Gentile Direttore,
la Medicina Interna si trova oggi ad affrontare un momento di profonda trasformazione, accelerato da cambiamenti demografici, l’innovazione tecnologica e l’impatto di pandemie e patologie croniche sempre più diffuse. Questi mutamenti richiedono una revisione delle modalità di presa in carico del paziente, una riflessione sull’organizzazione dei percorsi assistenziali e una maggiore integrazione tra ospedale e territorio.
Il 2025 si prospetta come un anno decisivo per affrontare il crescente peso delle malattie croniche, alimentato dall’invecchiamento della popolazione. Gli internisti, per definizione specialisti nella gestione dei pazienti complessi e polipatologici, saranno chiamati a fornire risposte concrete per migliorare la qualità di vita dei pazienti e, allo stesso tempo, garantire la sostenibilità del sistema. La sfida sarà sviluppare modelli assistenziali in grado di promuovere la personalizzazione delle cure, attraverso una valutazione globale e multidimensionale del paziente.
L’avvento della telemedicina, l’utilizzo dei big data e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il modo di fare medicina. Tuttavia, affinché queste innovazioni siano davvero efficaci, è necessario che vengano integrate nel percorso di cura in modo sistematico e omogeneo. Come FADOI, riteniamo indispensabile formare i medici internisti affinché possano sfruttare al meglio questi strumenti, senza mai perdere di vista l’aspetto umano della relazione medico-paziente.
La carenza di medici internisti e l’aumento del carico di lavoro rischiano di compromettere la qualità delle cure offerte. Serve un’azione decisa da parte delle istituzioni per investire nella formazione e nell’assunzione di nuovi professionisti, oltre a una maggiore valorizzazione del ruolo degli internisti all’interno del sistema sanitario. È altresì urgente ripensare i modelli organizzativi, migliorando la gestione del tempo e delle risorse per garantire un’assistenza efficace e tempestiva.
E in questo quadro le Medicine interne hanno assistito durante la pandemia il 70% dei pazienti Covid, trasformandosi soprattutto durante le prime terribili ondate in veri e propri reparti di sub-intensiva. Purtroppo, i reparti di Medicina Interna, che garantiscono una elevata intensità̀ di cura, vengono ancora definiti dal Ministero con il codice 26-Medicina generale, con una dotazione di personale e posti letto che è quella di un basso livello di cura. In tal senso, è fondamentale la ri-definizione del codice 26 Medicina Generale come Medicina Interna e la trasformazione della Medicina Interna da disciplina a ‘bassa’ a ‘media intensità di cura’, ridefinendo gli standard per il personale sanitario ancora vincolati dal vecchio DM 109/1988 Donat Cattin.
In quest’ottica chiediamo anche di specificare la visita internistica nell’elenco dei Livelli essenziali di assistenza della specialistica ambulatoriale. In alcuni tariffari regionali vi è un codice ad hoc che invece non è presente nel tariffario nazionale appena aggiornato. Un vulnus che va colmato al più presto.
Un’altra sfida cruciale sarà quella di favorire un’integrazione sempre più stretta tra ospedale e territorio. La pandemia ci ha insegnato quanto sia fondamentale un approccio sinergico e coordinato per gestire le emergenze sanitarie e fornire cure appropriate ai pazienti fragili. Gli internisti, grazie alla loro visione globale e trasversale, possono rappresentare il fulcro di questa integrazione, collaborando con i medici di famiglia, i servizi territoriali e gli specialisti per costruire percorsi assistenziali realmente centrati sui bisogni del paziente.
Infine, la ricerca clinica rappresenta una priorità per il futuro della Medicina Interna. Come FADOI, continuiamo a promuovere studi multicentrici di alta qualità, coinvolgendo la rete degli ospedali italiani, per generare evidenze scientifiche utili a migliorare la pratica clinica. Investire nella ricerca non significa solo produrre nuove conoscenze, ma anche valorizzare le competenze degli internisti e garantire una medicina sempre più basata sull’evidenza. In questo senso per è fondamentale aprire le maglie della ricerca osservazionale retrospettiva che rimane la ‘Cenerentola’ della ricerca perché vincolata da enormi problemi burocratici di privacy. Come del resto fatto dall’Aifa per la ricerca osservazionale sui farmaci, il Ministero o Agenas potrebbero fornire per esempio indicazioni operative in questo ambito e ‘liberare’ questa preziosa attività di ricerca.
In conclusione, il 2025 rappresenta un anno chiave per affrontare le grandi sfide che attendono la Medicina Interna e, più in generale, il nostro sistema sanitario. Come FADOI, siamo pronti a fare la nostra parte, collaborando con le istituzioni e tutti gli attori del sistema per costruire un futuro in cui i bisogni dei pazienti siano sempre al centro. E per questo rinnoviamo la nostra proposta di dare al via ad un’indagine conoscitiva parlamentare sullo status e le prospettive della medicina interna.