente qualcosina la si sarebbe evitata o affrontata proattivamente o direttamente con successo, il che non è quasi mai stato riscontrato: fino alla sintesi dei vaccini siamo andati avanti con i metodi del medioevo di mascherine e distanziamento sociale; non a caso infatti, al livello sociologico si è assistito e si assiste ad un indotto rispolvero dell’”analfabetismo funzionale” su base scettica, ove gli stessi soggetti che erano riottosi ad un loro adeguamento, ora si dimostrano resistenti allo svezzamento dagli stessi …

L’impressione generale – parallelamente al dibattito politico in essere in questi giorni – è che non ci sia alcuna strategia e non si sappia esattamente cosa fare, anche perché nell’attuale scenario di grave complessa congiuntura internazionale, non sono affatto prevedibili le conseguenze della applicazione (sempre che sia fattibile) di qualsivoglia teoria, metodo, sistema.

Ad esempio, quello che suggerisce Maffei, ossia «la esigenza di avere una disponibilità strutturale di posti letto aggiuntivi di area intensiva e semiintensiva, come del resto previsto dal DL 34/2020 e riconosciuto dal brogliaccio del “nuovo” DM 70» è forse un suggerimento che potrebbe e dovrebbe essere implementato, ma del tutto trasversalmente, sebbene principalmente concepito per le esigenze maggiori.

Ma tutto questo non si potrà fare se prima (esattamente come nel dibattito politico) non si uscirà da una disinformazione e mero inquinamento informativo, quindi da una disputa in ambito sanitario non soltanto ideologica (come suggerisce Maffei), ma anche meramente propagandistica, che lo stesso rapporto OASI da solo (sono diversi anni che ormai è puntualmente pubblicato) con la sua impostazione di indagine ex post non riesce a fare … perché?

Perché forse non si vuole ancora accettare che i suddetti limiti … semplicemente esistano.

Dott. Calogero Spada

TSRM – Dottore Magistrale



14 settembre 2022
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