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Il Servizio Sanitario delle diseguaglianze e delle iniquità

di Alessandro Giustini

06 NOV -

Gentile Direttore,
l’articolo di Quotidiano Sanità che sintetizza il Report del Pne di Agenas è la fotografia brutale di un Sistema Sanitario che oltre a non esser più per nulla nazionale è un insieme di modalità di lavoro diversificate, interpretazioni mutevoli di Decreti e Disposizioni, applicazioni di protocolli asservite ad interessi o possibilità locali persino tra Aziende diverse persino nella medesima Regione e prima di tutto tra Regioni diverse. E poi diffusa cecità, o piuttosto ipocrisia, che copre nei competenti e nei professionisti la clamorosa evidenza di questa tragica situazione.

La funzione di sviluppo operativo e gestionale delle Aziende e di governo e controllo sia interno che verso la collaborazione con il privato da parte delle Regioni sono miseramente fallite insieme al fallimento della efficientazione degli investimenti nazionali in relazione alle potenzialità ed ai bisogni locali che era la motivazione più plausibile della Autonomia data alle Regioni. Contemporaneamente fu cancellata la capacità di controllo democratico che le Comunità avevano sulle attività della Sanità rendendo totalmente oscuro il ruolo delle responsabilità. Mentre viceversa con il termine “Azienda” divenne evidente il meccanismo fondamentalmente mercantile che si voleva far crescere all’interno del Sistema.

L’unica cosa veramente e sempre più unitaria a livello nazionale oggi è oramai la diseguaglianza, accanto alla scomparsa delle gratuità ed aggiungerei della efficacia ed efficienza!

Ed è proprio un documento di Agenas (uno dei mega organismi nati a sostegno dello “sforzo” che Regioni ed Aziende avrebbero dovuto svolgere) che attesta questa drammatica situazione. In realtà anche negli anni passati questi dati del Pne avevano evidenziato diseguaglianze e gravissime distorsioni operative. Poi tutte le attenzioni venivano orientate sui “migliori ospedali” per distogliere dalla criticità del quadro nazionale.

E infine va rammentato che i migliori risultati non sono altro che risultati del tutto dovuti in relazione alla applicazione delle dotazioni e parametri delle varie disposizioni nazionali a partire dal DM 70 e delle indicazioni della evidenza scientifica in campo clinico. Dovuti per tutti gli ospedali e non solo per i “migliori” che più ci si avvicinano!

Di fronte a questi dati, come parimenti di fronte ai dati tragicomici del rispetto a livello nazionale dei LEA, non si intravede alcuna opinione o azione delle associazioni di Direttori sanitari e Generali che in sostanza ne sono gli autori responsabili: tanto i bonus vanno avanti ugualmente anche se la qualità dei risultati è come minimo molto molto discutibile!

Come non si manifesta alcuna riflessione critica da parte delle categorie mediche e professionali di coloro che sono direttamente coinvolti in queste attività e di questi “esiti”. Da esperti e competenti sul piano clinico ed anche organizzativo non posso pensare che non si rendano conto delle criticità e delle carenze dei risultati del proprio lavoro a prescindere dall’impegno profuso. Le responsabilità (e gli alibi) sono sempre facili da assegnare ad altri nelle Aziende e nelle Regioni : non ci danno le risorse etc. etc.

Non posso pensare che non vedano da tempo la inadeguatezza delle impostazioni del sistema rispetto alle nuove evidenze scientifiche ed epidemiologiche, alle innovazioni organizzative che potrebbero rivitalizzare il ruolo degli ospedali (offrendo ad es. anche soluzioni alle crescenti inappropriatezze negli accessi per tante patologie e nella domanda di prestazioni con conseguenti liste di attesa) e contemporaneamente offrire soluzioni ai problemi di continuità di cura nel territorio ed a domicilio dando ad es. un nuovo ruolo ai Medici di medicina Generale.

Non posso pensare che tutti questi operatori sul campo non vedano da un lato il ritardo abnorme della revisione del DM77 (un Comitato di tante decine di componenti che “lavora” da 2 anni ) e la vacuità contemporanea delle indicazioni (sempre di Agenas) su COT, Case ed ospedali di Comunità, assistenza domiciliare. Sicuramente invece possono vedere bene la massa di risorse del PNRR che vengono assorbite da queste iniziative di mattoni ed imbiancature di sepolcri .

Altri tempi (e molto migliori ) quando gli stessi medici e professionisti della sanità hanno lottato per costruire un Sistema Sanitario che rispondesse sia sul piano etico che clinico ai diritti dei Cittadini per la ottimale tutela della Salute.

I Sindacati lottavano in ogni modo per proposte concrete e chiare che partivano dal loro specifico campo di competenze e di impegno collegando a questo anche una naturale e doverosa prospettiva di riconoscimento economico che potesse compensare il lavoro ma anche il risultato per i Cittadini come “produttività” e parallelamente il rispetto della legge .

E tutte le forze politiche mostravano con forza quale era ritenuta l’importanza sociale e democratica di una buona sanità per tutti.

Se per ipotesi il Governo trovasse i soldi che vengono chiesti a gran voce oggi potremmo vedere tutti subito acquetarsi in nome della completa soluzione dei problemi del Servizio Sanitario nazionale: ma sappiamo molto bene neppure in quel caso avremmo salvato il Ssn.

Altri tempi. Ma anche altri Sindacati, altre forze politiche?
Unica cosa che è invariata sono i Diritti di tutti i Cittadini.

Alessandro Giustini



06 novembre 2024
© Riproduzione riservata

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