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Infermieri, c’è poco da festeggiare

di Giuseppe Saragnese

15 MAG -

Gentile Direttore,
nei prossimi anni andranno in pensione più di 100 mila infermieri, aumentano i casi di burn out tra il personale sanitario a cui la pandemia ha contribuito a evidenziare il disastro dell'assistenza sanitaria in Italia che va diretta verso la privatizzazione e verso l'autonomia differenziata che in Sanità accentuerà le differenze tra le Regioni e penalizzerà le Regioni più povere, costringendo le persone all'aumento dell'emigrazione sanitaria.

L'infermiere che da anni viene detto a parole che è uno dei pilastri dell'assistenza, ma nei fatti si trova schiacciato tra l'aumento dell'aziendalizzazione con aumento dei carichi di lavoro non retribuito adeguatamente, con sindacati e ordini professionali latitanti, con un governo di destra che non mette 1 euro nel rinnovo dei contratti.

Nessuna politica di contrasto all'abbandono della professione infermieristica, alla riduzione delle spese universitarie dei laureandi, all'aumento di personale infermieristico che abbandona gli ospedali italiani per andare all'estero dove la retribuzione è il doppio che in Italia.

Riduzione di orario, aumento delle retribuzioni, sicurezza sul lavoro, migliorare le condizioni di lavoro nei pronto soccorso, ridurre drasticamente la libera professione, riduzione delle liste di attesa. Insomma più pubblico riqualificato e meno sanità privata.

Assolutamente sbagliato la recente decisione del governo di liberalizzare la professione infermieristica, permettendo di svolgere attività libero professionale al di fuori della propria struttura.

Paghiamo di più gli infermieri! Nulla quindi da festeggiare.

Giuseppe Saragnese

Infermiere, Bergamo



15 maggio 2023
© Riproduzione riservata

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