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Italia versus Usa, quando la formazione è una opinione 

di Michela Cascio

21 MAR -

Gentile Direttore,
lo scorso gennaio ho fatto un'esperienza formativa come medico osservatore a Chicago. Sono stata nei pronto soccorso di più ospedali della città e ho parlato con medici, specializzandi, infermieri, paramedici e pazienti.
Esiste un vecchio detto: non si possono paragonare le mele con le pere. Il pronto soccorso, infatti, con la sua scritta rossa, identifica in qualsiasi lingua il luogo deputato alla gestione dell’emergenza. Così anche la medicina d’Emergenza-Urgenza dovrebbe essere uguale ovunque.

A Chicago il medico d’Emergenza-Urgenza è una figura professionale riconosciuta ed a nessuno verrebbe in mente di chiedersi quali siano le sue competenze.
Il percorso di specializzazione è ben strutturato: uno studente di medicina può scegliere tra i diversi programmi universitari della città della durata di 3 o 4 anni che condividono rotazioni, certificazioni, lezioni, giacché la formazione è la stessa per tutti.

Tornando in Italia, sarebbe bello che dal giorno in cui si firma il contratto di specializzazione si potesse sapere tutto dei cinque anni: rotazioni, lezioni, certificazioni delle competenze, modalità d’esame. Invece spesso i programmi cambiano nel corso dello stesso anno, anche in base ai cambi di Direzione della scuola. E così le oltre 30 scuole italiane differiscono per percorsi formativi, corsi certificati, durata e tipologia di rotazioni e rispetto dei periodi extra rete.

La diversità in molti ambiti arricchisce, forse è la parte più bella del nostro lavoro, ma nel nostro percorso formativo ha solo creato disparità tra città e scuole di specializzazione.

Anche per questo ogni anno CoSMEU raccoglie dati di confronto tramite surveys somministrate agli specializzandi.

La scuola di medicina d’Emergenza-Urgenza è nata nel 2009 e ancora non è chiaro quanti mesi sia giusto frequentare un reparto di medicina interna. È il 2023. Non è più giustificabile la nebbia che permane sul curriculum formativo delle scuole italiane, quando esistono curriculum specialistici pubblicati e aggiornati da società europee e internazionali (1,2).

Annualmente gli specializzandi americani devono sostenere un test di valutazione a risposte multiple, volto sia a monitorare il miglioramento del singolo giovane medico durante gli anni, che a valutare l’insegnamento proposto nelle varie scuole. E’ così importante che lo specializzando raggiunga i target formativi? Sì, e se non li ha raggiunti la sua università mette a disposizione incontri privati e mentorship.

Le lezioni sono a cadenza settimanale, non durano più di 30 minuti, assomigliano a lectures congressuali. Sono approfondimenti e algoritmi pratici, perché lo specializzando non è più uno studente ma un practitioner, e le competenze mediche le ha già studiate all’università. Ad ogni specializzando viene fornito materiale gratuito per prepararsi alla parte pratica delle lezioni. La simulazione è presente in tutte le scuole come metodo educativo e valutativo ed è integrata nella giornata di lezione.

Il primo mese di specializzazione a Chicago si definisce di orientamento ed è uguale per tutti. Si compone di parti didattiche, laboratori di procedure pratiche, certificazioni (BLSD, ACLS, PALS, disaster medicine).
Dalla nostra survey si evince che nel 2020 solo il 31% delle scuole italiane proponeva corsi certificati e che le lezioni frontali così come la simulazione erano effettuate regolarmente in meno della metà delle scuole (3).

In Italia la qualità delle nostre università è ancora altissima, abbiamo ricercatori e dottorandi che pubblicano articoli su riviste peer reviewed e hanno citazioni su giornali internazionali, eppure lo screditamento pubblico è ancora un metodo di insegnamento molto diffuso, così come il portaborse e il ghost writer di slides per lezioni e convegni sono “posizioni lavorative” accomunate dalla gratuità e dal servilismo che ci si impone di sopportare nella speranza di un riconoscimento accademico futuro.

Lo specializzando americano negli anni ritorna più volte negli stessi ospedali, dove gli verrà assegnato un carico di lavoro progressivamente crescente in termini di numeri di pazienti da seguire contemporaneamente e di procedure da eseguire, acquisendo progressiva autonomia.

Recentemente abbiamo chiesto agli specializzandi italiani al quarto e quinto anno quanto si sentano sicuri ad eseguire determinate procedure pratiche e come valutino il grado di autonomia durante i cinque anni di specializzazione. Il 57% ha risposto che c’è troppa variabilità in base al contesto.

Quanto potrebbe costare standardizzare la formazione in medicina d’emergenza urgenza in Italia? Quanto sarebbe indecoroso guardare e prendere ispirazione da chi ha una storia più lunga di formazione in questo campo?
Parliamo di soldi investiti per formare medici migliori: un guadagno per il sistema sanitario. Ma d’altronde, noi siamo i medici più desiderati d'Italia e con meno potere contrattuale in assoluto.

Michela Cascio
Direttivo CoSMEU

  1. https://eusem.org/education/curriculum/european-curriculum-of-emergency-medicine
  2. https://www.ifem.cc/curriculum_and_education
  3. Piazza, I., Barcella, B., D’Ercole, A., Zaccaria, G., & CoSMEU group. (2022). Emergency medicine residents in Italy: Data from a national survey. Emergency Care Journal, 18(1). https://doi.org/10.4081/ecj.2022.10439



21 marzo 2023
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