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Pronto Soccorso: i problemi reali in Piemonte e soluzioni al ribasso

di Chiara Rivetti

07 OTT - Gentile Direttore,
il boarding in Pronto Soccorso (ovvero l’attesa da parte del paziente di un posto letto in reparto dopo la decisione di ricovero da parte del medico di PS) è affrontato dalla Regione come se fosse un problema emergenziale, attraverso un documento che ne detta le linee guida e che ne limita la durata massima a 6 ore.
Da anni oramai le 6 ore teoriche sono di fatto pari a 3-4-5 giorni, a seconda dell’ospedale, del periodo dell’anno e delle ondate epidemiche. Queste lunghe, pericolose e vergognose attese, spesso in barella, sono conseguenti alla sordità politica alle nostre proposte, che facciamo da tempo e che da tempo cadono nel vuoto.

Le soluzioni che adesso vengono suggerite alle aziende sono a costo zero: nessun euro in più sul personale, sui letti, sulle strutture di post-acuzia.
Ma si ipotizzano, per esempio, reparti “parcheggio“ dove i malati vengono spostati e aspettano il vero posto letto. O barelle nelle sale medici dei reparti.
Abbiamo già visto i letti nelle Chiese e nelle mense. Ma c’era una grave ondata Covid. Adesso c’è lo stesso problema che denunciamo da 10 anni.
Ancora una volta diciamo No alle soluzioni al ribasso: servono più letti per acuti, più letti di lungodegenza, più ADI domiciliare, più medici, più territorio.

Tutte le altre soluzioni sono esclusivamente maquillage, che spostano il problema da una parte all’altra.

Elenchiamo le criticità reali:

1. Reparti pieni. Il problema boarding è conseguente all’impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti, e a cascata alla difficoltà dei reparti di dimettere in struttura di lungodegenza. Le criticità sono soprattutto per il ricovero dei pazienti (per lo più anziani) nei reparti di Medicina: infatti il tasso di occupazione di posti letto nei reparti di medicina è del 96,4%. Questo significa che i pl in medicina sono sempre tutti occupati ed è complicato ricoverare. Va ricordato che il tasso ottimale, per evitare aumento di mortalità e morbidità, viene considerato non superiore all’ 85%, pur se imprudentemente aumentato al 90% dal Decreto Ministeriale n° 70/2015 sugli standard ospedalieri.

2. Taglio dei Posti Letto. In Piemonte, dal 2010 al 2020, sono stati tagliati 2011 posti letto per acuti, con una riduzione del 14%. Questi valori calcolati su 1.000 abitanti indicano che nel 2010 erano complessivamente disponibili 4,2 posti letto, mentre nel 2020 tale quota è scesa a 3,8 posti letto per 1.000 abitanti. Il taglio maggiore ha riguardato i posti letto per la lungodegenza, dove nel 2020 risulta eliminato 1 posto su 3 rispetto al 2010 (-33%). Nonostante questi tagli, con una quota di 947 posti per 100.000 abitanti, il Piemonte si colloca in terza posizione dopo il Veneto e la Provincia Autonoma di Trento per numero di posti disponibili nelle RSA. Tuttavia recenti segnalazioni indicano che circa il 20% di questi posti letto non è occupato.



3. ADI insufficiente. Il Piemonte è tra le regioni che nel 2021 hanno riportato un minore tasso di anziani assistiti in ADI: solo il 2,08% tra gli over 65 e il 3,33% tra gli over 75 anni, contro rispettivamente il 4,34% e 7,12% del Veneto.

4. Accessi impropri. Nel 2019 i codici bianchi nei PS piemontesi sono stati il 14% del totale. I Codici verdi hanno invece pesato per il 70%. E’ indubbio che i codici bianchi, e certamente anche una parte dei verdi, non dovrebbero recarsi in PS e richiederebbero una gestione differente, territoriale. Ma sulle Case della Salute fino ad ora abbiamo solo sentito tante parole, e intanto non più del 35% circa dei medici di famiglia lavora in medicina di gruppo. In attesa che l’iniziativa edilizia del PNRR proceda verso il baratro, quel che si può fare adesso è forse cercare di favorire l’associazionismo del mmg, per togliere al PS una quota di accessi di bassa gravità.


5. Mancano medici. I medici dipendenti sono scesi dal 2017 di circa 500 unità. Nel 2021 sono 331 i medici che in Piemonte hanno deciso di lasciare la dipendenza dal SSN e proseguire altrove. Rappresentano il 4% del totale dei medici attivi e rispetto all’anno precedente sono cresciuti del 27%. Le fughe maggiori si sono registrate per gli specialisti coinvolti nei turni di PS, come urgentisti, internisti e chirurghi.

6. Pazienti sempre più complessi e anziani. Nel 2019 gli accessi al PS distinti per fascia di età fanno emergere che il 28% era costituito da pazienti con età maggiore di 65 anni. Questa percentuale nel 2020 è salita al 30,5%. Dopo i 65 anni di età la degenza media sale, dal valore medio nazionale di 8 giorni a quasi 9, che per gli ultra-85enni sale a 11,3 giorni.

Le soluzioni al ribasso, dopo anni di denuncia e di allarmi, sono inaccettabili. Per avere più personale è necessario che il lavoro di PS sia gratificato, meno rischioso, i carichi di lavoro ridotti ed il sistema ottimizzato. E per affrontare il boarding sono necessari letti e personale. Non altro. Ne va dell’efficienza dell’ospedale, della qualità delle cure dei pazienti e del rispetto dei lavoratori.

Dott.ssa Chiara Rivetti
Segretaria Regionale Anaao Assomed Piemonte

07 ottobre 2022
© Riproduzione riservata

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