Psicologi, i 35 anni del Cnop
di Saverio Proia
18 FEB -
Gentile direttore,giustamente il Presidente del CNOP ricorda in un post su Facebook che oggi, 18 febbraio, sono 35 anni che è stata approvato la legge 56/1989 che ha disciplinato la professione psicologica istituendone gli specifici albi ed ordini.
Nella targa apposta nella nuova sede del CNOP sono impresse le parole del senatore Adriano Ossicini che è riuscito a far approvare la legge 56 attraverso un lungo periodo parlamentare durato vent’anni: “L’avventura parlamentare per una legge sull’ordinamento della professione psicologica ha una durata straordinaria, inizia subito la mia elezione al Parlamento nel giugno 1968 e si conclude il 18 febbraio 1989. Non mi pare ci siano state proposte di legge che consecutivamente abbiano occupato il Parlamento per sei legislature e 21 anni.
Da questa vicenda ho tratto l’insegnamento che l’importante è non essere immobili ma affrontare i problemi. Insegnamento che ero occupato a combattere il fascismo e il nazismo…”
Oltre senatore Adriano Ossicini è stato medico, docente universitario, politico e partigiano italiano, Ministro per la famiglia e la solidarietà sociale nel Governo Dini dal 17 gennaio 1995 al 17 maggio 1996.
Fu certamente la prima legge istitutiva di una nuova professione sanitaria dopo la ricostituzione di quello dei medici e l’istituzione dei collegi IPASVI, Ostetriche e TSRM, purtroppo il record dei 21 anni della legge Ossicini è stato superato dall’iter legislativo, durato più di 32 anni della evoluzione da collegi ad ordini delle professioni di infermiere, assistente sanitario, ostetrica e TSRM e la istituzione di nuovi albi nella mega Ordine TSRM.PSTRP per le 17 professioni che ne erano priva
Commenta il Presidente Lazzari che “Quel seme, dopo oltre 35 anni, è sicuramente migliorabile ma ha dato molti frutti ed ha contribuito ad una nuova stagione sui bisogni psicologici, un terreno sul quale c’è ancora tanto da fare…”; le recenti elezioni per il rinnovamento degli organismi degli ordini regionali della professione sanitaria di psicologo, con una partecipazione degli aventi diritto molto partecipata costituisce la premessa fondamentale perché questo si realizzi in una clima di partecipazione e di condivisione rinnovato all’interno dell’insieme delle psicologhe e degli psicologi.
Quote di genereL’ordine delle psicologhe e degli psicologi è un ordine al femminile: su 141.000 iscritti al CNOP (l’ordine degli psicologi è numericamente il terzo dopo quelli degli infermieri e dei medici tra le professioni sanitarie) la minoranza maschile si attesta a 23.000 iscritti numeri che necessitano di norme protezionistiche per la sua tutela… a guisa di modelli scandinavi…
Per questa motivazione, per la prima volta in Italia invece il Ministero della Salute invece delle solite quote rosa ha indicato che siano previste a quote per il genere meno rappresentato riservate sia agli psicologi uomini che alle psicologhe e agli psicologi sotto i 45 anni che ne consegue che devono essere espresse almeno il 20% delle preferenze per il genere meno rappresentato tra i candidati a pena di nullità della scheda.
È l’esatto contrario di quello che avviene in altre, moltissime realtà ove di norma sono le professioniste donne a dovere essere tutelate, evento che non è stato giudicato negativamente dalla attuale dirigenza maschile della professione, tutt’altro anzi è considerato il vero discontinuo valore aggiunto.
Dalle retrovie alla prima filaLa professione di psicologo è stata tra quelle protagoniste sia nel varo e nell’attuazione delle leggi che hanno anticipato la legge di riforma sanitaria (leggi 180, 405, 194 ecc.) ma anche della stessa legge 833/78…poi vennero gli anni bui delle riforme della riforma, dell’aziendalizzazione, dei tagli alla spesa sanitaria, del blocco delle assunzioni e la componente della psicologia veniva sempre più erosa basti pensare che all’inizio della realizzazione delle UU.SS.LL. la presenza delle psicologhe e degli psicologi era di 15.000 unità ed oggi ridotta a poco più di un terzo.
Poi venne la tragedia del COVID19 e si riscoprì l’importanza e la centralità strategica della definizione di salute che non è solo assenza di malattia bensì benessere biopsicosociale: la parte “psico” del benessere divenne una richiesta di intervento corale iniziando dagli stessi infermieri e medici in prima linea nella lotta al COVID che richiedevano la necessità di un intervento delle psicologhe e degli psicologi per riprendersi dinanzi ai gravi fatti dell’epidemia che dovevano affrontare senza una preparazione di fronte ad eventi così catastrofici.
Poi il bisogno di un intervento psicologico si estese all’insieme della popolazione che sempre più richiedeva un impegno del SSN per il contrasto al disagio e malessere psicologico e la conseguente promozione di iniziative a tutela o al ripristino del benessere psicologico…fino a diventare, addirittura centrale nelle lotte studentesche la richiesta dello psicologo nelle scuole. Il post COVID fu tutt’altro che riparatore: la tragedia della guerra di nuovo nel Vecchio Continente, le questioni ambientali, la crisi economica mai risolta aumentò e aumenta il disagio psicologico specie da parte delle nuove generazioni con aumenti di: suicidi, specie negli istituti di pena, isolamento in casa per effetto della sindrome dell’Hikikomori, diffusione del bullismo e violenza fine a sé stessa, consumo di psicofarmaci ma anche di sostanze stupefacenti…
Il tutto è diverso dalla somma delle sue partiDa qui lo riscoprire da parte delle istituzioni della necessità irrinunciabile dell’intervento sanitario della psicologia per ripristinare per quanto possibile un livello accettabile di benessere psicologico individuale e collettivo per ricomporre l’insieme del benessere biopsicosociale per dirla secondo la teoria della psicologia della Gestalt “il tutto è superiore alla somma delle singole parti” il che riportato all’organizzazione del lavoro nel SSN: l’atto sanitario a tutela della salute umana non è la somma dell’intervento medico, infermieristico, riabilitativo, psicologico ecc. ma la loro sintesi armonica e funzionale nell’insieme del processo di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione ognuno con la pari dignità ma con la medesima interdipendenza con l’altro: una organizzazione professionale del lavoro sanitario che è allo stesso tempo plurale ma unitaria.
E venne l’epoca degli aumenti degli organici di psicologhe e psicologi , delle leggi sul bonus psicologico, sullo psicologo nelle scuole e nelle università, sullo psicologo di cure primarie, nell’emergenza e nelle catastrofi…si incomincia, lentamente, a comprendere che la spesa per la sanità, compresa quella per la psicologia, non è un costo bensì un investimento essendo la salute umana la premessa indispensabile per la salute economica, sociale e politica dello Stato come della Nazione cioè del Paese intero.
Saverio Proia
18 febbraio 2025
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