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Per i MMG e i medici pubblici serve un nuovo contratto comune di filiera

di Roberto Polillo

07 GIU -

Gentile Direttore,
leggo sempre con moto interesse quanto scrive Giuseppe Belleri, di cui apprezzo cultura, chiarezza espositiva e garbo, anche se spesso non privo di ruvidezza. Lo rassicuro che non sono, anzi non siamo, tra i sostenitori che il rapporto di lavoro della dipendenza sia l'ottimale da difendere col furore ideologico.

Parlo al plurale perché insieme a Saverio Proia, il più capace e competente contrattualista del mondo sanitario, abbiamo proposto per tutto il personale che opera nel SSN, pubblico o privato che sia, un nuovo contratto di filiera alla cui base ci sia il riconoscimento della particolare funzione svolta dal personale sanitario.

In questo nuovo contratto con la definizione di una ben definita e autonoma area contrattuale, dovrebbero dunque rientrare anche i MMG.

Per loro, quindi, non si tratta di un assorbimento in una tipologia contrattuale che ha condannato i medici all'irrilevanza, dopo il taglio delle unghie delle prerogative dei sindacati e quindi dei medici di cui dobbiamo ringraziare l'ex ministro Renato Brunetta.

Dalla sua azione di governo come Ministro della Pubblica Amministrazione, ne è derivata infatti la perdita di ogni capacità per i medici di riuscire a giocare una effettiva funzione dirigenziale all' interno delle strutture sanitarie. Questo e altro hanno trasformato i medici in operai specializzati privi di qualsiasi effettiva autonomia.

Una politica che sostanzialmente è stata riconfermata dai successivi governi, a dimostrazione di come, spesso, il cambio di maggioranza non significa sostanziali cambiamenti sulle questioni riguardanti il ruolo del personale della pubblica amministrazione.

Il contratto attualmente vigente pertanto non lo vogliamo più per i medici dipendenti e certamente non vogliamo infliggere ai MMG del futuro.

Voglio anche precisare che conosco la medicina di base per averla esercitata con onore e disciplina, come recita l'articolo 54 della Costituzione.

Ho lavorato con impegno e dedizione per diversi anni in un quartiere intensamente popolato e ho provato sulla mia pelle il peso della responsabilità del MMG e soprattutto la sua solitudine di fronte a un caso clinico di una certa complessità.

Sono questi i motivi che mi spingono a ritenere che il futuro professionale del MMG sia indissolubilmente legato a quello degli altri operatori e che il luogo di esercizio di tale attività siano le strutture distrettuali in un team multidisciplinare.

Aggiungo e concludo che solo all'interno di strutture pubbliche, dotate di personale amministrativo dedicato, potrà essere alleggerito il peso di una burocrazia asfissiante.

Anche su questo ultimo aspetto voglio però precisare che la responsabilità di quanto accaduto deve ricadere per larga parte sui sindacati di categoria.

Il patto tacito con la parte pubblica è stato infatti questo: potete mantenere un contratto libero professionale, seppure anomalo come ben illustrato da Belleri, ma vi sobbarcate per intero il peso del gatekeepping.

Ma questo gravame non è stato equamente distribuito; la parte più soffocante è ricaduta sul soldato semplice, il MMg chiunque che ha perso professionalità sotto il carico di incombenze amministrative sempre più stringenti; funzioni extra sanitarie che altre figure professionali dovrebbero e potrebbero se lo si volesse svolgere. La parte più gratificante è toccata invece ai "predestinati" di rango sindacale che attraverso il mantenimento della convenzione hanno avuto accesso garantito ai piani alti della professione ( presidenze negli ordini provinciali, FNOMCeo, Enpam etc) salendo di status e come effetto collaterale di livello retributivo.

Roberto Polillo



07 giugno 2023
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