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La qualità dell’ambiente indoor come elemento portante della prevenzione primaria

di Domenica Taruscio

10 OTT -

Gentile direttore,
trascorriamo gran parte del nostro tempo di vita, di studio, di svago, di lavoro in ambienti indoor, eppure le conoscenze e le azioni per la prevenzione dei rischi per la salute per l’ambiente indoor sono ancora indietro.

Questo è stato l’argomento del convegno nazionale svoltosi giovedì 26 settembre al Senato della Repubblica su "Vivere e lavorare in ambienti salubri: aria indoor, materiali da costruzioni, arredi", organizzato dal Centro Studi KOS - Scienza Arte Società (https://studycentrekos.org/) su iniziativa del Senatore Orfeo Mazzella e con la partecipazione di esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, Università, Servizio Sanitario Nazionale, ISDE (Medici per l’Ambiente) e associazioni di pazienti e di cittadinanza.

Ecco, in sintesi, gli aspetti salienti messi in luce dall’incontro.

Le evidenze epidemiologiche mostrano sempre di più l’importanza della qualità degli ambienti indoor per la prevenzione primaria di patologie, non solo respiratorie (es. disturbi circolatori, neurocomportamentali) e per ridurre l'esposizione ad agenti infettivi, allergeni quali muffe e acari, agenti cancerogeni come la formaldeide e il radon, interferenti endocrini come gli ftalati. Infatti, ogni ambiente indoor - come i diversi locali della casa, la scuola, la palestra, l’ufficio, etc. - è un “ecosistema” complesso che presenta caratteristiche diverse che a sua volta condizionano la presenza di un ampio spettro di fattori di rischio biologici, fisici, chimici.

Una sfida importante per una efficace prevenzione è pertanto identificare griglie di caratteristiche e/o indicatori principali per valutare il grado di salubrità e che comprendono: i locali (aerazione, densità abitativa, umidità, interscambi con l’esterno), i materiali da costruzioni e gli arredi (ove sostanze pericolose possono essere presenti in vernici, tessuti, mobili…), attività e comportamenti (cottura, disinfezione o profumazione di ambienti, presenza di camini, ristrutturazioni…).

Accanto a questo è determinante considerare la differente vulnerabilità nell’ambito della popolazione umana. Una prevenzione mirata ad un ipotetico “cittadino medio”, maschio, adulto e in buona salute, offrirebbe una protezione insufficiente a fasce di popolazione particolarmente suscettibili a fattori di rischio quali agenti infettivi, allergeni, sostanze irritanti o con attività endocrina: bambini, anziani, nonché persone con patologie pregresse, come ad esempio chi soffre di asma. Va quindi data particolare attenzione a proteggere gli ambienti in cui questi gruppi di popolazione trascorrono molto tempo, ad esempio per i bambini, ovviamente, le scuole.

Il dibattito ha evidenziato la persistenza di incertezze scientifiche, in primo luogo l’insufficienza di dati epidemiologici italiani sui rischi per la salute associati agli ambienti indoor. Un’altra incertezza è la valutazione tossicologica di tante sostanze presenti in materiali e arredi: su queste si punta comunque l’attenzione del programma europeo REACH per la restrizione e sostituzione delle sostanze con effetti preoccupanti per la salute e/o l’ambiente, coordinato dall’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA, https://echa.europa.eu/it/). Accanto a ciò, occorre mettere a punto indicatori per valutare il potenziale rischio cumulativo causato dalla esposizione combinata a diverse sostanze e allergeni, in particolare per le esposizioni multiple compatibili con eventuali valori limite per i singoli inquinanti, anche in funzione del tempo di esposizione. Inoltre, il convegno ha evidenziato diversi temi di ricerca e sviluppo per la prevenzione o riduzione dei rischi e per ambienti indoor più salubri, che possono - e in realtà dovrebbero - coinvolgere anche i tecnici progettisti. Tra questi il contributo dell’intelligenza artificiale per valutare l'impatto di interventi in scenari complessi, anche attraverso la creazione e l’uso di virtual (digital) twins; la messa a punto di indicatori basati sulla biologia molecolare, in particolare per la sorveglianza del microbiota indoor; lo sviluppo e la diffusione di metodi per il filtraggio dell'aria applicabili agli ambienti di vita.

Mentre l’incremento delle conoscenze è importante per una più accurata analisi del rischio, le evidenze scientifiche indicano la possibilità e la necessità di cominciare ad agire qui e ora, attraverso un'alleanza fra istituzioni, esperti, cittadini e imprese per obiettivi definiti. La discussione ha messo in evidenza, fra gli altri, la possibilità di una certificazione di salubrità degli immobili, la sostituzione delle sostanze preoccupanti in accordo con la strategia del programma REACH, e soprattutto - qui e ora - il coinvolgimento dell’intera popolazione nell'adottare comportamenti che promuovono il ben-essere indoor. A tale scopo è fondamentale il libero accesso alla informazione: ne è un esempio la banca dati SCIP dell’ECHA contenente informazioni relative a sostanze preoccupanti in articoli o in oggetti complessi (prodotti), istituita a norma della direttiva quadro sui rifiuti (https://echa.europa.eu/it/scip).

In accordo con la nuova visione integrata della “One Health”, la prevenzione primaria deve abbracciare l’ambiente esterno, le filiere agroalimentari e l’insieme degli ambienti indoor.

Domenica Taruscio

Presidente del Centro Studi KOS – Scienze, Arte, Società

Gruppo di esperti che hanno contribuito:

Rino Agostiniani, Società Italiana di Pediatria

Fulvio Ananasso, co-coordinatore ASviS SDG 9, Presidente Stati Generali dell’Innovazione

Leonello Attias, Istituto Superiore di Sanità

Elena Bozzola, Società Italiana di Pediatria

Tiziana Catone, Istituto Superiore di Sanità

Sandra Frateiacci, presidente ALAMA-APS Associazione Liberi dall’Asma, dalle Malattie Allergiche, Atopiche, Respiratorie e Rare, vicepresidente FederaAsma e Allergie – Federazione Italiana Pazienti Odv

Paolo Lauriola, Referente scientifico della Rete Medici Sentinella per l'Ambiente di ISDE e FNOMCeO

Agostino Macrì, Unione Nazionale Consumatori

Raniero Maggini, Cittadinanzattiva

Alberto Mantovani, esperto ECHA, Centro Studi KOS – Science, Art, Society

Nicolina Mucci, Università degli studi di Roma “Foro italico”

Elvira Naselli, giornalista

Gaetano Settimo, Istituto Superiore di Sanità, Presidente della Società Italiana Indoor Air Quality

Giovanni Taruscio, Consulente e progettista in bioedilizia, Centro Studi KOS – Science, Art, Society



10 ottobre 2024
© Riproduzione riservata

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