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Visita fiscale, una reclusione domiciliare sulla quale interrogarsi 

di Giorgio Simon

15 MAG -

Gentile Direttore,
è possibile che in Italia un lavoratore che si ammala sia sottoposto ad una sorta di arresti domiciliari e che sistematicamente si affermi che forse il medico certificatore ha detto il falso? Può sembrare una domanda provocatoria ma oggi 2023, nel nostro paese accade questo.

Un lavoratore per il quale il medico certifica che è ammalato e deve stare assente dalla propria attività per curarsi o per riabilitarsi deve stare a casa in attesa di visita. E questo a prescindere se sia stato dimesso da un ospedale ad esempio per un trauma grave o se abbia una banale influenza. Non può muoversi dalla propria abitazione dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 se lavoratore pubblico e dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 se lavoratore del privato (Incomprensibile la differenza di orari tra i due settori).

Ma cosa deve fare a casa? Aspettare l’eventuale visita fiscale che deve verificare se quanto scritto da altro medico pubblico o convenzionato corrisponde al vero. Da questa reclusione domiciliare sono esentate solo le persone con malattia oncologica o psichiatrica.

Da notare che se la persona ammalata ad esempio è allettata e non può aprire la porta qualcun altro deve stare a casa negli stessi orari assieme a lei per rispondere all’eventuale chiamata del medico fiscale. Quindi gli arresti domiciliari valgono per due. Ma non finisce qui, anche se la visita conferma diagnosi e prognosi il lavoratore deve rimanere a casa perché potrebbe avere una nuova visita a sorpresa.

Ora tutti sappiamo che queste norme sono state pensate per punire i “furbetti” che guarda caso continuano a farlo impuniti (si pensi alle assenze di massa per malattia di alcune categorie in alcune città), ma per fare questo si danneggiano milioni di persone oneste e, si badi bene, ammalate e bisognose di cure e riabilitazione non di reclusione. Ad esempio una persona con una lunga convalescenza dopo un trauma che per riprendersi dovrebbe muoversi è costretta a passare la maggior parte della giornata a casa a meno che non voglia passeggiare a notte fonda.

In un paese normale, se proprio si vuole verificare una diagnosi mi pare che una chiamata telefonica e una visita su appuntamento sarebbero lo strumento civile. Invece no. In Italia si continua a dare per acquisito che molti medici scrivano certificati falsi o di comodo e che i cittadini siano praticamente tutti truffatori.

Due domande: dobbiamo ancora tollerare tutto questo, in particolare FNOMCEO può sopportare questa sfiducia ? Questa legge e questa procedura rispettano i principi fondamentali della Costituzione?

Giorgio Simon

Medico, già direttore generale ASS Friuli Occidentale



15 maggio 2023
© Riproduzione riservata

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