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La relazione medico-paziente tra ignoranza, credenza, immaginazione, conoscenza, competenza e intelligenza artificiale generativa

di Franco Cosmi

10 GIU - Gentile Direttore
sia l’ISTAT che il CENSIS nel rapporto 2024 sottolineano la realtà di una popolazione con un diffuso analfabetismo funzionale e di un sistema scolastico definito, con una frase probabilmente troppo dura, “La fabbrica dell’ignoranza”, in un mondo dove uno tsunami di informazioni avrebbe bisogno di un attento e quotidiano fact-checking per notizie distorte o francamente false, ma dove ignoranza (nel senso di non conoscenza) e competenza vengono posti allo stesso livello. Sebbene il numero di analfabeti sia crollato e tutti, in qualche misura, siamo passati per i banchi di scuola, per leggere, scrivere e far di conto, il grado di comprensione e conoscenza è tale da non consentire scelte consapevoli. Primeggia l’analfabetismo scientifico e statistico.

“L’ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza” scriveva Charles Darwin ne “L’origine dell’uomo”. In sostanza, quando le persone non hanno competenze, non solo arrivano a conclusioni errate, ma non hanno nemmeno la capacità di riconoscere i propri errori e sono quindi vittime dell’effetto Dunning-Kruger, ben noto agli psicologi. L’analfabetismo funzionale potrebbe rendere difficile anche la comprensione dell’intelligenza artificiale generativa che dovrebbe migliorare la competenza sanitaria dei pazienti.

Nel campo della salute, quando prevale l’ignoranza, non si distingue tra credenza, conoscenza, competenza, intelligenza e immaginazione. Non è ben chiaro il concetto che per credere si può anche essere ignoranti ma per essere competenti bisogna anche conoscere. La competenza e la conoscenza vengono confuse con l’informazione. Lo stesso termine di competenza viene usurpato da chi crede solo di esserlo, senza la dovuta conoscenza che ha bisogno della “sensata esperienza” e “necessarie dimostrazioni” di galileiana memoria. La conoscenza senza evidenza non è scienza ma un’altra cosa: ideologia, cultura, politica, arte.



Succede allora che l’ignorante senza metodo che usufruisce di continue informazioni si costruisce delle credenze personali che gli servono per fare delle scelte, basate su scommesse senza dati oggettivi di probabilità. In effetti almeno un terzo delle scelte di salute sono delle scommesse basate sull’incertezza, un terzo ha solide evidenze scientifiche ed un terzo si basa su consigli degli esperti con dubbie o deboli prove di efficacia. Questo scenario già difficile di per sé è ulteriormente complicato dalla inesauribile espansione tecnologica che insieme a indubbi miglioramenti porta allettanti illusioni che alimentano credenza, ignoranza e immaginazione a scapito della conoscenza e competenza.

“L’uno vale uno” determina scommesse soggettive che possono andare bene in un sistema di mercato dove gli interventi sulla salute vengono considerati un bene di consumo ma non in un Servizio Sanitario Nazionale dove qualsiasi intervento deve essere considerato uno strumento di salute che ha bisogno di una medicina preventiva centrata su corretti stili di vita ed una curativa che ha bisogno di appropriatezza.

Ne consegue che credenza, ignoranza, immaginazione, conoscenza, competenza e intelligenza artificiale, devono essere governate nell’ambito di una forte relazione medico-paziente che hanno nella scelta condivisa la soluzione ottimale di problemi altrimenti conflittuali, in una medicina che è passata dai bisogni di salute ai desideri e si avvia a spron battuto verso l’immaginazione. Questo ha bisogno di fiducia ed empatia di entrambi i protagonisti: paziente e medico.

L’obsoleto consenso informato proposto dal medico e l’aspettativa soggettiva del paziente possono trovare un punto di incontro solo in una scelta in cui convergono metodo scientifico dello scienziato, conoscenza e competenza del medico, progetto di vita e di salute del paziente, possibilità assistenziali del Servizio Sanitario Nazionale, intelligenza artificiale generativa come valore conoscitivo aggiunto, per una medicina buona e non solo sicura, che risponda alle immutabili domande: “questa terapia, quanto fa bene, quanto fa male, quanto è inutile?”.

Franco Cosmi
Medico Cardiologo, Perugia

10 giugno 2025
© Riproduzione riservata

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