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La multidisciplinarietà nella patologia di spalla e la “shoulder valley” friulana


15 SET -

Gentile Direttore,
la patologia di spalla, oltre ad essere diffusa in età lavorativa e non solo in età avanzata, rappresenta una sfida per la complessità di scenari che presenta e per la necessità di un approccio integrato tra l’ortopedico, il terapista del dolore e il fisioterapista-riabilitatore.

Un adeguato trattamento richiede naturalmente un chirurgo ortopedico con specifico expertize, ma anche una visione globale del paziente, che integri nel percorso la parte fisioterapica-riabilitativa dopo l’intervento, prima dell’intervento quando possibile, al posto dell’intervento qualora il paziente, per scelta personale o per la coesistenza di importanti comorbidità, non sia eleggibile per la chirurgia.

Tutto questo supportato da un adeguato controllo del dolore da parte dell’algologo, in maniera da consentire agli altri due professionisti di espletare al meglio la loro opera. La spalla è chiamata in causa anche in ambito oncologico, nella chirurgia mammaria, e le limitazioni articolari, per quanto peculiari a causa della tecnica chirurgica stessa e dell’impatto dovuto ai trattamenti chemio e radioterapici, presentano le medesime sfide riabilitative della chirurgia di spalla propriamente detta.

Altro ambito in cui la spalla è protagonista è quello dell’atleta professionista, soprattutto in caso di movimenti ciclici e ripetitivi (es. nuotatore), con le conseguenze immaginabili in caso di infortunio. Proprio per avere una visione globale di tale articolazione nel pordenonese alcuni professionisti hanno deciso di condividere i loro saperi al fine di offrire a pazienti ed atleti un approccio diagnostico-terapeutico integrato e completo.

La collaborazione, che si esplica in un dialogo continuo sui singoli casi clinici e sulla partecipazione come relatori ad eventi formativi congiunti, nonché sulla produzione scientifica di settore, prevede l’interazione tra un chirurgo ortopedico di spalla, che mette a disposizione le proprie competenze affinate in anni di esperienza in Italia e all’estero, un medico del dolore, che oltre alla terapia farmacologica utilizza tecniche avanzate di neuromodulazione (es. radiofrequenza pulsata del nervo sovrascapolare), e una fisioterapista, musa ispiratrice e anima del progetto, che, oltre alle competenze specifiche della sua professione, conosce e utilizza al bisogno l’analisi cinematica ed elettromiografica dell’articolazione della spalla, al fine di capire quali muscoli vengano utilizzati nel movimento della spalla, quando e quanto vengano attivati durante la ciclicità del movimento, e quale sia poi il risultato in termini cinematici.

Si tratta di tecniche non invasive mutuate dal mondo dello sport, del quale peraltro la dottoressa ha profonda conoscenza essendo stata campionessa mondiale di pattinaggio velocità a rotelle. Grazie all’interazione tra questi professionisti nell’area pordenonese sta nascendo una zona di eccellenza nel trattamento della patologia di spalla dovuta quindi non solo a patologie di tale distretto ma anche a tematiche oncologiche mammarie, con un occhio di attenzione nel prossimo futuro anche per diverse categorie di atleti professionisti, una situazione che potremmo definire la “shoulder valley” pordenonese, e che proprio in questi mesi, grazie anche ad un recente accordo di collaborazione scientifica tra l’IRCCS CRO di Aviano e il CONI regionale, farà decollare il progetto.

Dott.ssa Giulia Bongiorno

Fisioterapista presso Friuli Riabilitazione – Roveredo in Piano (PN)

Dott. Andrea Tomasi
Medico ortopedico, Casa di Cura Papa Giovanni XXIII, Monastier (TV)

Cav. dott. Luca Miceli
Responsabile Medicina del Dolore Clinica e Sperimentale IRCCS CRO di Aviano


 

 

 

 

 

 

 



15 settembre 2022
© Riproduzione riservata

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