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Puglia. Ennesimo Piano di rientro, sanità a rischio collasso

di Antonio Mazzarella e Domenico Ficco

11 MAG - Gentile Direttore,
le recenti disposizioni regionali contenute nella DGR 412 del 28/3/2023 che, di fatto, conferma la Puglia fra le regioni in Piano di Rientro prefigurandone il Commissariamento, prevedono, a causa del pesante disavanzo del SSR nell’esercizio 2022, drastiche misure per il contenimento della spesa sanitaria: blocco di ogni tipologia di reclutamento del personale, comprese le procedure concorsuali in atto e/o programmate, di nuovi incarichi di responsabilità di Strutture Complesse e Semplici, degli acquisti di prestazioni socio-sanitarie da privato accreditato e da strutture extraregionali se non debitamente autorizzate, riduzione significativa della spesa farmaceutica e dei dispositivi medici, divieto di effettuare spese per investimenti per l’adeguamento strutturale, il potenziamento tecnologico, per gli acquisti di beni e servizi durevoli da parte di ogni Azienda sanitaria pubblica(fatti salvi provvedimenti di estrema urgenza preventivamente autorizzate dalla Regione) e l’immancabile riorganizzazione della rete ospedaliera e di quella territoriale, al fine di “concentrare l’erogazione di specifiche attività di particolare complessità nelle sole strutture di riferimento”(?).

Quanto sopra, al fine di garantire l’equilibrio economico-finanziario negli esercizi 2023 e 2024.

Nonostante(!) queste rigidissime misure la Regione impone alle Aziende pubbliche:
- incremento dei livelli quali-quantitativi della produzione almeno pari a quelli rilevati nell’anno 2019;
- la riduzione delle liste di attesa;
- raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano regionale della prevenzione con particolare riferimento ai programmi organizzati di screening per la prevenzione dei carcinomi della mammella, del colon retto e della cervice;
- disposizioni per l’abbattimento della mobilità passiva extraregionale.

Siamo consapevoli che la DGR 412/23 è il risultato di una imposizione del Governo che penalizzerà ulteriormente le regioni meridionali come la Puglia, già in grave sofferenza a causa di un decennale sottofinanziamento del Fondo Sanitario Regionale rispetto ad altre regioni con numero uguale di popolazione(oltre 200 milioni di euro all’anno in meno). Pertanto, condividiamo le rimostranze e le proteste del Presidente Emiliano in seno alla Conferenza Stato-Regioni e il contrasto alla legge sull’autonomia differenziata che darebbe un colpo mortale al SSN negando diritti a milioni di cittadini.

Tuttavia, non si ci può esimere, nonostante le dichiarazioni rassicuranti del Governatore sull’ assistenza socio-sanitaria che continuerebbe ad essere garantita senza intervenire su nuove tasse ai Pugliesi, da alcune considerazioni:

1) Il disavanzo del SSR è una costante del bilancio pugliese, in particolare in riferimento a spesa farmaceutica e dispositivi medici, mobilità passiva, acquisti di beni e servizi da privato, investimenti, lavori ed acquisti di beni durevoli non sempre giustificabili e poco trasparenti nelle procedure, tanto da determinare qualche arresto eccellente e indagini della magistratura ancora in corso;

2) Con grave ritardo la Regione si accorge della sua responsabilità negli omessi controlli e avoca a sé la gestione dei vari capitoli di spesa, finora a totale discrezione delle Aziende sanitarie;

3) Il blocco delle assunzioni, di qualunque tipologia (compresi i concorsi già espletati) e degli incarichi di Strutture Complesse e Semplici (il cui numero, ricordiamo, è quello stabilito dalla stessa Regione per ogni Azienda sulla base del DM70/2015 e la cui attribuzione è materia dei Contratti Integrativi Aziendali) appare in evidente contrasto con la realtà della grave carenza di personale. La Puglia ha, rispetto ad altre regioni con ugual numero di popolazione, un gap negli organici notevole(3 mila medici e 15 mila infermieri in meno dell’Emilia-Romagna), tra l’altro al 70% con rapporto di lavoro a tempo determinato.

Come si può pensare, in tale situazione, di mantenere i livelli quali-quantitativi, ridurre le liste d’attesa, raggiungere gli obiettivi previsti dai programmi di screening, ridurre la mobilità passiva?

Ancora una volta, quindi, i tagli al personale continuano ad essere utilizzati per “sanare” i bilanci.

Ad oggi, l’unico risultato evidente è il blocco totale di ogni tipologia di assunzione del personale e la paralisi delle attività.

Lo spauracchio della decadenza automatica, prevista nella DGR, dei Direttori Generali inadempienti impedisce persino la sottoscrizione del contratto individuale ai vincitori di concorsi già espletati (presumibile fonte di contenziosi legali) in attesa dell’approvazione regionale con gravi ripercussioni sull’assistenza.
Proviamo solo ad immaginare i tempi burocratici necessari a che le aziende inoltrino le richieste in Regione, la valutazione da parte dei (pochi)funzionari del Dipartimento Salute, l’eventuale richiesta di chiarimenti e, infine l’agognata(o negata)autorizzazione. L’estate è alle porte e temiamo che si riproporrà, in maniera drammatica, il problema della carenza di medici ed infermieri nei Pronto Soccorso a cui si aggiungeranno le gravi difficoltà operative di altri reparti in attesa delle autorizzazioni ad assumere personale.

Crediamo, pertanto, che sia cogente, necessario e urgente il pieno coinvolgimento di tutte le sigle sindacali firmatarie dei CCNL in sede regionale e, a cascata, a livello aziendale per definire gli standard assistenziali in termini di personale e portare a termine le procedure di assunzione.

Solo successivamente si potranno condividere percorsi e procedure per attuare le altre misure previste dalla DGR412 :appropriatezza prescrittiva, abbattimento liste d’attesa, mobilità passiva, programmi di screening, ai quali ci permettiamo di aggiungere la necessità di una radicale rivisitazione di modelli di assistenza territoriale anacronisticamente basati sugli studi di MMG/PLS isolati ed avulsi dal sistema.T utti temi che richiedono interventi articolati nel tempo, di ampio respiro che coinvolgano operatori e cittadini attraverso programmi di informazione/formazione/sensibilizzazione e controlli/verifiche puntuali delle gestioni aziendali ed eventuali sanzioni per gli inadempienti a tutti i livelli.

Se la situazione resterà “bloccata”, il SSR rischia il collasso. L’unica ad avvantaggiarsene sarà la sanità privata con ulteriore massiccio ingresso in tutti i settori dell’assistenza socio-sanitaria con buona pace del SSN pubblico, solidaristico ed universale(che pare essere lo scopo finale dell’attuale Governo).

Antonio Mazzarella
Segretario regionale medici e dirigenti sanitari Fp Cgil Puglia

Domenico Ficco
Segretario regionale Fp Cgil Puglia

11 maggio 2023
© Riproduzione riservata

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