Gentile Direttore,
tra i tanti problemi che affliggono il SSN ce n’è uno che sta diventando prorompente e che rischia di stravolgere l’organizzazione assistenziale: una progressiva “clinicizzazione” (ma diremmo colonizzazione) da parte dell’Università nelle Aziende sanitarie che sfugge alle regole stabilite dai CCNL e dalle norme, trasformandole in veri e propri luoghi di potere. Per la Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN la questione è ormai diventata urgente e va affrontata subito, sin dal prossimo contratto collettivo nazionale, per trovare soluzioni sia allo storico problema dell’inquadramento contrattuale, finora disatteso, dei medici e dirigenti sanitari che lavorano da anni nei Policlinici Universitari, sia per definire criteri equi di assegnazione degli incarichi gestionali e professionali.
Le facoltà di Medicina e gli Ospedali rappresentano, oggi, in Italia, due sistemi estranei l'uno all'altro, veri “separati in casa”, in una condizione che rende teso il rapporto e difficile la collaborazione tra i professionisti, in cui le Università la fanno da padrone per la mancanza di protocolli condivisi. L’utilizzo della didattica, come metodo sistematico per l’accesso alla direzione delle strutture assistenziali, viene vissuto come un elemento prevaricatore nei confronti del personale ospedaliero e non consente il corretto rapporto di integrazione. Il fondamento di tale situazione sta nel mancato rispetto delle norme che stabiliscono confini e condizioni della presenza universitaria entro le strutture del Servizio sanitario (DLgs 517/99 e L240/2010). L'istituzione delle Aziende Ospedaliere Universitarie prevista dal D.Lgs. 517/1999, avrebbe dovuto superare il dualismo storico esistente tra Policlinici Universitari e Aziende.
Tuttavia, tale risultato non è stato raggiunto soprattutto per un'applicazione disomogenea delle norme in materia, molto spesso condizionata dall'organizzazione a livello locale. Da un’indagine del Ministero della Salute sul grado di integrazione raggiunto, relativamente ai protocolli siglati dalle regioni, rileva che "le norme contenute nei protocolli d'intesa risultano particolarmente astratte e generali, senza ricadute immediate dal punto di vista operativo. Solamente in rari casi vengono date delle indicazioni concrete in merito all'organizzazione delle AOU, mentre viene dato largo spazio a concetti generali ripresi soprattutto dalla normativa nazionale, nessun protocollo presenta novità di particolare rilievo rispetto a quanto disciplinato dal legislatore statale". L'indagine sottolinea che tali norme, già astratte e generiche, sono per lo più accompagnate da rimandi ad ulteriori protocolli attuativi, all'atto aziendale o ad altri accordi in ambito regionale e locale. Dobbiamo precisare che, nel rispetto della norma della legge 240/2010 (articolo 6, comma 13), in realtà sarebbe prevista la predisposizione di uno schema-tipo di convenzione volto a definire i rapporti tra università e regioni in materia di attività integrate di didattica, ricerca e assistenza. In particolare, sono state individuate per le AOU: la partecipazione dell’università alla programmazione sanitaria regionale, l’assetto organizzativo, il finanziamento delle attività, le modalità di integrazione e soprattutto la regolamentazione dei rapporti tra personale ospedaliero e universitario, ma la norma, neanche a dirlo, non risulta ancora attuata, rimane disapplicata sul territorio nazionale.
L’assenza, nella gran parte delle aziende, degli Atti Aziendali, che dovrebbero disciplinare e definire la struttura organizzativa, regolare la gestione delle risorse, valutare e monitorare la performance aziendale, ha consentito alle Direzioni di proporre modifiche organizzative “a stralcio” dell’Atto Aziendale, adattandolo, di volta in volta, ad esigenze che sembrano rispondere più a necessità clientelari che assistenziali. In mancanza di regole, i protocolli consentono alle Università di andare oltre i limiti della loro presenza nel SSN procedendo, con i continui stralci degli Atti Aziendali, alla conquista delle Direzioni delle strutture ospedaliere semplici e complesse. Gli esempi non mancano. In Puglia la Regione ha deciso di allargare il polo formativo con nuove convenzioni (oltre a quelle già esistenti con le 2 AOU di Bari e Foggia e i 2 IRCCS) con l’Università di Bari e del Salento alle Asl di Taranto e Lecce (per il momento!). La ASL di Lecce continua, imperterrita, anziché bandire concorsi, ad assegnare a docenti in convenzione la direzione di strutture complesse ospedaliere: Cardiochirurgia, Microbiologia, Gastroenterologia, Oncologia (quest’ultima come “doppione” di una identica SC a conduzione ospedaliera, già esistente, oggetto di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica).
