Gentile direttore,
il problema delle liste di attesa è un problema di sanità pubblica prioritario che però viene trattato soprattutto come un problema politico col rischio di adottare misure che peggiorano ulteriormente la qualità della assistenza erogata. E’ questo il caso della bozza di Disegno di legge pubblicato ieri su Qs dedicato proprio alle liste di attesa.
Le liste di attesa nella loro accezione più ampia e, a mio parere, più corretta sono il tempo che intercorre tra la individuazione di un problema di salute cui corrisponde una prestazione inclusa nei LEA e la effettiva erogazione di questa prestazione da parte del sistema sanitario. Così ridefinite le liste di attesa riguardano non solo le prestazioni ambulatoriali, ma tutte quelle incluse nei LEA che vanno da quelle di ricovero specie di area chirurgica a quelle residenziali passando per molte altre tipologie di prestazioni territoriali come quelle di assistenza domiciliare. In molte Regioni e in alcune aree l’attesa di queste prestazioni tende all’infinito, come nel caso della neuropsichiatria infantile, tanto per fare un esempio. Per non parlare del fatto che la lista di attesa andrebbe riferita in molti casi non solo alla erogazione della singola prestazione, ma alla presa in carico complessiva di quel problema di salute. Faccio un paio di esempi tra i tanti, quasi infiniti, possibile. Il primo riguarda un tipico problema clinico: le visite specialistiche di area chirurgica. Che senso ha accorciare solo i tempi della prima visita oculistica (che ricordiamoci sempre essere l’unica oggetto di monitoraggio da parte del “sistema liste di attesa”) quando l’intervento di cataratta sta quasi uscendo dai LEA o accorciare i tempi di attesa per le prime visite urologiche quando il trattamento chirurgico delle patologie chirurgiche di area urologica hanno tempi di attesa inaccettabili come denunciato qui su Qs un anno fa per la Sardegna? Quanto alle liste di attesa a livello territoriale basti pensare alla assistenza residenziale agli anziani con problemi di demenza. Il Gruppo Solidarietà nelle Marche ha stimato che nelle Marche i pazienti con demenza in attesa di entrare nelle strutture residenziali sono circa 1000, peraltro destinati ad essere assistiti nella maggioranza dei casi in un posto letto convenzionato non dedicato o non appropriato (e quindi non attrezzato), o addirittura non convenzionato.
Con la bozza di Disegno di legge pubblicato ieri su Qs si conferma e rafforza la impostazione sul governo delle liste di attesa del Decreto Legge approvato lo scorso luglio: ad essere interessate sono di fatto solo le prestazioni ambulatoriali e tra queste solo le prestazioni di primo accesso. Vengono, e questo è il punto che mi fa parlare di “follia del legislatore”, previsti all’Articolo 10 premi per la riduzione della durata delle liste di attesa per queste prestazioni. I premi riguardano sia le Regioni che “garantiscano il rispetto dei tempi massimi di attesa per l’erogazione ai cittadini delle prestazioni sanitarie rientranti nei livelli essenziali di assistenza” che i Direttori regionali della sanità nonché dei direttori generali delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale. Il testo del Disegno di Legge prevede che “Ai medesimi fini i direttori generali assegnano gli obiettivi di cui al primo periodo ai direttori amministrativi, ai direttori sanitari e ai direttori di struttura complessa, integrando i relativi contratti individuali. La quota dell’indennità di risultato condizionata al raggiungimento del predetto obiettivo non può essere inferiore al trenta per cento.” Fine della citazione e adesso commento io: è come dire che il 30% dei problemi di sanità pubblica oggi sono legati agli eccessivi tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali di primo accesso. Se non è follia questa. Ma non è follia per la politica, che sa che il consenso oggi passa molto attraverso la “lotta” a quelle liste di attesa, e non lo è per i media che purtroppo hanno nella gran parte dei casi una sorta di analfabetismo rispetto ai temi della sanità (parere mio ovviamente).
Perseguire con azioni a breve termine la riduzione delle liste di attesa delle prestazioni ambulatoriali di primo accesso attraverso un aumento “whatever it takes” della loro produzione per dirla alla Draghi e un sistema di premi e punizioni dedicato e importante ha molti rischi:
Già che ci siamo (anche se su questo tema andrebbe fatto un intervento a parte) che c’azzecca con le liste di attesa la istituzione prevista all’Articolo 12 del Disegno di Legge la istituzione, a decorrere dall’anno 2025, presso il Ministero della salute, della Scuola nazionale dell’alta amministrazione sanitaria (SNAAS)? Per l’attuazione di questa disposizione sarebbe autorizzata la spesa massima di 1 milione di euro per l’anno 2025 e di 950.000 euro annui a decorrere dall’anno 2026. Ricordo che tale istituzione era già contenuta nella bozza del Decreto sulle liste di attesa di luglio, ma il Decreto nella sua versione definitiva di questa istituzione non parlava più. Adesso ci si riprova, ma nel frattempo non mi pare che su questa Scuola ci sia stato alcun confronto. Messa così in fondo a un Decreto Legge con cui proprio non c’entra niente la sua istituzione sa più di regalo che di progetto. Ma magari mi è sfuggito qualcosa.
Claudio Maria Maffei