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Attuazione della Legge 251/2000, un necessario passo per il futuro delle professioni sanitarie

di Grazio Gioacchino Carchia

21 MAR - Gentile Direttore,
la piena attuazione della Legge 251/2000 rappresenta un nodo cruciale per il riconoscimento e la valorizzazione delle professioni sanitarie all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Nonostante siano passati oltre vent’anni dalla sua approvazione, molte regioni italiane continuano a mostrare ritardi nell’implementazione di una dirigenza specifica per le diverse aree professionali sanitarie, penalizzando così la qualità dell’assistenza e la governance dei servizi sanitari.

La Legge 251/2000 prevede l’istituzione di una dirigenza specifica per le professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. Tuttavia, in molte realtà, questa disposizione viene attuata in modo parziale o distorto, con la creazione di un’unica figura dirigenziale che accorpa tutte le professioni sanitarie sotto un unico coordinamento. Questo non solo contravviene alla normativa, ma limita l’efficacia della gestione delle diverse competenze professionali.

Ogni Azienda Sanitaria dovrebbe invece prevedere un numero adeguato di dirigenti per ciascuna area professionale, garantendo così una gestione più efficace delle risorse umane, un’organizzazione più funzionale e un miglioramento della qualità assistenziale. L’implementazione di strutture come i Dipartimenti delle Professioni Sanitarie, già adottati con successo in alcune regioni, rappresenta un modello virtuoso da estendere su tutto il territorio nazionale.

Un altro punto cruciale riguarda l’introduzione della flat tax per le professioni sanitarie. Attualmente, la proposta prevede un’applicazione indiscriminata a tutte le professioni sanitarie, senza una distinzione tra chi opera esclusivamente nel Servizio Sanitario Nazionale e chi svolge attività libero-professionale. Questa scelta potrebbe creare disparità e inefficienze, favorendo alcune categorie a discapito di altre.

Sarebbe opportuno introdurre correttivi che tengano conto delle specificità delle diverse professioni, garantendo un’equa distribuzione del beneficio fiscale. In particolare, bisognerebbe valutare l’inclusione di una flat tax dedicata anche ai professionisti sanitari che operano nelle strutture di ricerca, come gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS) e gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), assicurando così una valorizzazione del ruolo della ricerca nel sistema sanitario nazionale.

Affinché il Servizio Sanitario Nazionale possa garantire un’assistenza di qualità, è fondamentale che tutte le regioni recepiscano e applichino in maniera uniforme le disposizioni della Legge 251/2000, assicurando una dirigenza articolata e specifica per ogni professione sanitaria. Allo stesso modo, l’introduzione di una flat tax più mirata permetterebbe di valorizzare equamente il contributo di tutti i professionisti, evitando squilibri e garantendo un sistema più equo e sostenibile.

L’attuazione di queste misure non rappresenta solo un atto di giustizia nei confronti delle professioni sanitarie, ma un investimento per il miglioramento della sanità pubblica e della qualità dell’assistenza per tutti i cittadini.

Grazio Gioacchino Carchia
TSLB Tecnico Sanitario Di Laboratorio Medico
Fondatore del Gruppo PSU Professioni Sanitarie Unite

21 marzo 2025
© Riproduzione riservata

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