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Superare le criticità della ricerca: una riforma necessaria per garantire equità e sviluppo 

di Luca Nocilla

11 MAR - Gentile Direttore,
la ricerca scientifica rappresenta uno dei pilastri fondamentali per il progresso di una società, ma in Italia si trova intrappolata in un sistema che ne ostacola la crescita. Limitazioni economiche, discrezionalità amministrativa e mancanza di tutele sono solo alcune delle problematiche che affliggono i ricercatori, costringendoli a operare in condizioni di precarietà e con prospettive di carriera incerte.

A fronte di queste criticità, emerge la necessità di una riforma strutturale che garantisca equità, riconoscimento del merito e sostenibilità economica per chi dedica la propria vita all’innovazione e alla conoscenza.

Un sistema bloccato tra limiti economici e discrezionalità
Uno degli ostacoli principali è rappresentato dal limite finanziario imposto per la crescita retributiva dei ricercatori, fissato al 22% del monte salari. Questo vincolo genera un controllo rigido delle risorse, impedendo una progressione naturale delle carriere e disincentivando il merito. Il sistema, invece di valorizzare il contributo individuale, decide arbitrariamente chi far avanzare, favorendo meccanismi opachi di selezione.

Parallelamente, la discrezionalità nell’assegnazione dei fondi accentua questa disparità, trasformando le risorse economiche in strumenti di controllo piuttosto che di sviluppo. In questo contesto, la ricerca rischia di essere subordinata a logiche di potere piuttosto che alla qualità del lavoro prodotto.

Il mancato riconoscimento del merito e della progressione automatica
L’assenza di un avanzamento automatico della carriera dei ricercatori penalizza chi investe anni nel proprio percorso professionale. Questo meccanismo premia spesso chi è ben inserito nelle dinamiche di potere piuttosto che chi dimostra reale competenza e dedizione. Il risultato è un sistema che ostacola la crescita professionale e scoraggia l’investimento di lungo termine nella ricerca.

Disparità tra settori e la necessità di un’equiparazione
Un altro nodo cruciale è rappresentato dalla disparità tra i ricercatori e altre categorie professionali similari. Mentre in altri settori esistono percorsi di crescita chiari e tutelati, nel mondo della ricerca queste garanzie spesso mancano. Questo divario non è solo una questione salariale, ma riflette una mancata considerazione della ricerca come elemento essenziale per la crescita del Paese.

Il precariato come freno allo sviluppo
L’instabilità lavorativa dei ricercatori rappresenta una delle problematiche più gravi. La precarietà impedisce la costruzione di un percorso di crescita solido, spingendo molti talenti a cercare opportunità all’estero. Questo non solo impoverisce il sistema nazionale, ma mina anche la competitività del nostro Paese a livello internazionale.

Indennità, formazione e valorizzazione del lavoro
Un sistema che non prevede indennità per il lavoro straordinario e che investe poco nella formazione continua non può garantire una ricerca di qualità. Il mancato riconoscimento dell’impegno e della specializzazione blocca l’evoluzione della ricerca, lasciando i lavoratori in una condizione di stagnazione professionale.

Mancanza di coinvolgimento e stagnazione salariale
Un ulteriore problema è la scarsa voce in capitolo dei ricercatori nelle decisioni strategiche. Se chi opera sul campo non viene coinvolto nella definizione delle politiche di settore, il rischio è quello di una ricerca condizionata da scelte calate dall’alto, spesso lontane dalle reali necessità della comunità scientifica.

Inoltre, l’assenza di un meccanismo di adeguamento salariale automatico evidenzia la tendenza del sistema a mantenere uno status quo che premia chi già detiene posizioni di controllo, a discapito di chi contribuisce attivamente all’innovazione.

Verso una riforma equa e sostenibile
Per superare queste criticità è necessario adottare misure strutturali che garantiscano equità e trasparenza. Tra le soluzioni possibili:
- Un meccanismo di progressione retributiva automatica, basato su criteri di merito oggettivi e non sulla discrezionalità amministrativa.
- Un’equiparazione tra comparti, per garantire pari diritti ai ricercatori rispetto ad altre categorie professionali.
- Maggiore tutela contrattuale, per ridurre il precariato e offrire stabilità a chi lavora nella ricerca.
- Più investimenti in formazione e indennità per il lavoro straordinario, per valorizzare l’impegno e la specializzazione.
- Un maggiore coinvolgimento dei ricercatori nelle decisioni strategiche, per evitare che le scelte politiche siano scollegate dalla realtà del settore.

Solo con una riforma organica e strutturata sarà possibile garantire un futuro alla ricerca italiana, valorizzando il talento e permettendo a chi lavora nel settore di operare in condizioni adeguate. La scienza e l’innovazione non possono essere lasciate in balia di vincoli economici e logiche di potere: è tempo di un cambiamento concreto.

Dott. Luca Nocilla
TSLB - Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico IZS TORINO

11 marzo 2025
© Riproduzione riservata

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