Gentile Direttore,
ci risiamo. Aspettiamo chi lancerà per primo l’allarme, gridando all’emergenza per la misera, catastrofica adesione al progetto della specialità di Medicina d’Emergenza Urgenza in Italia: 700 borse non assegnate, anche quest’anno. Ma le emergenze non sono mai attese, non sono scientificamente previste, come invece accade in questo caso.
È come l’annuale emergenza influenza, che da sempre contestiamo, essendo un evento ciclicamente atteso sulla base di semplici considerazioni epidemiologiche, ma che sempre viene gestita come una sorprendente emergenza (molto, lo sappiamo bene, sulle spalle degli operatori della MEU).
Sono anni che lo ripetiamo: banali considerazioni di carattere economico, semplici constatazioni sulla qualità di vita, ovvie osservazioni sull’intensità del lavoro e sull’usura che ne consegue, l’esposizione al contenzioso legale, il rischio fisico personale delle aggressioni, la naturale deriva verso il malessere psicologico del burn-out e della moral injury. L’enorme differenza di prospettiva rispetto alla massima parte delle specialità mediche. Nonostante la bellezza del nostro lavoro.
Tutto questo fa sì che la finta emergenza sia invece un evento scientificamente atteso.
Che i decisori, una volta per tutte, decidano davvero: si vuole una Medicina d’Emergenza Urgenza in Italia? Se sì, si metta mano alle riforme necessarie, quelle che vanno trattate come una vera emergenza: siamo prontissimi a parlarne. Viceversa, se si decide che una MEU in Italia non serve, che non è un elemento critico per il futuro del SSN, che abbiamo concluso di farne a meno, dichiariamolo una volta per tutte: i nostri professionisti, i nostri specialisti, non avranno difficoltà a trovare nuove collocazioni, e potranno far valere, anche economicamente, una competenza specifica che non ha confronti.
Resterà il problema di spiegarlo ai cittadini: ma non sarà così difficile, sostenendo che in fondo un medico o un infermiere vale l’altro, in emergenza urgenza. Sta già accadendo. Prepariamoci a spiegare la stessa cosa per la radioterapia, per l’anatomia patologica, per le cure palliative. Basta deciderlo.
Poi, quando ci sarà un ematologo a gestire un politrauma, un traumatologo su un ictus, un medico di medicina generale su uno shock settico, non poniamoci problemi di appropriatezza, di efficacia, di tempestività, di qualità, di sopravvivenza. Basterà spiegare ai cittadini che l’emergenza urgenza è diventata una lotteria. Chiamare l’ambulanza sarà come giocare alla ruota della fortuna: qualche volta pescheranno il jolly, qualche altra no.
E poi sarà necessario spiegarlo agli stessi medici: dire agli urologi, agli otorinolaringoiatri, ai dermatologi e così via che dovranno trascorrere una quota del loro tempo in Pronto Soccorso, a rispondere a tutto quello che potrà presentarsi in quel turno. Anche per loro, immaginiamo, varrà la sorte.
Prendiamo atto che siamo già in un nuovo modello di gestione dell’urgenza sanitaria in Italia: quello basato sulla buona sorte. Un suggerimento: cominciate a investire sulle aziende produttrici di amuleti e pozioni portafortuna, potreste arricchirvi.
Fabio De Iaco
Presidente SIMEU Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza
Beniamino Susi
Vicepresidente SIMEU
Antonio Voza
Segretario SIMEU
Andrea Fabbri
Tesoriere SIMEU
Salvatore Manca
Past President SIMEU