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Le cure primarie, la crisi della professione medica e cosa vogliono i pazienti

di Marco Cambielli

29 NOV -

Gentile direttore,
il tema delle cure primarie è un tema assai caldo in tutte le parti del mondo e non solo in Italia: la letteratura è piena di articoli che documentano le difficoltà dei medici generalisti in nazioni a lunga tradizione di sistema come la Gran Bretagna (1), ma anche in nazioni come gli USA ove, valutando una indagine sul servizio sanitario di base, gli autori riferiscono sulle preoccupazioni dei medici e propongono un ampio pacchetto di riforme politiche per rafforzare la pratica delle cure primarie negli Stati Uniti.

I risultati hanno mostrato gravi carenze di personale, stress finanziario, difficoltà a fornire cure accessibili, sfide nel sostenere la telemedicina, e l’esaurimento mentale dovuto ai crescenti oneri dei pazienti in termini di salute mentale, malattie croniche non trattate e ritardi nelle cure acute. (2)

Da anni sulle riviste più accreditate in temi riguardanti la MG viene rivolto un invito secondo cui i pazienti devono essere coinvolti nella definizione della qualità dell’assistenza, cosa che avviene puntualmente, e, se i servizi devono essere aderenti alle opinioni dei pazienti, sono necessari metodi validi per ottenere le loro opinioni e incoraggiare le persone a presentarle.


Cosa vogliono i pazienti dalle cure primarie? (3)

I dati sono noti da tempo e non scopriamo nulla di nuovo. Secondo lo studio EUROREP di alcuni anni fa in cima a un elenco di 38 possibili priorità;erano tempo sufficiente per la consultazione, essere in grado di ottenere facilmente un appuntamento, ottenere un servizio rapido in caso di emergenza e avere un medico generico che ascolta e fornisce informazioni utili sulle malattie dei pazienti e sul loro trattamento e li incoraggia a discutere tutti i loro problemi. Era richiesto anche un medico che si tenesse aggiornato e soddisfacesse il loro bisogno di riservatezza e difesa. La comodità e l’arredamento dell’ambiente medico furono costantemente classificati come basse priorità.

L’evidenza suggerisce che dove i pazienti sono informati e supportati per partecipare alle decisioni, i risultati sanitari sono migliori, i servizi sono utilizzati in modo più appropriato, la soddisfazione del paziente è maggiore e c’è meno rischio di contenzioso.

Anche il coinvolgimento degli utenti” è un modo molto efficace per migliorare i servizi. (3)

Ma i tempi corrono in maniera diversa: attualmente il tema organizzativo si regge principalmente su procedure burocratiche, sulla giornata professionale legata alla risposta informatica ed alle categorie amministrative che hanno assorbito le energie dei professionisti posti di fronte anche ad una domanda accresciuta, come è noto a chi vuole prendersi cura dei suoi assistiti e rispondere alle loro domande, trovandosi impedito da una struttura organizzativa pesante e condizionante.

Il SSN trova le sue fondamenta sulla medicina generale (medicina di base) e si ha la pretesa di rispondere alle richieste di salute moltiplicando le strutture e l’organizzazione, rendendo più complicato l’incontro medico-paziente.

Occorre forse partire dalla definizione della medicina generale.

E’ stato scritto alcuni anni fa (4), ma è una considerazione sempre pertinente, che una definizione di medicina generale dovrebbe descrivere i contenuti fondamentali e la funzione della disciplina per identificare le caratteristiche specifiche del lavoro clinico, integrare la descrizione della disciplina medica ed accettare che esistano sovrapposizioni tra molte specialità mediche, fornire un quadro per il contenuto dell’insegnamento e della formazione, descrivere dove è necessario cercare le prove per sviluppare la migliore funzione basata sulla scienza.

I medici di medicina generale sono consapevoli del loro ruolo di fornitori e organizzatori chiave di servizi all’interno dell’intero sistema sanitario, garantendo che i bisogni siano soddisfatti, anche se non sempre sono loro a soddisfare tali bisogni.

La chiave del successo della risposta dipende ovviamente da un momento organizzativo che deve permettere l’applicazione al paziente di quanto è basato sull’evidenza riguardo al singolo caso presentato.

Occorre quindi riproporre al centro del sistema, il medico che si serve della organizzazione per la sua attività e non viceversa come invece si stà puntualmente verificando con gli esiti sotto gli occhi di tutti.

Marco Cambielli
Già Generalista, Specialista in Malattie dell'apparato digerente, nutrizione e ricambio; dr. Saffi Giustini – già Generalista; Docente Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale – sede Firenze

1. Dobson J. Time is running out to resolve the NHS workforce crisis BMJ 2023;380:p681
2.Erin E. Sullivan, Rebecca S. Etz, Martha M. Gonzalez et al. Primary Care in Peril: How Clinicians View the Problems and Solutions. NEJM Catal Innov Care Deliv 2023;4(6) DOI: 10.1056/CAT.23.0029
3.Tessa Richards Patient’s priorities BMJ 1999, 318(7179): 277
4. Frede Olensen, Jmim Dickinson, Per Hjortdahl. General practice-time for a new definition BMJ 2000; 320(7231): 354–357



29 novembre 2023
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