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Riduzione di orario Mmg per maternità e genitorialità

di Martina Ferrata

19 FEB -

Gentile Direttore,
Io vorrei fare il medico di famiglia ovvero “di medicina generale”. Ho studiato tanto, prima come formazione ospedaliera in medicina interna e con interesse per la ricerca specialistica in ambito oncologico/endocrinologico. Ho cercato di fare esperienza di quello che mi è successo nella vita e in quella dei miei cari. Ho vissuto e imparato con passione, allargato i miei orizzonti, imparando le lingue, il rispetto delle culture e delle tradizioni altrui.

Ho avuto pazienti ricchissimi, con guardia del corpo, e fatto ambulatorio nelle cucine popolari. Vivo ogni esperienza personale come un modo per capire quello che succede ai pazienti. Cerco di applicare quello che mi diceva mio nonno “solus medicus solus asinus”.
Penso che davanti alla malattia e nella voglia di stare bene ed essere felici e in salute, siamo tutti uguali.
Ho imparato a relazionarmi con empatia con giovani, anziani e persino (un po’!) con gli adolescenti.

Durante il covid ho avuto un ambulatorio fino a 1500 pazienti acquisiti in circa 5-6 mesi durante la scuola in medicina generale, con una bimba piccola e poi una gravidanza che per un lavoratore dipendente sarebbe stata “a rischio“. In quell’anno ho lavorato fino all’ottavo mese e facevo le domiciliari con la pancia e il computer su e giù per le scale. Ad un certo punto uno studente di medicina si è offerto di accompagnarmi due settimane per aiutarmi con lo zaino perché avevo sempre il fiatone e la borsa frigo dei vaccini. Non ho guadagnato molto in quell’anno…Mi hanno fatto anche la multa e mandato il carro attrezzi perché nonostante le frecce lampeggianti i vigili non hanno avvalorato il mio parcheggio sotto la casa di un paziente oncologico al 7 mese di gravidanza. Ho subito minacce verbali (come tutti quelli che fanno il medico di famiglia…e mi è andata bene!)


Mi domando: in una professione sempre più femminile perché non c’è la possibilità di esercitare il part-time?
A me questo mestiere nonostante tutto piace. Ma in questo momento della mia vita non posso mancare da casa tutti i giorni dalle 8 alle 19 o più.

Avrei una collega (pure mamma) con cui dividere il lavoro. Anche lei internista e MMG. Invece abbiamo rinunciato entrambe all’idea di aprire un ambulatorio. 1500 o peggio 1800 pazienti sono troppi per noi da sole in questo periodo di vita. Però potremmo farcela in due.
Non si capisce perché l’Italia non permetta ai lavoratori libero professionisti con funzioni pubbliche di scegliere un part-time a fronte di un minor guadagno. Sono quindi costretta a non seguire la mia vocazione professionale e a non mettermi a servizio della comunità che mi ha fatto studiare.
Mi sembra un grande peccato per me e per tutti i concittadini che hanno bisogno di un medico di famiglia e hanno creduto in me.
mi chiedo: a queste condizioni di orario quanti specialisti in medicina generale hanno rinunciato ad aprire un ambulatorio? tra l’altro quante donne?

Dr. Martina Ferrata
Medico specialista in medicina interna e medicina generale
Iscritta all’ordine dei medici di Padova



19 febbraio 2025
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