Analoga situazione alla ASL di Taranto, dove i direttori ospedalieri posti in quiescenza vengono sostituiti da docenti in convenzione. All’AOU di Bari si va oltre: lo stesso DLgs 517/99(che regola i rapporti tra SSN e Università) prevede, all’art.1,comma 2, lett d), che i Protocolli d’Intesa Università-Regione debbano “indicare i parametri per l'individuazione delle attività e delle strutture assistenziali complesse, funzionali alle esigenze di didattica e di ricerca dei corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia”. Invece, con una recente DDG (la 471 del 07/05/2025), contestata dalle OO.SS Area Sanità, ha ritenuto di dover concordare con la Scuola di Medicina anche gli incarichi dirigenziali diversi dalle Direzioni di Strutture Complesse (UOSD, UOS, Altissima Professionalità etc.), limitandosi ad inviare un’informativa alle OO.SS. ospedaliere, successiva alla approvazione, eludendo quanto previsto all’art 6 del CCNL 19-21(confronto aziendale).
E così, attualmente, all’AOU Policlinico di Bari, a fronte di circa 800 dirigenti medici e sanitari ospedalieri e 200 universitari,su 79 SC ben 71 sono a conduzione universitaria; delle 117 SS ben 89 sono a conduzione universitaria! Sono proprio tutte indispensabili per la ricerca e la didattica? Si consideri che il docente universitario viene inviato in convenzione senza che l’AOU possa eccepire sulla necessità assistenziale della disciplina di assegnazione della convenzione e che l’attribuzione dell’incarico di Direttore/Responsabile è regolato unicamente dal profilo giuridico del docente (professore,ricercatore) mentre è prevista una selezione concorsuale per il dirigente medico e sanitario ospedaliero, con tanto di commissione, colloquio, punteggio e graduatoria.
Inoltre, in relazione all’ALPI, si segnala che alcuni Direttori universitari di SC hanno optato per la non esclusività di rapporto e continuano a mantenere la direzione di SC, contravvenendo al Regolamento Regionale del 3 dicembre 2013, n 24 della Regione Puglia, tuttora vigente, che impone ai Direttori di Sc l’esclusività di rapporto per tutta la durata dell’incarico. In altre regioni, in virtù della L189/2012, si è, inopinatamente, concesso tout court di optare per l’extramoenia e mantenere la direzione di SC, con buona pace delle garanzie assistenziali legate alla presenza in servizio. Infatti, si tenga conto che, per norma stabilita dalla stessa amministrazione universitaria, i docenti in non esclusività di rapporto vengono posti automaticamente a tempo definito, per cui il loro impegno orario settimanale passa da 22 a 12 ore. Trattandosi, come su riportato, di personale con incarichi, per la gran parte, di tipo apicale, si determina, a nostro parere, una negativa ripercussione sulle attività assistenziali istituzionali. Nessuno mette in discussione la necessità di una effettiva indispensabile integrazione tra università e ospedale per il patrimonio di competenze professionali, didattica e ricerca del mondo accademico. Tuttavia, poiché il fine ultimo della didattica e della ricerca non può che essere il miglioramento dell’assistenza, è necessario stabilire regole che non possono essere decise da Protocolli d’Intesa da cui sia esclusa una rappresentanza sindacale della componente ospedaliera (che è prevista solo in poche Regioni). Il problema è ormai cronico, va risolto, non possiamo più permettere che venga gestito esclusivamente nelle stanze delle Università, serve un intervento urgente a tutela dei diritti di carriera e dignità professionale del personale ospedaliero, e dei non pochi docenti in convenzione che svolgono il compito istituzionale con abnegazione ed impegno ben oltre quello previsto ma che non rientrano nella lobby, e a garanzia dell’assistenza dei cittadini.
Antonio Mazzarella