Gentile Direttore,
l’esito delle elezioni politiche ha sancito la vittoria del centro destra e porterà a governare per la prima volta in Italia una donna. E’ singolare e, dal mio punto di vista di donna progressista, anche “fastidioso” scoprire che la prima donna che arriva alla carica di capo del governo non è una donna di sinistra come sarebbe stato logico aspettarsi bensì una di destra.
Ma evidentemente la Meloni il potere se lo è preso con audacia e determinazione, a sinistra le donne “democraticamente” lo anelano attendendolo come gentile concessione dai loro compagni di viaggio.
Verrebbe da dire attendi e spera, perché l’essere “progressisti” evidentemente non vieta ai maschi di sinistra di essere sotterraneamente maschilisti e a tenere gelosamente per sé cariche e potere.
Da donna non posso quindi che complimentarmi con Georgia Meloni che, anche se distante dal mio modo di pensare, ha saputo portare una donna ai vertici della politica. Ci auguriamo che questo possa avere definitivamente infranto il soffitto di cristallo che ci avvolge e non rappresenti solo un fuoco di paglia.
Da medico cerco di capire quali sviluppi porterà il suo governo in sanità. Dai pochi dati che si ricavano dal suo programma sembra esserci una attenzione al SSN, al territorio, alla prevenzione.
Come molti altri ha promesso un abbattimento delle liste d’attesa, la ripresa di tutte le attività pre pandemia e soprattutto degli screening arrivando a spingersi a pensare a un meccanismo premiante per chi si sottopone agli stessi.
Il programma propone anche la creazione di una nuova authority (un’altra?) di controllo a cui i cittadini possono rivolgersi in caso di malasanità (ennesimo meccanismo per riversare le colpe su chi lavora in sanità?).
Da quanto emerge dai giornali pare che il suo partito non guardi di buon occhio alle Case di comunità e prediliga una sanità territoriale più prossimale: vedremo come potrà essere possibile un eventuale cambio di percorso quando orami sembra tutto già avviato e come intenda la destra concretamente sviluppare la medicina del territorio.
Ma le questioni di fondo che sorgono in campo sanitario se pensiamo al futuro governo sono essenzialmente due.
La prima riguarda la tenuta anzi il potenziamento del SSN. La sanità pubblica ha un costo elevato e negli anni passati abbiamo visto un continuo definanziamento del SSN con una spinta verso la sanità privata. Davvero la destra intende onorare l’art. 32 della costituzione con un potenziamento del pubblico? Come si concilia questo con l’idea della Flax tax che ridurrà ulteriormente il gettito fiscale? Dove il nuovo governo pensa di trovare i soldi per un potenziamento del SSN?
La seconda riguarda l’autonomia regionale. Il partito di Giorgia Meloni è nazionalista. Nel suo discorso di vittoria elettorale ha chiaramente detto di voler far diventare i cittadini orgogliosi di appartenere all’Italia. Con la riforma del Titolo V della Costituzione si sono creati 20 sistemi sanitari regionali che anelano ad una sempre maggiore autonomia. Il regionalismo differenziato è l’obiettivo principale della Lega con cui la futura premier dovrà governare.
Come sarà possibile conciliare questo desiderio di centralità nazionale con queste spinte autonomiste e con il regionalismo? Il Covid ha dimostrato come avere 20 sistemi sanitari non abbia giovato alla gestione della pandemia; le differenze tar Nord e Sud in ambito sanitario sono molte e a tutto svantaggio delle regioni del sud.
Come pensa Georgia Meloni di potenziare il SSN, di dare a tutti le stesse possibilità di accesso alle cure permettendo il regionalismo differenziato? Viceversa come sarà possibile smarcarsi dalla forte spinta autonomista della lega e tornare a una sanità centralizzata?
Non mi paiono questioni secondarie e da come la futura premier si saprà porre potremmo capire quali saranno gli sviluppi in ambito sanitario e quale tenuta avrà il suo governo.
Da donna non posso che augurale un buon lavoro nella speranza che tra i tanti problemi che dovrà affrontare non dimentichi la questione femminile come spesso fanno le donne che raggiungono posti di potere.
Ornella Mancin